Civita di Bagnoregio, conosciuta anche come “la città che muore”, è un noto borgo laziale facente parte della provincia di Viterbo; è situato nella Valle dei Calanchi, un paesaggio peculiare caratterizzato da un terreno in continua erosione, che porterà la rupe su cui si trova il centro abitato ad una riduzione progressiva, fino al completo crollo di tutti gli edifici ancora presenti.
Preservare un territorio unico, ma in disfacimento
Il colle che sorregge Civita può essere suddiviso in una parte sommitale di materiale vulcanico, costituito da un bancone tufaceo, e in una sottostante formazione argillosa ed argilloso-sabbiosa. A causa di questa stratificazione, il paesaggio dei calanchi potrebbe subire drastiche modifiche nell’arco di pochi anni, dovute alle frequenti frane che caratterizzano tale territorio; basti pensare che, dal 1764 a oggi, l’altitudine del centro abitato è diminuita di circa 40 metri.
Civita è un classico borgo medievale, ma ciò che lo rende unico è la sua posizione: in cima ad un colle, in una valle destinata a scomparire. Insieme alla città di Bagnoregio, di cui è frazione, è sempre stato abitato, dal periodo etrusco fino a oggi; attualmente conta 11 abitanti (all’ottobre 2021). La sua posizione è diventata scomoda da raggiungere solo dallo scorso secolo; durante il Medioevo, infatti, Civita e Bagnoregio facevano parte di un’unica altura, erosa col tempo fino alle condizioni attuali. Oggi i paesi sono uniti mediante un ponte costruito nel 1965 e utilizzato da residenti e turisti. Questo intervento è solo uno dei tanti realizzati per preservare il caratteristico ambiente, con particolare attenzione a non danneggiare il bene.
Stabilizzare il terreno è l’obiettivo a cui mirano i geologi da decenni: più progetti sono stati avviati ma pochi sono giunti a risultati concreti. Uno di questi è la realizzazione di pozzi con tiranti nel lato nord della rupe: essi hanno la funzione di contrastare fenomeni di ribaltamento, distacco o crollo di porzioni consistenti di roccia.
Per maggiori informazioni visita il Museo Geologico e delle Frane di Civita di Bagnoregio.
Un luogo turistico, forse troppo
Da ciò che si evince finora, Civita, da un punto di vista geologico, è realmente “la città che muore”. Contrariamente, sotto gli aspetti economico e turistico, è un borgo vivo e in piena attività: il paese pullula di bar, ristoranti, B&B, negozietti e musei.
L’ingresso a questo sito, Luogo del Cuore del FAI (al 2020), costa €5 a persona; percorso il ponte, ci si addentra nei vicoli del borgo, finché si giunge nella piazza principale, con la chiesa di S. Donato. Civita è affollata e i cittadini della provincia non disdegnano di organizzare eventi che comportano maggiore affluenza turistica verso l’abitato; tra questi, i più caratteristici sono il Palio della Tonna, che consiste in una corsa degli asini in piazza S. Donato, e il giorno di S. Ildebrando, in occasione del quale viene organizzata una fiera con tanto di spettacoli e fuochi pirotecnici.
Palio della Tonna
Recandosi a Civita di Bagnoregio ci si aspetta di accedere ad un borgo quasi completamente abbandonato, ma la realtà è un’altra. Coerentemente pensando, per tutelare il territorio bisognerebbe impedire un afflusso e uno sfruttamento turistico così eccessivi, privilegiare la conservazione del peculiare luogo a scapito dei vantaggi economici, altrimenti tutti i progressi ottenuti nel campo geologico risultano futili. Alla fine è inevitabile chiedersi: a cosa servono le ricerche attuate per la stabilizzazione del terreno, se poi non lo si tutela sotto tutti gli aspetti?