IL TEMPIO ESPIATORIO DELLA SAGRADA FAMILIA: un patrimonio dell’Umanità in corso d’opera

 Se vi trovate a Barcellona, nella regione della Catalogna, non potete non visitare questa chiesa, tanto peculiare quanto innovativa. La sua costruzione ebbe inizio nel 1882, quando la Asociación Espiritual de Devotos de San José commissiona all’architetto Francesc de Paula Villar una chiesa in stile prettamente neogotico. Il progetto fu drasticamente rivoluzionato da Antoni Gaudì, che subentrò come architetto nel 1883. Gaudì propose un’idea più originale e all’avanguardia, alla quale dedicò circa 40 anni della sua vita. Gli architetti che hanno lavorato al progetto dopo la morte di Antoni nel 10 giugno del 1926 si sono ispirati (e si ispirano ancora oggi) alla sua idea di tempio perfetto, ovvero un edificio che potesse raccontare della fede. Purtroppo la lunghissima vicenda costruttiva non ha permesso a Gaudì di ammirare l’opera nella sua totalità, ma in realtà il mancato completamento è ancora una caratteristica di questa chiesa.

La chiesa come traduzione delle sacre scritture

Gaudì era un uomo con una fede cieca e straordinaria, e riconosceva l’immensa importanza della conoscenza delle Sacre Scritture, tanto che verrà soprannominato “l’Architetto di Dio”. Egli stesso afferma che nella Sagrada Famiglia tutto è frutto della Provvidenza, anche il suo ruolo di architetto. E quando si accennava all’impossibilità di finire l’opera prima della sua morte egli rispondeva che il suo cliente, ovvero Dio, aveva tutto il tempo del mondo.

Guidato da questa fede profonda, progetta le tre notevoli facciate come una Bibbia aperta. A est si trova la facciata della Natività, a ovest quella della Passione, a sud la facciata della Gloria, ancora in fase di costruzione.

La facciata est, rivolta verso dove sorge il sole, racconta della Natività, accennando a scene familiari tra Gesù, Giuseppe e Maria, per celebrare la Santa Famiglia, alla quale è dedicata l’intera chiesa; è ricca di elementi fitomorfi che vengono associati da Gaudì all’idea di bellezza voluta dal Creatore. Un esempio sono le foglie di palma che decorano i capitelli delle colonne, da cui emergono grappoli di datteri innevati, poiché la nascita di Gesù avviene in inverno.

La facciata ovest, è rivolta verso il tramontare del sole,  narra della Passione attraverso una via Crucis semplificata con statue realizzate dall’artista Josep Maria Subirachs, uno scultore spagnolo contemporaneo, fatte in pietra e scolpite con pochi dettagli e forme spigolose, che donano un’aurea austera e drammatica alla facciata stessa. Tra le scene raffigurate ci sono Il bacio di Giuda, l’Ultima Cena e la flagellazione di Cristo, collocata sulla colonna davanti all’ingresso principale. Nei pressi dell’entrata centrale della facciata si nota un quadrato magico, un crittogramma che contiene innumerevoli combinazioni di numeri che sommate danno il numero 33, l’età di morte di Gesù. La facciata ospita anche due statue raffiguranti Gaudì e lo stesso Subirachs. L’intera scena è ospitata sotto una specie di colonnato color bianco, che ricorda il costato di Cristo durante la Crocifissione. Purtroppo Gaudì non è mai riuscito a vedere questa facciata conclusa.

La facciata principale, purtroppo, non la possiamo vedere nemmeno noi, in quanto è ancora in fase di costruzione; prende il nome di facciata della Gloria e narrerà la Resurrezione. Inoltre, essa rappresenterà il cammino verso Dio: Morte, Sentenza, Gloria e Inferno.

Le torri

Colpisce molto l’imponenza della chiesa, che diventerà il monumento religioso più alto al mondo quando la torre centrale verrà completata raggiungendo i 173 metri di altezza. Le torri in totale sono 18: 12 dedicate agli apostoli, 4 agli evangelisti, una a Maria e la centrale dedicata a Gesù. Come le facciate, anche le torri sono arricchite da numerosissimi dettagli. Per esempio, sulla torre della Vergine sono presenti dei serpenti, simbolo del peccato, che “scappano” da Maria, rifugiandosi verso il basso, negli Inferi; dal punto di vista funzionale, queste statue dei serpenti fungono da scarichi per l’acqua piovana.

Cima della torre della Vergine

L’interno: un bosco incantato

Gaudì non si limita a progettare una Bibbia a cielo aperto, infatti, l’interno è ideato come una foresta magica, ricca di alberi che terminano con chiome enormi che sostengono il peso dell’intera struttura e giochi di luce spettacolari.

La pianta della chiesa fu progettata a croce latina, l’altare maggiore è sopra alla Cripta ed è circondato da sette cappelle absidali. Non esiste una chiara divisione in navate, anzi sembra un tutt’uno.

Furono quindi costruiti l’interno, il transetto e le navate centrali, con pilastri che ricordano enormi alberi e volte che assomigliano a giganteschi girasoli. È prevista anche la costruzione di una grande cupola. Le colonne variano da una altezza di 15 metri fino a 75 metri nella parte dell’abside. Esse sono leggermente inclinate in modo da ricevere al meglio la pressione perpendicolare; inoltre hanno forma leggermente elicoidale e sembrano quasi ruotare su se stesse.

Il coro si trova tra i rami degli alberi, rialzato rispetto alla navata, ed è accessibile grazie a delle scale a chiocciola. La decorazione scolpita è essenziale e limitata: sul fondo della chiesa si trova quella di San Giorgio, sull’altare il Cristo in croce, e sopra le due entrate laterali San Giuseppe e Maria. 

Le vetrate sono opera di Joan Vila-Grau, una lavoratore di vetro di Barcellona. Egli ha interpretato i disegni e le direttive di Gaudì per creare giochi di luce incredibili all’interno della chiesa. I disegni sono astratti e lasciano stupiti gli spettatori. Le vetrate del lato est sono sulle tonalità dei colori freddi, mentre in opposizione a ovest troviamo tonalità calde. Quindi trovandosi al centro della chiesa, lo spettatore è avvolto da un immenso arcobaleno, incorniciato dal bianco perlaceo di pareti e colonne.

La porta del Padre Nostro

Il portale di quella che diventerà l’entrata principale, quindi quella della facciata Sud, è stato realizzato in bronzo da Subirachs. Esso presenta le iscrizioni della preghiera del Padre Nostro in catalano in rilievo. Sullo sfondo è inciso il secondo paragrafo della preghiera (“Dacci oggi il nostro pane quotidiano) in altre 50 lingue, tra cui l’italiano. Nel progetto, inoltre, era compreso un omaggio ad Antoni Gaudi. Le iniziali del suo nome sono messe in evidenza dal colore dorato che differisce dal bronzo del portale. 

Interno della porta della facciata principale

Cosa visitare dopo?

Se ti è piaciuta la Sagrada Familia, sicuramente ti consigliamo di visitare altre opere di Gaudì a Barcellona, come Parco Guell e Casa Batllo, e il monastero di Montserrat, a circa un’ora di macchina da Barcellona, dal quale si può godere di una spettacolare vista dall’alto della Catalogna e dove si trovano delle statue sullo stesso stampo di quelle della facciata ovest di Subirachs.

Leave a Reply