RICICLAGGIO DELLE BATTERIE


È italiano il brevetto per il riciclo delle batterie al litio; lo studio iniziato nel 2014 dal Cnr e da Cobat è a un soffio dall’obiettivo: recuperare le batterie usate per smartphone e auto elettriche sarà a breve realtà.

Cinque anni dopo l’inizio della sperimentazione, alla domanda “come smaltiremo le batterie
esauste?” c’è una possibile risposta, tutta italiana.
Ad aver accolto questa sfida sono stati infatti l’Iccom, l’Istituto di chimica dei composti
organometallici del Cnr, e Cobat, Consorzio nazionale per la raccolta e il riciclo. L’obiettivo è
trovare una tecnologia affidabile ed ecosostenibile per il trattamento di questa ormai diffusissima
tipologia di batterie, presente nei dispositivi di elettronica portatile e nelle auto elettriche.
Se si vuole rendere davvero sostenibile la mobilità, sono almeno due le condizioni necessarie da
soddisfare: che la produzione di energia per la ricarica provenga da fonti rinnovabili e che si pensi
seriamente al destino delle batterie, in particolare del litio, del nichel, del cobalto e del manganese
che le compongono

Come vengono riciclate le batterie al litio odiernamente e in cosa differisce il nuovo trattamento?

Oggi, per riciclare il litio, si sfrutta la pirolisi: un
processo ad alta temperatura che scioglie i
diversi metalli permettendone il recupero.
L’effetto collaterale sono i gas tossici emessi.

Il sistema del Cnr prevede invece il
trattamento delle componenti della cosiddetta
“black mass” (la parte elettro-chimicamente
attiva degli accumulatori) a bassa
temperatura. Cala dunque l’impatto
ambientale del processo che consente di
separare tutti gli elementi della batteria e di
recuperare i metalli attivi mediante attacchi
acidi, separandoli attraverso precipitazioni ed
estrazioni selettive.

Risparmio economico, un’occasione per l’ambiente

Secondo le stime degli studiosi del Cnr Iccom, riciclare oggi le batterie usate costa dai 4 ai 6 mila
euro alla tonnellata; in parole povere, con il costo attuale delle materie prime, il riciclo non è
economicamente sostenibile.
Con il nuovo trattamento si ipotizzano cifre decisamente più basse, nell’ordine dei mille euro a
tonnellata; se questa cifra è raggiungibile grazie al procedimento Made in Italy lo scopriremo solo
quando verrà realizzato il progetto pilota per la verifica delle possibilità della sua
industrializzazione; sembra che un possibile partner industriale venga comunicato a breve.

“Vogliamo dare una risposta oggi alla sfida ambientale del futuro”

Grassi Federico, Skana Kleidi, Arosio Francesco

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