Dopo un lungo processo storico, siamo arrivati, oggi, a godere di un grado di libertà importante,
partendo da quella di movimento, di parola, fino ad arrivare a quella con cui esprimiamo il nostro
parere con un voto.
Questo valore ha prodotto un coinvolgimento generale verso le vicende della comunità in cui si
vive.
D’altro canto, una questione di rilievo, rimane la scarsa affluenza alle urne che da anni si
verifica alle elezioni nazionali, quest’anno secondo i dati ISTAT l’astensionismo a raggiunto il
tragico traguardo del 30%.
Ci chiediamo quindi… Partecipiamo da protagonisti o da spettatori? La libertà di partecipazione
alla cosa pubblica, è sfruttata a pieno?

Civismo, quella strana parola…
“Civismo”, parola poco usata ai giorni nostri e forse anche poco praticata, denota la
partecipazione attiva a tutte le vicende che riguardano una comunità di persone. In altre parole, il senso civico.
Abbiamo chiesto agli intervistati il significato di questa parola e, tra facce stranite, definizioni
campate per aria e richiami al latino, ci hanno dato il loro parere sull’importanza di questo
concetto.
Infondo, una democrazia, basata sulla libertà personale, non può che poggiarsi sul civismo, di cui
tutte le persone dovrebbero farsi carico, proprio perché posseggono, di diritto, la possibilità di
informarsi e di esprimere la propria opinione.

( Linkato il nostro video sull’intero argomento che stiamo per affrontare)

 

Le interviste
“Ho votato, la partecipazione è fondamentale per il cambiamento”, “io non ho votato, perché non
serve a niente”, “io non ne ho avuto la possibilità, perché ero a casa col covid”.
Varie sono state le risposte a questa domanda, così abbiamo colto positività, responsabilità,
menefreghismo e impossibilità di esercitazione dei propri diritti.
Il sentimento comune, però, restava comunque lo stesso: lo scoraggiamento.
Un senso di impotenza diffuso circola tra le esperienze di ciascuno. L’astinenza dal voto ci è stata
spiegata con l’impossibilità di rivedersi in un determinato partito, dunque sempre con la scelta del
“meno peggio”, dell’essersi sentiti presi in giro negli scorsi anni, dovuto per alcuni di loro all’incapacità dell’uomo di cambiare le cose.

Le promesse elettorali e le loro successive scarse realizzazioni, rappresentano un’altra ragione di

diffidenza verso il voto, comune a tanti cittadini, che sembrano già essere sicuri del fatto che le
proposte che hanno promosso non andranno in porto.
Per altri la ragione principale dell’astinenza è data invece dalla classe politica radicata ormai da
decenni; a proposito di questo possiamo prendere d’esempio la figura di Lucio Quinzio Cincinnato, che in contrasto con il governante moderno, attaccato ai suoi interessi, rappresenta l’emblema del buon politico, poiché una volta terminato il suo mandato ritornò alla sua umile vita di prima.

Dalle interviste ci è giunta l’esigenza, da parte dei cittadini, di cambiare la figura del
politico, avvicinarla più all’interesse popolare per far riscoprire il senso civico e la bellezza del
territorio, sia a sé stesso che al votante.

Una classe politica sana e autorevole, che si considera prima di tutto servitrice dello Stato, è
dunque un aspetto di rilievo per una nazione.

Intralcio al civismo, dal covid ai soggiorni all’estero
Ma oltre alle volontà personali, per diverse persone è stato del tutto impossibile votare.
È il caso della signora intervistata, che, positiva al covid non si è imbattuta nelle procedure per il voto a distanza.
Queste modalità sono risultate macchinose e hanno diffuso confusione nelle persone in soggiorno all’estero o  positive al covid, dato che spesso variavano da comune a comune.
In più le indicazioni per procedere al voto erano molto spesso inefficienti e mal trasmesse, soprattutto di fronte al pubblico più anziano, a cui è stata limitata la partecipazione.

Possiamo dunque affermare che una maggiore attenzione di fronte a queste esigenze tecnico-burocratiche, che erano già conosciute da tempo, avrebbe sicuramente portato ad una maggiore affluenza alle urne.

% votanti in Italia nel corso degli anni
Nuove realtà locali
Nel nostro territorio, ritroviamo tuttavia comuni che hanno proposto iniziative orientate verso il
coinvolgimento dei giovani nella realtà amministrativa, immettendoli così in un percorso attivo
nella vita politica. È il caso del Consiglio Comunale dei Giovani (abbreviato CCDG) di Laveno
Mombello, un organo costituito da 11 ragazzi, con potere consultivo, propositivo e a stretto
contatto con l’amministrazione locale.

 

“Il nostro obbiettivo è coinvolgere più giovani possibili nelle vicende comunali” afferma la
presidente del CCDG Carolina Barzan, “per incentivare il civismo abbiamo invitato candidati
di diversi partiti per un dibattito politico, prima delle elezioni nazionali, per permettere ai
giovani di farsi una propria opinione, e devo dire che l’affluenza è stata consistente” continua.
In questa realtà virtuosa, i giovani hanno così finalmente l’opportunità di non essere più solo
fievoli ginestre che si oppongono al vento, ma essi stessi quella bora che può cambiare le cose.
Le nuove generazioni, oggi più che mai, rappresentano la risorsa più importante per il futuro
della politica. Solo attraverso un loro coinvolgimento e sfruttandone la freschezza e
l’entusiasmo, si può guardare con occhi diversi ad un futuro, che vede un andamento sempre più
in calo, nell’affluenza al voto.

 

 

Non basta guardare

Nel corso del XVII secolo, un uomo di nome Galileo Galilei decise di non starsene con le mani in mano davanti all’ignoranza, davanti alle convinzioni popolari errate e soprattutto davanti a tutte le costrizioni poste da chi taceva le opinioni scomode; così si impose dimostrando ciò in cui credeva, in un sistema eliocentrico, eretico per i contemporanei, sfidando i poteri della chiesa, la censura e addirittura la morte, insomma era da solo contro tutto e tutti, perché voleva essere libero di migliorare le cose, mettendosi così in gioco veramente.

Oggi viviamo nel mondo del XXI secolo e spesso è la nostra stessa vergogna di esporci e rappresentare un ideale che ci censura, siamo il frutto di generazioni su generazioni che ci hanno insegnato che bisogna essere grati di essere liberi ma non come si mantiene tale virtù; spesso gli unici giudizi che esprimiamo li condividiamo su un social dietro il freddo vetro del nostro telefono, magari non andiamo a votare per non sbagliare o ignoriamo totalmente la vita politica del nostro paese restando unicamente osservatori inermi degli eventi circostanti… beh Galileo un giorno disse:

“Non basta guardare,

Occorre guardare con occhi che vogliono vedere,

che credono in quello che vedono”

 

Parallelamente noi crediamo che per essere liberi non basti guardare, occorre partecipare e credere, bisogna desiderare di esserlo.

-a cura di Giacomo Masci e Manuel Crugnola

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