“Il cacciatore di aquiloni” e l’Afghanistan oggi

Gli aquiloni a Kabul

Kahled Hosseini decide di raccontare attraverso la storia dei due protagonisti, Amir e Hassan, anche un po’ la sua storia: la storia di un Afghanistan ancora felice e spensierato, quasi idillico, in contrapposizione all’Afghanistan come lo conosciamo noi oggi. Non si tratta tuttavia solo di una storia di oppressione, ma anche di una storia di libertà, in cui veniamo coinvolti tramite un’appassionante storia di amicizia e rispetto reciproci, che ha fatto piangere, sorridere e tenere con il fiato sospeso molti lettori. 

La trama si apre sullo scenario della Kabul degli anni ’70, dove due bambini, Amir e l’amico Hassan, vivono la loro infanzia. Amir è figlio di Baba, molto ricco e rispettato per il suo coraggio ed onore, di etnia pashtun, mentre Hassan è figlio di Ali, domestico hazara e amico di infanzia di Baba. I ragazzi crescono nella stessa casa avendo come genitori unicamente i loro padri. Amir soffre molto la mancanza della madre ed è geloso delle attenzioni che Baba riserva ad Hassan, come il pagamento dell’operazione per il suo labbro leporino. La vita di Amir sarà sempre segnata dal giorno del torneo di aquiloni, occasione per guadagnarsi l’amore di suo padre. Dopo aver abbattuto l’ultimo aquilone, si lancia all’inseguimento per recuperarlo dopo Hassan. Quest’ultimo, il più veloce di tutti, lo afferra per primo, ma viene raggiunto da Assef con i suoi due compagni, che lo avevano infastidito già in precedenza. I bulli lo picchiano e lo stuprano, lasciandogli l’aquilone tanto ambito. Amir assiste alla scena, troppo codardo per intervenire e troppo avido della stima del padre, si impadronisce dell’aquilone. Dopo questo fatto, Amir allontana sempre di più Hassan da sé, lacerato dai sensi di colpa: inscena addirittura un furto da parte di Hassan e ciò spinge Ali a lasciare per sempre la casa di Baba, spezzandogli il cuore.

Una nuova vita

Dopo la caduta della monarchia nel 1981 e l’inizio della guerra in Afghanistan contro i russi, Baba e Amir sono costretti ad emigrare in America: qui conducono una vita molto più modesta e con più difficoltà di quella in Afghanistan. Amir si laurea in lettere e inizia la sua carriera di scrittore, realizzando il suo sogno, come aveva profetizzato l’amico del padre Rahim Khan. Intanto, si è innamorato di Soraya, una ragazza Afghana che come loro vende di tanto in tanto qualcosa al mercatino della pulci. I due si sposano poco prima che Baba muoia, malato di cancro ai polmoni; cominciano una nuova vita insieme, senza purtroppo riuscire ad avere bambini.

Sohrab

Nel 2001, Rahim telefona ad Amir pregandolo di raggiungerlo in Pakistan, in quanto malato e con qualcosa di molto importante da dirgli. Una volta ricongiunti, gli parla di quello che è successo ad Hassan: di come egli si sia sposato e abbia avuto un figlio, Sohrab, di come si siano presi poi cura insieme dell’abitazione di Baba a Kabul e di come alla fine i talebani abbiano giustiziato lui e sua moglie per odio raziale. Rahim rivela ad Amir, sconvolgendolo, che in realtà Baba era anche padre di Hassan e che perciò era suo fratellastro. Gli chiede infine di andare a prendere in Afghanistan Sohrab, finito in un orfanotrofio, per riscattare il suo onore con Hassan. Amir si reca quindi a Kabul, città ormai trasformata in mano ai talebani, in cerca del nipote. Viene a sapere che Sohrab è stato preso, come altri bambini, da un talebano. Amir ottiene un colloquio con il talebano in questione, per poi scoprire che si tratta di Assef. I due si contendono il bambino in una lotta, in cui Assef riduce Amir in fin di vita; tuttavia, Sohrab ferisce gravemente all’occhio Assef con l’antica fionda del padre e riesce a scappare con Amir.

Un epilogo silenzioso

Amir si riprende gradualmente dalle ferite riportate, guadagnandosi anche la fiducia del nipote, che accetta di andare a vivere in America con lui e Soraya; però, quando scopre che, per essere adottato, deve prima stare di nuovo in orfanotrofio, si sente talmente tradito che tenta il suicidio. I medici fortunatamente riescono a salvarlo, le pratiche di adozione vengono risolte ed Amir riesce a portarlo in America. Sohrab forma una barriera di silenzio assoluto con il resto del mondo, rotta da un fugace sorriso strappatogli solo un anno dopo, mentre fa volare un aquilone con lo zio.

Era solo un sorriso, niente di più. Le cose rimanevano quelle che erano. Solo un sorriso. Una piccola cosa. Una fogliolina in un bosco che trema al battito d’ali di un uccello spaventato.

Khaled Hosseini, Il cacciatore di aquiloni

L’autore

Khaled Hosseini è nato e cresciuto a Kabul, in Afghanistan. Nel 1980 la sua famiglia si è trasferita negli Stati Uniti, nel nord della California, a San Josè, dove ha ottenuto asilo politico. Khaled Hosseini è riuscito a rifarsi una vita, si è laureato in medicina presso l’università di San Diego ed è sposato con figli. Nel 2004 è uscito il suo primo romanzo, Il cacciatore di aquiloni con la casa editrice Edizione Piemme. Nel 2007 la casa produttrice di Steven Spielberg, DreamWorks, ne ha tratto l’omonimo film.

Un libro che arricchisce 

L’autore è riuscito sicuramente con grande abilità a far rivivere ai lettori la Kabul di un tempo, caratterizzata dalla sua serenità e bellezza; difatti, per molti giovani nati dopo la caduta della monarchia, le guerre e i talebani, o semplicemente per molti che purtroppo non conoscono nulla della vera cultura afghana, potrebbe essere sorprendente assaporare la dolce atmosfera della Kabul degli aquiloni colorati. D’altra parte, questo libro è anche un ottimo espediente per educarci riguardo a quello che sta succedendo in Afghanistan molto recentemente: dopo venti anni di pace, dettati specialmente dal supporto delle truppe americane, in cui la popolazione ha potuto sperimentare il gusto della libertà, la storia sembra ricominciare ciclicamente. Il 15 agosto 2021 i talebani hanno ripreso il controllo della capitale Kabul e il presidente Ashraf Ghani è stato costretto a fuggire, una reazione a catena determinata dal ritiro delle truppe USA con i loro alleati occidentali. A quanto sembra, le ragioni del ritiro americano e della resa afghana sono riconducibili anche ad una elevata corruzione del governo afghano, che approfittava del denaro pubblico per il proprio benessere, tenuto in piedi dalle forze armate internazionali, che nel frattempo conducevano la guerra contro i talebani; una guerra che forse la popolazione non capiva appieno, non essendo riuscito il governo, che rappresentava all’incirca il 20% della popolazione, ad insegnare ai suoi cittadini i valori della repubblica e della democrazia.

Chi sono i talebani e cosa sta succedendo in Afghanistan?

I talebani sono nati nel contesto della guerra contro i sovietici per la difesa dell’Afghanistan e mirano alla costruzione di un Emirato. Si tratta di una corrente radicale islamica, fortemente sunnita; a seguito della vittoria contro i sovietici, avevano formato un governo teocratico basato sull’applicazione inflessibile della legge coranica: per esempio, si faceva ricorso all’amputazione di parti del corpo come pena per il furto, o alla lapidazione contro l’adulterio, o ancora al bando di ogni forma di musica, televisione, danza. Ora che i talebani hanno ripreso nuovamente il controllo del paese, la situazione delle donne sembra essere quella più complicata: secondo varie notizie e testimonianze i talebani stanno riuscendo a privare le donne della possibilità di studiare, lavorare, uscire di casa da sole e senza il burqua. Un altro timore è che l’Afghanistan torni a ospitare addestramenti per terroristi.

Il tempo degli aquiloni è finito.

Khaled Hosseini, Il cacciatore di aquiloni

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