Verità e inganno: libertà e pace come scudo contro le fake news

L’informazione, quando gestita in modo responsabile e etico, agisce come uno strumento fondamentale per alimentare la libertà individuale e collettiva, nonché per preservare e promuovere la pace nelle società.

In primo luogo, fornendo informazioni accurate e complete, i media contribuiscono a formare un’opinione pubblica ben informata e a sensibilizzare sul rispetto dei diritti umani, promuovendo valori fondamentali per la preservazione della libertà individuale e per la costruzione di società pacifiche e libere.

L’informazione equa e bilanciata può anche attenuare tensioni e conflitti, offrendo una comprensione approfondita delle questioni e promuovendo il dialogo anziché la discordia.  L’inclusione di diverse prospettive e voci attraverso l’informazione favorisce infatti la comprensione reciproca, riducendo malintesi e contrasti che potrebbero minacciare la pace.

L’evoluzione dell’informazione: dal passato ad oggi

Sin dall’antichità è apparso chiaro il nesso esistente tra democrazia e libertà da un lato e informazione dall’altro.  Lo stesso Aristotele aveva evidenziato come la democrazia possa prosperare unicamente in un contesto sociale basato sulla libertà, la quale richiede strumenti e conoscenze speciali, che possono derivare solo dall’informazione. Nel corso dei secoli, il pensiero aristotelico si è ulteriormente sviluppato, attraverso le teorie di altri pensatori, in modo particolare quelle dei liberali inglesi, cominciando con John Locke, e degli illuministi francesi, secondo cui un maggiore accesso all’informazione avrebbe generato forme di partecipazione più ampia dei cittadini alla vita pubblica.

Negli ultimi decenni, grazie alle innovazioni tecnologiche che hanno interessato i mezzi d’informazione e comunicazione, il cittadino si trova oggi in una condizione privilegiata, dal momento che il più delle volte ha accesso all’informazione in maniera immediata e diretta, ma in passato non è sempre stato così.


Nel mondo antico, la comunicazione orale era il principale mezzo di diffusione delle informazioni.

Poi, con l’avvento della scrittura, le informazioni venivano conservate e trasmesse attraverso manoscritti e libri.

Con l’introduzione della stampa nel XV secolo, la libertà di stampa ha iniziato a gettare le basi per la creazione di una nuova era di informazione. Le prime pubblicazioni sfidavano la censura e permettevano la rapida diffusione di idee.

Durante periodi di rivoluzione politica o sociale, i manifesti e i volantini venivano utilizzati per diffondere idee e chiamare alla partecipazione.

Nel corso del XIX secolo, l’industrializzazione e l’urbanizzazione favorirono la nascita dei giornali e delle riviste. Questi mezzi di comunicazione di massa divennero essenziali per la diffusione delle notizie, delle opinioni e dell’intrattenimento.

Nel XX secolo, la radio e la televisione rivoluzionarono ulteriormente la comunicazione di massa e rivestirono un ruolo fondamentale anche durante le guerre mondiali, diffondendo notizie in tempo reale sulle operazioni di guerra e diventando anche uno strumento strategico per la propaganda negli stati coinvolti.

L’influenza della tecnologia e dei social

Con l’avvento della tecnologia, i mezzi di comunicazione sono drasticamente cambiati e l’informazione stessa viene facilmente distorta. La tecnologia infatti può influenzare la libertà e la pace in modi complessi. Da un lato, facilita la comunicazione e l’accesso alle informazioni, promuovendo la libertà di espressione. Dall’altro, le preoccupazioni sulla privacy e l’uso improprio della tecnologia possono minare la libertà individuale. La tecnologia avanzata può contribuire a risolvere problemi globali, ma anche creare tensioni, ad esempio attraverso la corsa agli armamenti. Il rapporto dipende dall’uso e dalla regolamentazione della tecnologia. I social possono quindi  promuovere la pace favorendo la comunicazione e la comprensione tra persone di diverse culture e opinioni attraverso lo scambio di idee e prospettive.

Oltre a favorire la pace i social possono anche ostacolarla. Ciò può derivare da vari fattori, tra cui la diffusione di disinformazione, l’incitamento all’odio, il cyberbullismo e la manipolazione dell’opinione pubblica. La mancanza di moderazione efficace e la polarizzazione delle opinioni possono contribuire a un clima di tensione piuttosto che di dialogo costruttivo. La consapevolezza e l’educazione digitale sono cruciali per affrontare questi problemi e promuovere un ambiente online più pacifico.

Uno dei social maggiormente utilizzati dalla popolazione mondiale è sicuramente TikTok, funge da piattaforma informativa attraverso brevi video che coprono una grande vastità di argomenti.

Il fenomeno della disinformazione e delle fake news

Una delle maggiori problematiche tecnologiche odierne sono le fake news, termine in lingua inglese che nella nostra lingua può essere tradotto come notizie false o pseudonotizie. Queste tipo di  informazioni, definibili “fuorvianti”,  possono essere divulgate attraverso qualsiasi media allo scopo di produrre misinformazione. Esse negli ultimi anni sono diventate un fenomeno dilagante, che influenza notevolmente l’opinione pubblica e condiziona la politica. Queste notizie sono in grado di distruggere le reputazioni di figure pubbliche.

Le pubblicazioni su reti social, nonostante siano un importante strumento di conoscenza, possono essere  redatte con informazioni inventate, ingannevoli o distorte. Vengono rese pubbliche con il deliberato intento di disinformare, di creare scandalo oppure di attirare visualizzazioni in Internet. Quindi è spesso difficile distinguerle tra milioni di informazioni.

La guerra in Ucraina e il conflitto Israelo-palestinese dimostrano come le pseudonotizie nelle società democratiche vengono sottoposte al controllo e anche, soprattutto, alla critica. Le autocrazie delinquenziali, invece, fanno dell’ impostura e della distorsione della verità il proprio carattere.

Legata alle fake news c’è la guerra dell’informazione, che è una tattica impiegata all’interno di strategie belliche, non solo in tempo di guerra ma anche di pace. Può avere duplice funzione: offensiva o difensiva. La guerra dell’informazione ha l’obbiettivo di far perdere fiducia alle popolazioni nei riguardi del governo e talvolta aumenta anche la divisione tra Stati. Dà così origine a localismo politico, a maggiore competitività e vulnerabilità internazionale.

La protezione contro l’intrusione informatica e contro le le fake news è ormai diventata materia di sicurezza internazionale. Un esempio di questo uso è la Russia dove le disinformazioni sono utilizzate come strumento efficace nel confronto con l’Occidente. È quindi un mezzo per compensare la sua debolezza nei confronti della NATO. Anche il giornalismo di pace può contribuire attivamente, con una corretta informazione, alla trasformazione non violenta dei conflitti.

L’etica del giornalismo

L’etica del giornalismo è fondamentale per garantire l’integrità e l’obiettività delle informazioni, che con l’avvento delle nuove tecnologie è difficile verificare. L’evoluzione dell’etica nel giornalismo è stata influenzata da molteplici fattori nel corso del tempo. Di maggiore rilevanza sono i codici etici: molte organizzazioni giornalistiche hanno sviluppato codici etici per stabilire linee guida che i giornalisti dovrebbero seguire. Questi codici promuovono principi come l’obiettività, l’accuratezza e il rispetto della privacy.L’avvento delle nuove tecnologie nell’era digitale inoltre, ha portato sfide etiche nel giornalismo, come la gestione delle fonti online e la verifica delle informazioni. Ha assunto soprattutto un ruolo ancora più prominente nel contesto delle notizie false e delle teorie cospirative diffuse online. I giornalisti sono chiamati a verificare attentamente le fonti e a contrastare la disinformazione. Dovrebbe essere fondamentale operare secondo trasparenza e responsabilità, per questo motivo i giornalisti devono rendere conto delle loro azioni e decisioni.

Un altro aspetto fondamentale riguarda il coinvolgimento del pubblico: l’etica giornalistica sta esplorando il coinvolgimento del pubblico attraverso i social media e la partecipazione dei lettori. Questo solleva questioni etiche sulla moderazione dei commenti e sulla gestione della partecipazione del pubblico. È di fondamentale importanza l’inclusività delle varie comunità e gruppi nella copertura mediatica, la trattazione di questioni sociali ed etiche e il coinvolgimento attivo della comunità. Anche le sfide finanziarie riguardo la sostenibilità economica dei media hanno portato a dibattiti etici sull’indipendenza e sulle pressioni economiche che potrebbero influenzare la copertura giornalistica. Nel mondo odierno, la pubblicazione di notizie è purtroppo diventata una corsa a chi riceve più consensi o compensi tramite like, spesso senza verificare le fonti e sentire la versione di tutte le parti coinvolte.

Sorge quindi spontanea la domanda:” Dov’è finita l’etica del giornalismo?”. Sicuramente si è un po’ frantumata per strada… Spesso si tende a pubblicare un eccesso di notizie, senza pensare alla reale importanza. C’è così il rischio che quelle più importanti non vengano valorizzate o addirittura non considerate.

L’evoluzione dell’etica nel giornalismo è un processo in corso, che riflette le mutevoli sfide e opportunità nell’ambiente mediatico contemporaneo. La discussione e il rispetto dei principi etici rimangono essenziali per mantenere l’integrità del giornalismo.

L’importanza delle visoni

Le visioni sono strettamente legate all’informazione come chiave della libertà e della pace, poiché sono essenziali per dare significato e direzione alla vita umana, alla società e alle organizzazioni. Queste aiutano le persone a lavorare insieme per creare un futuro migliore. Le visioni vengono spesso declinate al plurale, perché la diversità di opinione è una ricchezza. Come appreso dall’intervento di Giovanni Esposito, membro di AIR3 (associazione Italiana registi), durante la giornata del 9 novembre 2023 presso la sala Montanari di Varese, raccontare una storia per immagini ha un maggiore impatto sul pubblico. Basti pensare che: “ nel medioevo una persona vedeva 40 immagini nella vita, oggi ne vede circa 40.000 al giorno” (cit di Gianni Canova, critico cinematografico).

Per immagini si vuole infatti costruire un messaggio, che appare differente a seconda dello spazio e del tempo considerato. Di conseguenza quindi le visioni uniscono gli uomini nel lavorare verso obbiettivi comuni, ispirano all’innovazione e alla creatività e forniscono uno scopo e una ragione. Sono responsabili del cambiamento della società: grandi visioni hanno infatti portato a cambiamenti sociali e politici significativi, come i movimenti per i diritti civili, le rivoluzioni scientifiche, le iniziative di conservazione ambientale. Le visioni di pace sono in grado di unire comunità e paesi mostrando un obbiettivo di coesistenza pacifica, promuovendo la comprensione reciproca e superando le differenze. Possono guidare negoziati e la diplomazia internazionale, ma allo stesso tempo motivare gli attivisti per i diritti umani e i pacifisti a promuovere l’uguaglianza e la giustizia.

Le visioni di pace svolgono quindi un ruolo essenziale nella promozione della stabilità globale. Sono un faro di speranza verso un mondo più giusto e armonioso.

 

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