LONATE POZZOLO: UN BENE DA RISCOPRIRE IN PERIFERIA

Nei giorni 26 e 27 di marzo si sono svolte le giornate FAI di primavera e presso Lonate Pozzolo (Va) è stato possibile visitare la chiesa di Santa Maria degli Angeli e il chiostro della parrocchiale di Sant’Ambrogio.
Alcuni della nostra redazione vi hanno partecipato come ciceroni FAI.

CHIOSTRO DELLA PARROCCHIALE DI SANT’ AMBROGIO


La costruzione del chiostro presso il lato sud della chiesa di Sant’ Ambrigio è iniziata nel 1776 con una specifica funzione cimiteriale; in quegli anni infatti per motivi di spazio e di sanità non era più possibile seppellire sotto la pavimentazione della chiesa e intorno ad essa, cosa che si era fatta sin dal tardo medioevo.
Il chiostro è costituito da un porticato con forma ad L formato da esili colonne sormontate da archi e volte a crocera molto ribassate e sotto ad ogni arcata si trova un sepolcro.
I sepolcri hanno avuto breve vita poiché dal 1817 per motivi igienici si è iniziato a seppellire nel cimitero di Lonate.
Nel 1923 sono state aggiunte due entrate sottoforma di due portali in pietra chiusi da due cancellate in metallo che contengono le lettere P e X intrecciate che rappresentano il monogramma di cristo.

MADONNA DEL CARMINE

Sotto il portico troviamo una piccola cappella cimiteriale che contiene un affresco raffigurante la Madonna del Carmine con Bambino e Angelo che assiste le anime del purgatorio. Ai lati della Pala ritroviamo i vasi con le fiamme che stanno ad indicare la fede di cui ardevano i fedeli lonatesi. Sopra, nella volta della cappella troviamo invece l’ovale con il padre Eterno che accoglie le anime purganti. Questi due affreschi sono stati realizzati in stile settecentesco con tonalità pastello dall’abilità figuri sta Giovan Battista Ronchelli e dall’abile quadraturista Baroffio che si sono occupati rispettivamente della pittura e dell’architettura.

PORTICO E VIA CRUCIS

Sempre sotto al portico, situate sotto ogni volta, troviamo affrescate le quattordici stazioni della Via Crucis che proprio come la madonna del Carmine sono in stile settecentesco con tonalità pastello e realizzate da Giovan Battista Ronchelli e Baroffio.
Le stazioni della Via Crucis sono abbastanza esposte agli agenti atmosferici essendo poco riparate e per ovviare a questo problema sono state restaurate nel 1989.
Sempre sotto al portico possiamo trovare due are: una dedicata a Diana, dea della caccia, e una dedicata a Silvano, dio dei boschi e protettore delle greggi a cui sono molto legati i Lonatesi.


UN GIOVANE SFORTUNATO

Il 20 maggio 1771 il giovane pastorello Mateo Pietroboni stava facendo la transumanza delle pecore nei pressi di Lonate Pozzolo. A soli sedici anni un fulmine lo colpì e morì sul colpo, insieme a un paio delle sue pecore. Sulla sua lapide furono riportate tutte le informazioni che sono giunte a noi di questo sfortunato evento. Essa si trovava prima nel luogo della morte, nei boschi di Lonate Pozzolo, e poi nel 2008 fu spostata vicino alla salma di Mateo nel chiostro di Sant’Ambrogio, dove si trova ancora oggi.

UN PAESE LEGATO ALLA LANA

Lonate Pozzolo è da sempre molto conosciuta per la lavorazione della lana. Il nostro sfortunato pastorello Mateo ne è la testimonianza. Inoltre, il convento di Santa Maria, che sorgeva al centro del paese, ospitava monache umiliate che lavoravano la lana. Questo convento non era molto grande e le monache non raggiunsero mai un numero elevato, ma l’omonima chiesa annessa al convento attirò nel 1564 l’attenzione del cardinal Carlo Borromeo. Così ha inizio la storia della chiesa di Santa Maria degli Angeli.
Nel 1625 Carlo Borromeo fece demolire la chiesa vecchia e diede inizio ai lavori per quella nuova. Collaborò con una locale famiglia nobile dei Sacchi. Alcuni elementi della precedente chiesa cinquecentesca vennero demoliti insieme ad essa, altri, invece, vennero conservati nella chiesa seicentesca; tra cui: il pulpito, il Cristo crocifisso e la Madonna policroma.


LA CHIESA SI RACCONTA DA SOLA


Due elementi importantissimi della chiesa di Santa Maria degli Angeli sono le lapidi sui transetti laterali. Esse raccontano la storia della chiesa: la costruzione nel 1625 e la consacrazione nel 1627. La lapide nord tratta della demolizione e poi della costruzione della chiesa e presenta lo stemma della famiglia Borromeo. La lapide sud tratta della consacrazione fatta da Federico Borromeo, fratello di Carlo, e presenta lo stemma della famiglia Sacchi. Questo particolare incrocio simboleggia l’unione e la collaborazione delle due famiglie.


IL NOME DELLA CHIESA


La chiesa seicentesca prese il nome di Santa Maria degli Angeli dalla Pala d’altare. Essa raffigura con molto raffinatezza la Vergine al centro del dipinto con il bambino in grembo e sette arcangeli attorno a loro in segno di protezione. Il soggetto è inusuale e piuttosto antico per essere un anonimo dipinto del ‘600, infatti, l’iconografia è cinquecentesca. Rappresenta una devozione piuttosto particolare che introduce le figure criptiche degli arcangeli, delle entità a metà tra il divino e l’umano che assumono i ruoli di messaggeri, difensori e protettori. Ogni arcangelo regge un cartiglio sul quale è scritto il suo nome e il suo motto. La pittura è controllata e curata, con colori accesi e smaltati e la composizione è simmetrica e armoniosa.


PECULIARITÀ DELLA CHIESA

Al centro della navata, sul soffitto si può ammirare una finta cupola realizzata in dieci giorni durante il restauro del 1982 da parte della bottega di Busto Arsizio. È stata realizzata da Sergio Michelini e Maurizio Governatori con un abile tecnica prospettica.
Si ispira ad un affresco di Goia in Santa Maria della Florida e alla Assunta di Correggio a Bologna. Troviamo al centro la vergine assunta e attorno una balconata con ringhiera da cui si sporgono alcuni personaggi della parrocchia di Lonate e gli artisti Michelini e Governatori.

LA FACCIATA


Guardando frontalmente la facciata troviamo in alto il frontone con la cornice dentellata che racchiude un timpano liscio. Scendendo vediamo due nicchie, vuote probabilmente sin dall’origine, e due paraste corinzie laterali. Al centro della facciata c’è un finestrone, ai lati del quale si possono scorgere mensole arricciate. Scendendo ancora con lo sguardo notiamo che qui viene riproposta la struttura della facciata stessa: fregio e trabeazione, sorretta da due colonne ioniche che vanno a sottolineare la presenza del portone, ritroviamo le paraste (in questo caso ioniche) e due nicchie vuote. Sopra al portale vi è una tabella con il cristo gramma di San Bernardino da Siena (IHS= Gesù salvatore degli uomini).
Si suppone che l’architetto sia Francesco Maria Richini, l’architetto principale di Federico Borromeo, probabilmente in buoni rapporti con la famiglia committente dei Sacchi.
In alto, infine, si possono scorgere tre statue: la madonna in preghiera con lo sguardo rivolto e le mani giunte, affiancata da due fiammelle, simbolo della fede della popolazione rivolta verso la madonna.


Questo articolo è stato scritto da Iacopo Colombo e Desirée Alberti.

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