Come si sente dire in tutti i telegiornali, quella del 2022 è stata una delle estati più calde degli ultimi anni in Europa e in particolare in Italia. È stata infatti caratterizzata da temperature al di sopra delle medie stagionali e assenza prolungata i precipitazioni. Questa situazione di siccità sta avendo gravi conseguenze nel nostro paese: il Po si sta prosciugando, gli incendi sono sempre più frequenti e la filiera alimentare italiana è in grave pericolo a causa della rovina dei raccolti agricoli. La domanda sorge spontanea: cosa si può fare per risolvere il problema? In diverse regioni i comuni hanno già provveduto al razionamento dell’acqua per limitarne lo spreco. Una soluzione più immediata potrebbe essere “far piovere” grazie alla pioggia artificiale.
Il cloud seeding
Come sappiamo la pioggia è un processo naturale, che insieme a evaporazione e condensazione costituisce il ciclo dell’acqua. Purtroppo, a causa dell’aumento delle temperature, questi processi sono rallentati. Questo perché le bolle di alta pressione impediscono all’Oceano Atlantico di portare le sue perturbazioni cariche di piogge.
Il Cloud Seeding, letteralmente inseminazione delle nuvole, è una tecnica basata sull’immissione nell’atmosfera di determinate sostanze chimiche, come lo ioduro d’argento e il ghiaccio secco. Tali sostanze vengono lasciate cadere sopra o all’interno delle nubi, per mezzo di aerei oppure di cannoni che le sparano da terra. In questo modo si innesca la condensazione delle molecole d’acqua presenti nell’atmosfera, generando le gocce di pioggia che poi tendono a cadere verso il suolo.
Questa tecnica è utile sia per aumentare notevolmente la piovosità (dal 5 al 15%) che per prevenire la formazione di grandine nei temporali.
Invenzione e usi
La pioggia artificiale non è un concetto nuovo, si tratta in realtà di un processo inventato negli anni Quaranta dall’americano Vincent J. Schaefer. Attualmente è utilizzata in varie aree del pianeta per scopi differenti.
Un esempio è quello della Cina, che durante le scorse olimpiadi invernali ha sperimentato il cloud seeding per far nevicare, oltre che per ridurre gli elevati livelli si smog presenti nell’aria.
Anche gli Stati Uniti utilizzarono queste tecniche per ridurre la potenza degli uragani tropicali che si abbattono sulle coste del Golfo del Messico, ma questo progetto fu poi abbandonato perché ritenuto poco sicuro.
In Spagna, Argentina e Georgia l’inseminazione artificiale delle nuvole permette di evitare le grandinate devastanti che d’estate si abbattono sulle colture intensive.
In Italia questa tecnica, già sperimentata in alcune regioni, attualmente non è utilizzata ma sarebbe sicuramente un ottimo mezzo per far piovere e ridurre i livelli di siccità altissimi nel nostro paese.
Rischi e conseguenze
Uno studio australiano del 2004 dimostra che un utilizzo controllato, in genere non continuo, dello ioduro d’argento non ha conseguenze a livello ambientale. Quella del cloud seeding è quindi una pratica in linea con la protezione dell’ambiente, che non danneggia ulteriormente la natura.