Si o no al nucleare?

Sì o no al nucleare?

L’Italia è uno dei pochi grandi Paesi Europei (insieme a Polonia e Portogallo) ad aver scelto di non produrre energia nucleare con il referendum abrogativo votato dai cittadini nel 1987 che sancì la chiusura delle cinque centrali nucleari italiane. Questo tema è tornato ad essere attuale, poiché il nucleare risulta uno dei punti fondamentali dei progetti politici dei vari partiti di governo e una nuova fonte di energia per l’Italia. Ma, se esistono, quali sono i rischi che si presentano nel momento in cui si sceglie di adottare questa nuova fonte energetica?

Come funziona una centrale nucleare?

Il materiale utilizzato per il funzionamento di una centrale è l’uranio, un elemento non rinnovabile (perciò non si tratta di energia rinnovabile), che, diviso in barre, viene immerso in acqua in un ambiente controllato, all’interno di una capsula chiamata nocciolo dove viene “bombardato” da neutroni. Questo “attacco” serve per far separare gli atomi di uranio innescando il processo di fissione e generando calore. Esso scalda l’acqua che, diventando vapore acqueo, azionerà le turbine del generatore di corrente della centrale.

 

L’errore più comune

Quando si parla di centrale nucleare molte volte si cade nell’errore di associarla alla bomba nucleare, ma esse risultano alquanto differenti. L’uranio industriale utilizzato nelle centrali nucleari risulta fissile solo al 5% rispetto a quello utilizzato per le bombe che ha una fissilità pari al 90%. Esso se messo nel nocciolo non esplode, ma si riscalda troppo e fonde. Per cui le bombe nucleari hanno un altro meccanismo che permette di comprimere il materiale senza dargli il tempo di dilatarsi e di comprimerlo così tanto da fargli raggiungere la massa critica e esplodere enormemente.

Per questo motivo NON bisogna pensare che una centrale nucleare possa esplodere come una bomba atomica.

L’incidente della centrale nucleare di Chernobyl

Una delle catastrofi più grandi del XX secolo è sicuramente l’esplosione della centrale nucleare a Chernobyl del 26 Aprile 1986, che ha terrorizzato le persone e favorito l’opposizione a questo tipo di tecnologie. Ma per capire cosa sia andato storto bisogna analizzare le condizioni iniziali della centrale e gli errori commessi dal personale. Innanzitutto, la centrale di Chernobyl aveva anche uno scopo militare e i Sovietici avevano risparmiato sulla sicurezza e sulla punta delle barre di controllo, che servono a depotenziare il nocciolo, avevano aggiunto della grafite. Al contrario, questo materiale lo potenzia e, inoltre, per velocizzare gli scambi di uranio e plutonio, non hanno costruito la struttura di contenimento del nocciolo, che separa quest’ultimo dal mondo esterno. Quindi, dopo aver analizzato la situazione iniziale, si intuisce che l’ambiente di lavoro non era già per nulla sicuro e, inoltre, vi era un personale impreparato e all’oscuro sulle misure di sicurezza che commise i seguenti errori:

  1. Svolgere un test di sicurezza all’una di notte
  2. Abbassare troppo la potenza del nocciolo il quale, essendo instabile, si dovrebbe depotenziare e spegnere
  3. Togliere i sistemi di sicurezza automatici e le barre di controllo dal nocciolo per aumentare la potenza velocemente
  4. Una volta che la temperatura inizia a salire decidono di spegnere il sistema di raffreddamento
  5. Le temperature si alzano esponenzialmente e il nocciolo si fonde e con un tentativo estremo rimettono le barre nel nocciolo che, però, hanno le punte ricoperte di grafite e si bloccano.

A questo punto l’incidente è inevitabile, avviene un’ultima impennata di calore; il surriscaldamento del nocciolo e la pressione del vapore molto alta determinano lo scoperchiamento del reattore e l’esplosione della centrale, permettendo alle radiazioni di diffondersi nell’aria e nell’ambiente esterno.

Dunque la catastrofe non ha nulla a che vedere con l’esplosione di una bomba atomica.

BILANCIO FINALE CHERNOBYL:

Vittime radiazioni: 54

Stima vittime totali nel tempo: 4000

Può ricapitare una catastrofe così?

No. Considerando che, per evitare il disastro, sarebbe bastato anche solo costruire la struttura di contenimento attorno al nucleo. Attualmente anche tutti i difetti delle centrali e dei macchinari sono stati corretti e inoltre, siamo più interconnessi del passato e abbiamo un sistema internazionale di sorveglianza che proibisce l’installazione manuale dei sistemi di sorveglianza.

Un’altra catastrofe

Nel 2011 a Fukushima in Giappone ci fu un altro incidente nucleare, simile a quella di Chernobyl, che ha rimesso in discussione le tecnologie nucleari. Ma siamo sicuri che fu stata così tanto rovinosa? Le cause dell’esplosione furono due eventi naturali imprevedibili: il terremoto di magnitudo 9.0 (il quarto terremoto più forte mai registrato, 30000 volte quello dell’Aquila) e uno tsunami di 14 metri. Nonostante il terremoto, tutte le centrali presenti sul territorio sono resistite alle scosse e si sono spente all’istante. Ma il nocciolo rimane caldo per un po’ di tempo e il terremoto interrompe la corrente che alimentava il sistema di raffreddamento ed è così partito quello di emergenza a diesel. Fino a questo punto il pericolo sarebbe stato scampato, ma lo tsunami ha allagato il piano dove stavano le centraline. Ma anche fino a questo punto estremo non vi erano problemi poiché in questo caso vi era presente la struttura di contenimento. Come, dunque, sono esplose le centrali? Le alte temperature e le fughe di idrogeno hanno fatto esplodere il tetto dove c’erano piscine destinate al processo di raffreddamento del combustibile. L’esplosione ha comportato la diffusione in aria e in acqua di radiazioni pari al 10% di quelle di Chernobyl.

BILANCIO FINALE FUKUSHIMA

Vittime radiazioni: 0

Stima vittime totali: 0 (esposizione troppo bassa alle radiazioni)

 

Le scorie

In Italia produciamo ogni anno rifiuti radioattivi da industrie, ricerca e medicina che sono al momento sparsi in tutto il paese alla ricerca di un deposito definitivo. Invece, le scorie prodotte dalle centrali nucleari sono inserite in contenitori schermati a prova di missili e si tengono in depositi in superficie, controllati, protetti e non sono pericolose per chi si trova vicino ad esse. Insieme ai rifiuti chimici, sono le scorie nucleari che vengono considerate piĂą pericolose, ma hanno delle differenze: le scorie chimiche sono pericolose per sempre, mentre quelle nucleari perdono pericolositĂ  col passare del tempo; le scorie nucleari possono essere riciclate a differenza di quelle chimiche.

Tutto ciò può essere gestito da terze parti o addirittura dalla “Mafia”?

Essendo il nucleare un tema di interesse nazionale, servono protocolli e ogni procedura deve superare test e controlli seguiti da osservatori internazionali: si tratta di controlli costanti che ne assicurano la sicurezza. Riguardo alle scorie prodotte dalle centrali, se ne producono così poche che si controllano facilmente, diversamente dai tanti rifiuti tossici liquidi. Per questi motivi, per la mafia è più facile infiltrarsi in industrie con bassa specializzazione rispetto all’intromettersi in una centrale nucleare. Storicamente, l’Italia è il paese che ha contribuito alla scoperta dell’energia nucleare, grazie a Enrico Fermi nel 1934 e per 25 anni dal 1962 al 1987 l’ha prodotta a livelli d’eccellenza insegnando le tecniche di produzione al mondo.

L’organo di prevenzione dell’ONU

Le città sono piene di punti sensibili a rischio strage molto più vulnerabili, come dighe, raffinerie di petrolio, fabbriche di fuochi d’artificio che non sono protette da strutture in cemento armato. Ma ciò che rende ancora più sicure le centrali è un organo dell’ONU chiamato IAEA che ha il compito di garantire il totale funzionamento di ogni sistema di sicurezza nazionale ed è stata una delle pochissime organizzazioni che sono riuscite a intervenire in Ucraina a Zaporizhzhya, nella zona in cui si sono registrati bombardamenti alla centrale nucleare.

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