Giorgio Gaber “la libertà è partecipazione” 

“La libertà non è star sopra un albero 

non è neanche il volo di un moscone 

la libertà non è uno spazio libero 

libertà è partecipazione” 

La libertà è un diritto fondamentale che caratterizza ogni individuo, nonostante esistano diverse accezioni relative al contesto a cui è riferito, tale termine presuppone in ognuno di questi la capacità di agire e di pensare senza alcun condizionamento esterno. 

L’uomo ha sempre aspirato ad una condizione di completa libertà, volendo creare una società che tutela i propri diritti attraverso una legislazione che pone al centro il rispetto della propria persona e quella altrui. 

L’uomo, se consapevole di essere libero, può esercitare tale diritto nella società civile a cui appartiene, attraverso la partecipazione alla vita politica dove avviene la completa formazione dell’individuo. 

Infatti, affinché la libertà non sfoci in una condizione di completo disordine, tali regole devono essere rispettate e condivise da ciascuno. 

Come Giorgio Gaber riporta nella sua celebre canzone “La libertà”: “la libertà non è il volo di un moscone”. Con codesta affermazione l’autore vuole esprimere la necessità di non intaccare la libertà altrui, che è il bene più prezioso degli uomini, ed è quindi di fondamentale importanza tutelarlo. 

Per scongiurare uno Stato d’anarchia, sono stati, perciò, stabiliti nel corso della storia delle restrizioni che, rispettate, tutelano la libertà di ciascuno. La vera libertà non è legata ad una sfera individuale ma si realizza nel piacere di perseguirla attraverso un atto di partecipazione di unione e non di distacco dall’altro. 

Giorgio Gaber con questo brano, incita alla forma di democrazia diretta, ovvero ad una società dove tutti partecipano alle decisioni per il bene della comunità stessa e sono sollecitati a non esercitare solo un impegno politico locale, ma totale e globale, essenziale per essere tutti partecipi e, di conseguenza, liberi. 

Godere di tale diritto non è sempre stato scontato, nel passato era un privilegio per pochi ed è stato conquistato attraverso numerosi sacrifici e rivolte che hanno permesso all’ uomo di partecipare alla vita politica, senza alcuna restrizione riguardo l’espressione del proprio volere.

 Movimenti del ‘68 

Negli anni Settanta le rivolte studentesche in Italia furono sempre più frequenti, tanto da arrivare a definire codesti anni attraverso la connotazione: “Gli Anni di Piombo”. 

Le occupazioni universitarie che si svolsero tra il 1966 e i 1968 erano fomentate dalle rivendicazioni finalizzate al miglioramento dell’Università, ma progressivamente si volle politicizzare il movimento, poiché gli studenti risentivano della forte influenza data dalla formazione di correnti pseudo rivoluzionarie come “Le Brigate Rosse”, in contrapposizione alle “Brigate Nere”, “Potere Operaio”, “Fronte della Gioventù” e altre ancora. 

Nel 1966 infatti, un gruppo di studenti occupò la facoltà di Sociologia dell’Università di Trento e due anni più tardi, l’1° marzo 1968 si verificò lo “scontro di Valle Giulia” che coinvolse centinaia di poliziotti e studenti frequentanti la facoltà di Architettura della Sapienza di Roma. 

Nella sede distaccata di Valle Giulia erano stati organizzati diversi eventi di “controcultura” che portarono all’occupazione dell’università parte di “collettivi” di estrema sinistra. La polizia cercò di reprimere tale moto, ma poco dopo, altri studenti si radunarono per cercare di occuparla nuovamente, tentando di riconquistare la Facoltà presidiata dalle forze pubbliche. Ciò che ci porta a citare tale avvenimento sono le conseguenze dello scontro tra i giovani e le forze dell’ordine, che portarono a centoquarantotto feriti e duecento denunce, dato che suscitò stupore in tutta la popolazione. 

Al termine degli scontri, i militanti di destra occuparono la facoltà di Giurisprudenza, mentre gli studenti di sinistra occuparono Lettere. 

Essa segnò una svolta epocale nei conflitti tra studenti e forze dell’ordine, della quale il movimento studentesco ebbe immediata consapevolezza. 

La poesia di Pasolini 

Parallelamente a questo episodio Pasolini pubblicò, sull’Espresso del 16 giugno, la sua poesia “Il Pci ai giovani” che fu precipitosamente etichettata come un’invettiva contro gli studenti e un sostegno dei poliziotti, nonostante la posizione dell’autore espressa nel testo sia esplicitamente in difesa del Pci e degli operai che subirono le violenze.  

Attualità 

Tali occupazioni non si discostano molto dall’attualità: il 30 marzo del 2022, un gruppo di studenti universitari ha deciso di occupare la facoltà di Scienze politiche e di lettere della Sapienza, a Roma, accusando la rettrice Antonella Polimeni di aver consentito l’ingresso dei blindati nella città universitaria e chiedendo le sue dimissioni. 

Tutti i movimenti riportati si presentano come una grande richiesta di libertà che riguarda ogni ambito sociale: dalla vita familiare e privata al rapporto con le istituzioni pubbliche, cercando di conseguire tutte quelle libertà individuali (libertà di parola, libertà sessuale, libertà di esprimersi, libertà di cultura) viste in un contesto collettivo, comunitario. Ad esempio, gli studenti del’68 si mobilitarono per temi che sono ancora oggetto di dibattiti attuali ma vivono all’interno di un contesto che è contrassegnato da una grande attenzione per gli avvenimenti internazionali (la guerra in Vietnam, le battaglie per i diritti civili), che ha anche portato ad una maggiore consapevolezza dei fatti attuali con un conseguente aumento della partecipazione politica giovanile. 

Ne è conseguita quindi una maggiore attenzione individuale alle proprie aspettative e progetti di vita, ma anche alla sfera pubblica, alla dimensione civica e alla solidarietà collettiva. 

 

 

FONTI:

https://scuola.repubblica.it/campania-salerno-iispubliovirgiliomarone/2014/05/13/la-liberta-e-partecipazione-giorgio-gaber/

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