Nelle ultime elezioni parlamentari (25 settembre 2022), secondo le analisi del voto elaborate da IPSOS (società multinazionale di ricerche di mercato e consulenza) l’astensionismo dei ragazzi nati dopo il 1995, la Generazione Z, è arrivato al 35%. La percentuale è superiore solo ai Boomers (nati fra il 1946 e il 1965), con il 30%.

I valori più alti hanno riguardato la generazione dei Millennials (1981-1995, 45%) e la Generazione X (1965-1980, 40%). L’astensione dei giovani c’è, ma si riscontra un comportamento sensibilmente diverso all’interno della stessa macro-categoria.

immagine Varese centro con persone

La partecipazione è giovane

I ragazzi tra i 18 e i 26 anni, che per la prima volta quest’anno potevano tutti votare anche per il Senato, hanno partecipato con una percentuale importante (65%). Ma cosa si aspettano dalla politica?

Lo abbiamo chiesto a chi pur non avendo l’età è ansioso di votare. I giovanissimi, se potessero, parteciperebbero al dibattito politico, ma si sentono disinformati. Capiscono che la politica ha provato a parlare anche a loro, ma è un mondo ancora troppo disallineato. Lamentano inoltre una scarsa educazione politica a scuola e in famiglia.

 

Cambio di esigenze

L’83% della Generazione Z, secondo un approfondimento realizzato dalla stessa IPSOS, ritiene giusto – o perfino indispensabile – che si affermino un’economia green e delle industrie ecosostenibili. Più in generale si interessano all’ambiente, vogliono contrastare il cambiamento climatico.

Sul piano sociale cercano equità, un maggiore rispetto delle diversità, dei singoli. Vogliono inoltre più meritocrazia e più possibilità di fare esperienze nuove.

Queste esigenze implicano attenzione all’individuo e cura del mondo in cui viviamo. Alle volte sono tanto globali da non essere nemmeno colte dalla politica nazionale, che diventa così “locale”.

Difatti, queste esigenze non sono centrali nella politica italiana. Affronta temi interni più specifici, come le tasse, il lavoro, l’occupazione: tutti argomenti che interessano maggiormente i Millennials. Eppure i veri delusi sono loro. La percentuale maggiore di astenuti appartiene a questa generazione e a quella precedente, la Generazione X.

La parola all’esperto

Ma come sono arrivati i Millennials a questa situazione, con una percentuale così alta di astenuti? Abbiamo intervistato Andrea Scavo, direttore dell’Area Studi Politici di Ipsos Public Affairs, che si è occupato in prima persona dell’analisi del comportamento di voto delle varie generazioni alle ultime elezioni. 

Si possono avanzare delle ipotesi. I Millennials, che hanno fra i 27 e i 41 anni, si sono formati politicamente in un’era in cui la distinzione fra destra e sinistra era più affermata. Quell’atmosfera politica è stata caratterizzata da grandi contrapposizioni, ideali che i Millennials non ritrovano nella politica di oggi. Gli ultimi anni hanno rappresentato un periodo di grandi delusioni dal punto di vista politico” spiega Scavo. Non dobbiamo dimenticare che dopo il 2008 ci sono state una serie di crisi a livello globale che per il nostro Paese sono state particolarmente gravi”.

I Millennials e la generazione X ne hanno subìto le conseguenze sulla propria crescita, la propria emancipazione economica, culturale e professionale. Tutto questo ha portato ad un sentimento di rabbia che ora si traduce in una disaffezione verso la politica, in una scarsa fiducia verso le istituzioni e quindi in un forte astensionismo”.

Ma la Gen-Z è destinata nei prossimi anni a provare la stessa delusione? Difficile fare previsioni” risponde Scavo. C’è una lettura che potrebbe dire: ‘La Gen-Z essendo di età più giovane non ha ancora compiuto del tutto il passaggio alla vita adulta‘.

Mentre i Millennials hanno come priorità le tasse, il lavoro, l’occupazione, i giovanissimi tengono relativamente di più all’ambiente, alla sanità, ai beni comuni, aspetti più idealistici diciamo.

Quindi si potrebbe pensare che con l’avanzare dell’età anche loro svilupperanno queste forme di delusione e di cinismo. Non è detto che sia così. La Generazione Z presenta tratti di partecipazione e comportamenti di voto che li rendono al momento molto diversi dalle due generazioni che li hanno preceduti, e più simili ai loro ‘nonni’ (Boomers e Silent)”.

Osserva Scavo: Ogni generazione è diversa dalle altre, questa per esempio si sta formando in un’era segnata da eventi epocali assolutamente nuovi, come il Covid o il ritorno della guerra in Europa. Dobbiamo vedere come evolve la situazione globale ed economica. Sicuramente la politica è cambiata. La cosa buona per voi è che non è mai stata tanto aperta ai giovani come in questo periodo: l’età non è più un freno per partecipare attivamente. Ci sono poi nuovi canali di partecipazione, nuovi linguaggi che in passato non c’erano. Le carte per partecipare alla politica le avete, dovete trovare voi il modo di imporvi e di giocarle bene”.

Queste carte sono i social network? I social sono un capovolgimento drastico, almeno potenzialmente, dei canali di partecipazione. Oggi le opportunità di visibilità sono alla portata di tutti.” conclude Andrea Scavo. Un mezzo che in altri paesi ha innescato processi di cambiamento molto importanti”.

Ma i social da soli non possono bastare. Il mondo cambia ma non si supera mai del tutto. I social condizionano moltissimo la politica, e c’è una integrazione dei vari canali che è evidente. Dalle nostre ricerche emerge che anche la partecipazione fisica rimane centrale. Le persone interessate alla politica giudicano insoddisfacente la possibilità di incontrarsi fisicamente, di guardarsi in faccia.

Il rapporto tra giovani e politica passa dai social, più che per altre generazioni, ma non può limitarsi a quello”.

 

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