Drone riprende la drammatica immagine di Milano deserta per il covid.

 (Questo scritto non vuole fungere da articolo, né da pezzo giornalistico, quanto invece dall’essere uno sfogo di pensieri; chi può capire al di fuori degli schemi giornalistici, legga)

Era una Domenica, 3 giorni prima avevo rimediato un 3 in Greco e pochi giorni dopo avrei avuto una settimana piena di verifiche, quando hanno annunciato la chiusura temporanea delle scuole.

All’ultima ora di Latino, il Sabato, il nostro prof. scherzò dicendo : “Ragazzi qua mi sa che non ci vedremo più eh”. Mai sentii affermazione più esatta da un docente sul panorama dei provvedimenti della politica italiana.

Eravamo tutti felici, niente scuola per un po’ e relax…

Arrivata la notizia dell’avvio della DaD, oltre alle polemiche creatasi, eravamo tutti scettici, non avevamo mai sperimentato né immaginato una scuola da casa, se non nel mondo delle Università. Scuola per noi, era unità, era ridere e scherzare con gli amici, provare l’ebrezza di copiare e svagarsi nei corridoi durante l’intervallo; elementi che ti facevano passare sopra la pesantezza dell’indirizzo di Liceo Classico, Linguistico o Scienze Umane, che si trovano nella nostra scuola.

Nessuno era esperto di come funzionasse la didattica a distanza quindi i primi tempi furono molto strani e nuovi per tutti, anche se ricordo ancora alcune problematiche sulla comodità di questa che ha messo a prova le nostre abilità di attenzione, certamente più condizionate essendo a casa.

Entrammo dunque inconsciamente in un tunnel lunghissimo del fare la scuola a casa, che diventerà poi la normalità. Quando ci fu data la notizia del lockdown generale, nessuno sapeva se essere spaventato, contento o triste, eravamo confusi.

Da quando è sbarcato il Covid in Italia, la nostra vita quotidiana è stata stravolta. Il ricordo delle emozioni che si vivono dal mondo reale e non virtuale, si facevano sempre più nitidi, perché dopo già un mese, iniziava a mancarci quel sapore di trambusto quotidiano, quello che ti faceva sentire parte di un organico cittadino enorme, parte di un sistema complicatissimo che sembrava non esistere quasi più.

E tutto sommato, per quanto fosse più facile prendere valutazioni migliori da casa, con metodi discutibili (meglio tenere anonimo l’autore del testo, che altrimenti verrebbe cannato per queste affermazioni) avevamo nostalgia di tutto, dalla scuola a qualsiasi altra attività dal vivo, anche del solo fatto di camminare lungo i marciapiedi di Busto, di svegliarsi controvoglia la mattina e di tirare qualche imprecazione quando capitava di perdere il bus; insomma, rimpiangevamo anche le cose più scontate e insulse.

Non è un caso che si chiami didattica a distanza; una distanza mortale. Una distanza che separa amici, che genera incomprensioni, per le quali pensate un po’ sono stato scaricato dalla mia ex ragazza nel periodo di quarantena, cosa che oltre a creare un grosso turbamento, dal momento che non ci si poteva svagare uscendo, risultava difficile risolvere da lontano; uno dei periodi più oscuri della mia vita, come quella di tanti altri. Vogliamo parlare invece delle incomprensioni tra insegnanti e alunni? O la mancanza dei parenti stretti così come moltissime altre casistiche?

Non avevamo più persone a cui appoggiarci se non noi stessi. Anche le festività risultavano oscurate…Tuttavia alcuni lati positivi ci sono stati, sì…Abbiamo imparato tra le varie cose, anche un po’ a capire il valore delle cose e delle relazioni con la gente, che ora che ci erano state negate e abbiamo riscoperto alcune passioni, magari perse col tempo, acquisendo anche abitudini più sane del solito.

Ma non c’è argomentazione che tenga, non ne potevamo più di stare a casa e per quanto eravamo consapevoli che questo periodo fosse necessario per il bene di tutti, siamo davvero stati messi alla prova, dai ragazzi fino agli adulti e anziani.

Se vi interessa saperlo, in Estate ho avuto altre delusioni; gente che ho amato e voluto bene, mi ha definito la persona più cattiva  che potesse capitargli di conoscere, gente che ho amato e voluto e bene che ora era distante, anche se fisicamente vicina. E ciò è continuato fino a ieri, Venerdì 13 con le ennesime minacce personali ricevute, a cause di incomprensioni su incomprensioni… Mi chiedo davvero se tutte queste disgrazie si sarebbero verificate se non ci fosse stata questa situazione per tutto l’anno

E’ difficile scrivere sul 2020 perché ci ha fatto esprimere e sperimentare emozioni e pensieri incredibilmente bipolari. Certamente però tra queste emozioni ce n’era una specifica; la capacità di sperare in un futuro migliore, la capacità di essere caparbi, di andare avanti, di superare le problematiche, di non lamentarsi e di essere superiori, la capacità e la forza dell’uomo di avere fiducia, elemento che ci permette di continuare a vivere, di avere pazienza e di realizzare i nostri sogni, perché una pandemia non può fermare un uomo.

Una speranza che continua tutt’ora; tutt’ora che si vive nell’incertezza del domani, tutt’ora che si spera nella fine di quel tunnel in cui siamo ancora dentro, tutt’ora che apprezziamo anche le cose più piccole cose e capiamo l’importanza del benessere, che sia nostro, dell’ambiente, dell’individuo che non deve essere discriminato e lasciato solo, neanche con la distanza, ora che abbiamo capito cosa significa essere soli.

So, is this the real life??

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