Cittadini di tutto il mondo, unitevi!

Secondo Kierkegaard, filosofo danese del XIX secolo, nelle repubbliche di quel tempo si andava sviluppando il conformismo: ovvero l’uomo aveva più paura che le proprie idee fossero considerate “diverse” piuttosto che false. Questo spinge inevitabilmente gli individui a non porsi troppe domande e ad uniformarsi all’opinione dominante, che è sempre quella dei più forti, siano essi i più ricchi o i più intraprendenti, quelli che controllano i mezzi di informazione o si impongono al governo con la forza. Un esempio è Adolf Eichmann, ufficiale militare delle SS e collaboratore di Hitler dal 1933 al 1945,  che nonostante non volesse prendere parte allo sterminio degli ebrei, non volle opporsi alle decisioni dei gerarchi nazisti poiché, facendo ciò, avrebbe messo a rischio la sua carriera.

In alcuni momenti storici opporsi all’ ideologia dominante avrebbe comportato seri rischi per la propria incolumità, famiglia o interessi. La libertà richiede coraggio.

Per farsi coraggio sono necessari grandi numeri e solo con la partecipazione popolare a manifestazioni di protesta è stato possibile ottenere diritti e riforme. 

È il caso di Iqbal Masih sfruttato in una fabbrica di tappeti del Pakistan fino ai suoi 11 anni: ebbe il coraggio di denunciare lo sfruttamento del lavoro minorile attraverso i media del suo paese e dei paesi dell’Occidente che lo ospitarono per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale. Quando, nel 1995, fu vigliaccamente ucciso per strada, in Pakistan come nel resto del mondo furono numerose le manifestazioni di protesta che portarono alla chiusura di molte fabbriche, alla liberazione di migliaia di bambini tenuti in regime di semi-schiavitù che furono riuniti alle loro famiglie o trasferiti in paesi amici per ricevere assistenza ed istruzione. Altri esempi sono le manifestazioni americane degli anni ‘50 e ‘60 di Martin Luther King e Rosa Parks che guidarono proteste a livello internazionale contro l’apartheid: mobilitarono numerosi cittadini affinché bianchi e neri potessero vivere con serenità in un mondo dove l’uguaglianza regna sovrana. Gli attivisti di quel periodo dimostrarono che la partecipazione della gente comune può davvero cambiare il mondo. 

In Italia l’articolo 2 della Costituzione garantisce le libertà fondamentali: 

 

“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.”

 

Ciò significa che al cittadino vengono riconosciuti i suoi diritti naturali e che lo Stato, come entità superiore di governo che rappresenta il popolo, deve garantire che i diritti non siano calpestati per non cadere in uno stato totalitario. 

Oggi con i soli limiti fissati dalla Costituzione, tutti i cittadini italiani sono liberi di aggregarsi e manifestare pacificamente le proprie opinioni. 

Negli ultimi anni, inoltre, ogni persona può diffondere le proprie idee attraverso mezzi di comunicazione molto potenti che raggiungono ormai in breve tempo qualsiasi parte del globo: i social. Tutti possono esprimere le proprie opinioni e riflessioni, condividendole col resto del mondo. Questi nuovi mezzi di comunicazione hanno permesso, ad esempio, in Italia e nel mondo, le manifestazioni dei “Green Friday”. Gli studenti e i giovani sono tornati in piazza per fare pressione sui governi di tutto il mondo affinché siano intraprese azioni politiche di tutela dell’ambiente a garanzia del loro futuro e benessere. Personaggi famosi si sono schierati per questa giusta causa, ma il potere degli influencer in altre circostanze può essere pericoloso perché può davvero influenzare le persone più fragili che non sono interessate a verificare le informazioni e a sviluppare un pensiero critico. 

Libertà è partecipazione, ma consapevole.

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