H.P. Lovecraft: uno spartiacque nell’horror

Quando si pensa all’ horror come genere letterario saltano subito alla mente i grandi personaggi della corrente gotica, come Dracula di Bram Stocker o Frankenstein di Mary Shally, ma per quanto riguarda l’horror moderno, troppo spesso ci si dimentica il nome di H.P. Lovecraft che, grazie ai suoi racconti, ha creato una vera e propria rivoluzione nel genere, influenzando profondamente gli autori e gli artisti che sono venuti dopo di lui.

Per capire la rivoluzione di questo autore bisogna avere chiaro in mente ciò che è stato l’horror fino al primo Novecento. In risposta all’uso eccessivo della ragione da parte degli illuministi e nel tentativo di recuperare una nuova sensibilità, che avesse come centro le emozioni umane e non più la cieca ragione, i romantici effettuarono un recupero delle atmosfere che pensavano avessero caratterizzato il medioevo. Lo fecero attraverso il romanzo gotico, ricco di ambientazioni medievali (castelli o abbazie in rovina), mostri malvagi e terrificanti (come vampiri, lupi mannari, fantasmi…) e personaggi femminili in costante pericolo salvati da eroi.

In questo genere la paura scaturisce sia da un senso di impotenza dell’uomo, che si rende conto della sua piccolezza davanti alla natura che credeva di conoscere, sia dalla malvagità intrinseca degli antagonisti delle storie, sia attraverso le loro caratteristiche sovrumane ( il vampiro vola e morde le sue vittime, il lupo mannaro ha artigli e velocità impareggiabili etc…). Ma nonostante tutto, la paura veniva controbilanciata da una speranza che portava a una conclusione positiva o agrodolce, infatti ogni mostruosità possiede un punto debole che la porta a perire nel finale.

Con Lovecraft il paradigma cambia nei suoi punti sostanziali, infatti, ispirato da Edgar Allan Poe, H.P. modifica il senso stesso dei racconti. Nelle sue storie tipo, il protagonista, che spesso si imbatte per caso nella sventura attraverso il ritrovamento di un diario o di un libro, è minacciato da qualcosa di assolutamente indefinibile. I mostri, prima temuti per il loro aspetto (i canini di Dracula, gli artigli del lupo mannaro) ora sono temibili nella loro aurea di mistero. L’autore non usa mai descrizioni fisiche complete, si limita a definire solo alcuni aspetti del mostro in modo sconnesso, così che il lettore non possa formare nella sua testa un’immagine nitida. Come nel caso della creatura più iconica di Lovecraft: Chtulu, le cui caratteristiche possono essere assemblate solo per creare un’immagine approssimata di un essere avente ali di pipistrello, testa di piovra e coda da serpente.

Persino l’origine o l’obiettivo dei mostri sono incognite, infatti è soltanto la loro vista a portare la pazzia in coloro che hanno la sfortuna di interfacciarsi con l’ignoto. L’umanità stando a Lovecraft “ vive su una placida isola di ignoranza in mezzo a neri mari d’infinito”, bisogna dunque ringraziare la propria ignoranza, perché conoscere ciò che va oltre i confini della consuetudine è un passo falso sempre fatale, che porta in ogni caso ad un finale disperato e senza una via di uscita positiva.

I “neri mari d’infinito “ sono rappresentati dalle profondità sconosciute del cosmo, nelle quali si nasconde un nuovo mondo imparagonabile a qualsiasi cosa immaginabile. Ad esempio ne “Il colore venuto dallo spazio” (1927) si racconta di un meteorite che caduto nei pressi di un pozzo muta la vegetazione e la fauna in ammassi informi di colore sconosciuto, portando alla pazzia chiunque venga in contatto con quella follia cromatica. Se solo un colore proveniente dallo spazio è in grado di creare follia nella mente umana, cosa sarà mai in grado di fare un essere vivente? La paura nei racconti di H.P. è basata proprio su questo senso di inquietudine e alienazione, delineando una nuova strada per l’horror che prima di allora faceva leva su una paura del sovrannaturale diversa rispetto quella dell’ignoto lovecraftiano.

La supance che caratterizzava lo stile dei racconti gotici viene sostituita da uno stile straniante, mirato a far confondere il lettore delle sue stesse percezioni.

Lovecraft ha ispirato anche autori moderni considerati come vere e proprie icone del genere, ad esempio Stephen King che nei suoi romanzi più iconici, come IT (1986), inserisce elementi del cosmo di Lovecraft, come la forma indefinita della mostruosità e la sua provenienza dallo spazio profondo.

L’influenza di Lovecraft è visibile anche nel media videoludico, con videogiochi interamente incentrati sul concetto di orrore cosmico, come ad esempio Bloodborne (2015) di FromSoftware, che è un omaggio a tutta la storia dell’horror, passando le prime ore di gioco in un’atmosfera gotica come quella descritta ad inizio articolo per giungere al concetto di cosmo proprio di H.P.

Anche musica e cinema sono stati coinvolti dalle tematiche di Lovecraft, con la creazione di brani di band celeberrime, come con “The Call of Ktulu” dei Metallica, e innumerevoli film ispirati ai suoi racconti.

“La più antica e potente emozione umana è la paura, e la paura più antica e potente è la paura dell’ignoto.”

—Howard Phillips Lovecraft

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