Limiti e frontiere della tecnologia
È una verità universalmente riconosciuta che, alla velocità alla quale sta andando il mondo, l’evoluzione e la sperimentazione giochino un ruolo fondamentale per il presente. Per avere un futuro non si può rimanere legati alla tradizione ma neanche completamente dimenticarla, soprattutto ora che questa innovazione investe tutti i campi lavorativi, persino l’artigianato.
Abbiamo seguito numerose conferenze dove i vari relatori parlavano di come la loro professione sia cambiata col passare degli anni, di come il compito del giornalista non si limiti più a riportare una notizia o un fatto di cronaca ma a essere più creativi possibile, stando al passo con le nuove frontiere tecnologiche.
Ma non è solo quello del giornalista a cambiare, anche altri mestieri come ad esempio quello di cantante al giorno d’oggi occupa un ruolo completamente diverso rispetto al passato. Nella calda atmosfera del pub Twiggy abbiamo assistito all’incontro “Come far conoscere la propria musica e farsi ascoltare” e abbiamo anche chiesto a un giovane cantante emergente come si sta evolvendo la scena musicale, ed entrambi ci hanno confermato che il ruolo del cantante è stato non stravolto, ma profondamente modificato. Oggigiorno, grazie alle piattaforme streaming come Spotify e Youtube è molto più facile ed economico ascoltare musica (per non parlare della comodità) ma in compenso è sempre più difficile emergere in questo mondo.
Forse noi nativi digitali non ci accorgiamo dei vari cambiamenti che ogni professione porta con sé, ma percepiamo, anche quotidianamente, quanto la tecnologia faccia sempre più parte di noi e sia sempre più essenziale per la nostra vita, addirittura fino a cambiarcela, come ha ben saputo ricordare VareseNews con il documentario “Digitalife”, proiettato in occasione dei suoi vent’anni.
Essa ha modificato non solo noi ma soprattutto il rapporto che abbiamo col mondo esterno e il modo in cui partecipiamo a ciò che succede intorno a noi, che sia la politica o la cultura. Abbiamo un megafono per diffondere le nostre idee e i nostri valori. Un sussurro sui social può diventare un messaggio forte, come abbiamo detto in uno dei nostri ultimi articoli che trattava il tema della parità di genere e della nuova forma che sta assumendo nell’era digitale. Non sempre però sappiamo mettere a fuoco cosa vale la pena di comunicare e questo ci porta allora all’era della “Bassa Risoluzione”, in cui a volte ci accontentiamo della quantità di informazioni o intrattenimento a scapito della loro qualità (guarda la nostra intervista qui), anche se non sempre con effetti negativi (scopri perché nel nostro articolo)
La comunicazione non è l’unico campo coinvolto. Il festival Glocal di quest’anno infatti si è voluto ampliare con spettacoli teatrali e proiezioni cinematografiche sempre inerenti al tema della comunicazione che avrebbero trattato questo argomento da diversi punti di vista.
Lo spettacolo “E Johnnny prese il fucile” sceneggiato da Sergio Ferrentino ci dimostra che con la tecnologia anche il teatro è cambiato notevolmente, come abbiamo sottolineato nell’articolo pubblicato giovedì, con sperimentazioni che hanno portato a una sorta di evoluzione del teatro.
Dall’altra parte, però, nel cortometraggio “Inanimate” di Lucia Bulgheroni, il confine sempre più sottile tra tecnologia e vita quotidiana non prospetta un esito positivo, anzi, il breve film vuole proprio sottolineare l’alienazione che potrebbe portare l’eccesso e l’abuso di tecnologia.
“Non si può cambiare tutto per non cambiare nulla”. Dobbiamo impegnarci a raggiungere un nuovo modello di civiltà consapevole dei nuovi mezzi potentissimi che si ritrova in mano, con cui gioca da un po’ di anni ma che non ha ancora imparato ad usare. Questi sono i Nuovi Orizzonti davanti a noi.