Secondo la definizione riportata dal vocabolario Treccani, per libertà si intende: “la facoltà di pensare, di operare, di scegliere a proprio talento, in modo autonomo”. Essa opera in diversi ambiti, tra cui quello morale, giuridico, religioso, politico, economico e di pensiero.

Libertà significa anche libertà di partecipare; ciò significa che non si può considerare libera una comunità se le relative scelte sono calate dall’alto e non generate attraverso il meccanismo della partecipazione.

Le polis greche

Questo concetto di partecipazione era già presente nelle polis greche. La polis nasce attraverso l’aggregazione di villaggi in comunità più ampie e si afferma nell’VIII secolo a.C. Rappresentavano un modello di città-Stato che prevedeva l’attiva partecipazione degli abitanti liberi alla vita politica. Ogni cittadino trovava la propria realizzazione nella partecipazione alla vita collettiva e nella costruzione del bene comune.

A differenza delle altre città-Stato antiche, la particolarità della polis non era tanto la forma di governo democratica o oligarchica, ma l’isonomia, ovvero il fatto che tutti i cittadini liberi erano sottoposti alle stesse norme di diritto. Queste erano concepite come un riflesso della legge universale preposta a governo del mondo.

Partecipazione alla vita politica

Le moderne democrazie permettono a tutti i cittadini di intervenire nella vita politica partecipando alle elezioni, associandosi in organizzazioni politiche, esprimendo i propri punti di vista e influenzando le decisioni del sistema politico.

Tramite il proprio impegno, il cittadino contribuisce alla crescita di una sana dialettica, fondamentale per lo sviluppo armonico e democratico della comunità. Negli ultimi anni sono stati eseguiti degli studi per constatare quante persone si avvalgono della libertà di prendere parte alla vita politica della propria società.

In particolare, negli Stati Uniti i tassi di partecipazione elettorale sono nettamente inferiori rispetto a quelli che si registrano nelle democrazie europee; al contrario però, i cittadini americani sono maggiormente disposti a iscriversi ad associazioni e partecipare alle loro attività. Questo può derivare da una diversità di tradizioni e di cultura politica, oltre che da una varietà di vincoli e incentivi normativo-istituzionali.

Esiste una forte disparità nei tassi di partecipazione anche all’interno di una stessa comunità politica. Facendo riferimento all’Italia, sono bassissime le quote di cittadini coinvolti in alcune forme di partecipazione. Questo riguarda principalmente i giovani che si interessano sempre meno alla politica preferendo occuparsi di sport o reality in tv. Difatti è difficile trovare ragazzi che si ritrovino a discutere di argomenti a riguardo (sul perché delle decisioni prese dal governo o su quale sarebbe stata la soluzione migliore da adottare). Tutto questo è dovuto da una sorta di “anti-italianismo”, ovvero una sfiducia nei confronti delle istituzioni.

Un problema aggiuntivo parte dallo Stato italiano, dal momento che moltissimi ragazzi e ragazze sono impossibilitati nel votare perché possono farlo soltanto nel proprio comune di residenza e, essendo fuori sede, viene vietata loro la libertà di partecipazione; il tutto porta ad un vero e proprio disinteresse nei confronti della vita politica e sempre meno presenza di giovani nei seggi elettorali che sono, invece, fondamentali poiché la società in futuro sarà poi formata da loro.

Questo è proprio il caso della nostra amica Alessia che racconterà qui di seguito come non abbia potuto partecipare alle elezioni del 25 settembre:

“Mi chiamo Alessia e ho diciotto anni, quindi ho la possibilità di poter partecipare alle votazioni, ma non mi è stato concesso di farlo a quelle svoltesi quest’anno. Essendo nata e cresciuta in Sicilia, ed essendomi trasferita da poco qui in Lombardia, non ho ancora la residenza nel mio domicilio; questo, a causa delle leggi italiane, non mi ha permesso di andare a votare. Come me, in moltissimi non hanno potuto esprimere il proprio parere a riguardo ed è una cosa totalmente sbagliata, dal momento che ognuno di noi ha il diritto di voto e quindi il diritto di potersi esprimere liberamente. Tanti studenti fuori sede erano nella mia stessa situazione ed è ormai così da anni e io mi domando, allora, per quale motivo le persone si chiedano come mai i giovani non vadano a votare… il punto è che non tutti sono disinteressati alla vita politica, ma proprio impossibilitati nel potersi interessare. Non sarebbe il caso di cambiare un po’ le cose? Se io non posso esprimere in questo modo la mia libertà di giudizio, allora come dovrei farlo? Da un lato, condivido il motivo di tanto disinteresse anche perché a scuola, ad esempio, di politica non se ne sente parlare, ma lo si potrebbe fare evitando di influenzare gli studenti con le personali idee. Di soluzioni ce ne sono, invece di rimanere in silenzio senza concludere nulla, anche perché a me, come ad altri, interesserebbe poter partecipare alle prossime votazioni.”

Come citato in precedenza, è proprio anche il considerare questo argomento come un “tabù” che riduce la voglia e l’interesse di partecipazione alla vita politica; basterebbe parlarne di più, coinvolgendo un numero importante di cittadini così da incoraggiarli nel prendere parte alla vita delle loro comunità ed eliminare completamente tutto ciò che crea ostacolo o limita la propria libertà.

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