QUANDO LA LIBERTÀ È PARTECIPAZIONE?
La libertà è partecipazione quando un individuo sceglie liberamente ed attivamente di dare il proprio contributo sociale e politico. Agire mettendo al primo posto il bene comune e non del singolo individuo.
Ma cos’è il diritto al voto? Qual’è l’ importanza dell’esercizio di tale libertà?
DIRITTO AL VOTO
Come stabilito dall’articolo 48, in Italia il voto è un dovere civico, ma non è un obbligo.
Dal 3 febbraio 1831, prima legislatura del Regno d’Italia, il popolo è libero di votare i propri rappresentati e quindi di scegliere liberamente da chi essere governato.
Il diritto al voto è stato inizialmente concesso solo agli uomini appartenenti alla borghesia, aventi 25 anni, e solo successivamente venne esteso alla media borghesia, abbassando peraltro l’eta minima a 21 anni.
Alle donne questo diritto venne invece concesso solo dopo il secondo conflitto mondiale, a seguito del referendum istituzionale del 2 giugno 1946.
Il diritto al voto è stata una delle più grandi conquiste sociali, eppure ad oggi per molti appare così lontano e scontato. L’astensionismo negli anni è aumentato in modo preoccupante: nelle ultime elezioni di Governo questo fenomeno ha raggiunto il massimo storico con una percentuale del 37, 2% corrispondente a 17 milioni di Italiani.
CHI SI È ASTENUTO?
L’astensionismo reale, ovvero i cittadini che hanno scelto di non partecipare al voto, secondo un’elaborazione condotta da Openpolis su dati ‘Libro bianco sull’astensionismo’ e Istituto Cattaneo (ultimo aggiornamento, 9 settembre 2022), si dividono in 3 categorie:
- Alienati 16-20% (delusione, critica radicale, riprensione);
- Indifferenti 9-11% (disinteressamento, scarsa informazione) ;
- Involontari 16-18% (problematiche di distanza dal seggio, salute e età);
Frequente è anche l’astensionismo però anche cosiddetto ‘apparente’: una sovrastima di non votanti, dovuta a errori nei conteggi legati a problematiche negli archivi anagrafici e nei registri elettorali.
PERCHÉ NON SI VOTA?
Perché le persone non vanno a votare? Le cause principali dell’astensionismo
Abbiamo visto che l’astensionismo è in crescita in molti paesi europei, ed è un trend consolidato anche nei posti dove votare è obbligatorio. Nel nostro paese se ne discute da tempo.
È perciò importante chiedersi quali sono le motivazioni del non voto?
Gianfranco Pasquino, ex senatore e politologo di fama, evidenzia tre cause principali dell’astensionismo: la tendenza a partecipare solo alle tornate elettorali ritenute più importanti, la forte somiglianza tra proposte e idee dei vari candidati e la cosiddetta “crisi dei partiti”.In Italia la terza opzione sembra essere la più influente, con una generale sfiducia nei confronti dei partiti e delle istituzioni.
Tra le istituzioni analizzate, Parlamento e partiti politici dal 2011 ad oggi hanno il punteggio medio di fiducia più basso: metà di quello relativo a sistema giudiziario e istituzioni locali, e quasi tre volte inferiore a quello delle forze dell’ordine.
Inoltre un terzo delle persone dichiara di non avere nessuno tipo di fiducia nei confronti dei partiti politici, il 22,5% nel parlamento, e il 16,9% nel il sistema giudiziario.
“La fiducia dei cittadini verso il parlamento, il sistema giudiziario e i partiti politici è bassa in tutto il territorio nazionale, ma è un po’ più bassa al nord rispetto al mezzogiorno. Viceversa, la fiducia nelle Forze dell’ordine, nei Vigili del fuoco e nei governi locali è più bassa nel Mezzogiorno e leggermente più elevata al Nord” (rapporto Bes 2015).
Nonostante l’Italia storicamente abbia avuto un tasso di partecipazione alto, è evidente che il clima di sfiducia nei confronti dell’istituzioni ha un peso notevole nella questione. Non dovrebbe sorprendere che il vero crollo dell’affluenza sia avvenuto dopo lo scandalo Tangentopoli e la fine della prima repubblica.
IL TRAUMA DI TANGENTOPOLI
Tutti sappiamo o abbiamo sentito parlare di Tangentopoli.
Lo scandalo e il processo Mani Pulite ha lasciato l’amaro in bocca degli Italiani e il ricordo è ancora ben presente per chi nel 94 votò per la prima volta. I Sociologi evidenziano come la Sfiducia nei partiti e in generale per la vita politica abbia lasciato la sua macchia nel pensiero del popolo Italiano e l’idea ormai corruttibile, o che tende a esserlo, dei governi si trasmetta anche alle nuove generazioni. L’inevitabile risultato è il disinteresse e la riluttanza che aumentano. Si nota la completa assenza nei mezzi di comunicazione di parole chiave come “corruzione” o “sfiducia” prima del 92’.
AFFLUENZA E ASTENSIONISMO: COME E PERCHÉ CRESCE IL PARTITO DEL NON VOTO
Nonostante votare in Italia sia un dovere civico, sempre più persone decidono di non partecipare.
Anche nei paesi in cui questo dovere è stato formalmente impostato come obbligo, il partito del non voto è in crescita.
La notizia dunque non è tanto il basso livello di partecipazione, ma la ragione per cui gli italiani decidono di non votare. Il calo dei numeri è coinciso con lo scandalo Tangentopoli e l’inizio della seconda repubblica. Fino all’inizio degli anni 90 il tasso di partecipazione era poco sotto il 90% (nel 1992 votò il 87,35%), nel 1996 si è scesi all’82,80%, fino ad arrivare al punto minimo per un’elezione politica nel 2013, quando andò alle urne solo il 75,20% degli elettori.
TIK TOK IN PARTITO
Negli ultimi anni, il social TikTok ha riscontrato sempre più successo tra i giovani. Molti politici per raggiungere un pubblico differente si sono serviti di questa piattaforma, finendo per cadere quasi nel ridicolo.
L’uso del social da parte dei politici non è una cosa del tutto nuova, già Salvini, nel 2019, sfruttò questo social. Una mossa audace e rischiosa, considerando i forti legami del social con la Cina. Il risultato però fu eccellente: se in un primo momento non riscattò particolare successo, la sua mossa si rivelò davvero remunerativa. Dopo Salvini, anche altri politici si cimentarono nella creazione di contenuti. Ciò che li accomuna tutti però, è la mancata capacità di trasmettere il loro messaggio. Infatti, la loro totale estraneità dal social, li porta ad essere oggetto di prese in giro da parte di tutti gli utenti.
Quali sono stati gli errori dei debuttanti?
I principali sono stati: il tono, opportunistico e saccente e le funzioni, che spaziano dalla possibilità di modificare ed editare immagini e video, alla possibilità di cambiare l’audio. I politici potrebbero risultare al centro di parodie sicuramente molto divertenti, ma non certo favorevoli alla loro immagine o idonee alla loro reputazione.
La scelta dunque dei politici di utilizzare TikTok è più che opinabile. Apparentemente può sembrare un successo, ma nella realtà è molto più complicato: i social sono mezzi di comunicazione usati con saccenza e ignoranza, non risaltano la figura dell’immagine pubblica Italiana. Parallelamente può aver causato lo scherno da parte delle generazioni più giovani che si interfacciano quotidianamente coi vari media.
IL VOTO ALL’ ESTERO
Contrariamente a ciò che avviene in Italia, nel resto del mondo ci sono altri paesi dove il voto è obbligatorio. Ad esempio :
- in Belgio, in non votanti possono essere penalizzati con la limitazione del lavoro nel settore pubblico.
- Nella Corea del Nord a tutti i cittadini viene imposto di recarsi alle urne e la trasgressione di tale dovere viene punita non solo con un ammenda.
- In Australia l’astensionismo viene sanzionato con una multa che varia dai 15 ai 55 €, esenti i casi in cui si abbia una concreta motivazione.
- Paesi come America Latina, Egitto,Turchia e molti altri, rappresentano una contraddizione, poiché nonostante ci sia l’obbligo di voto, i cittadini che scelgono di non partecipare alle votazioni, non vengono sanzionati.
- In Ecuador, esiste l’obbligo di voto e nei programmi elettorali sono stati inseriti anche progetti al fine di agevolare la votazione delle categorie più svantaggiate.
Nonostante in questi paesi viga dunque tale obbligo, l’assenteismo del voto è in crescita, e, talvolta, addirittura peggio che nel nostro paese.
La questione principale quindi non è la scarsa partecipazione, ma i motivi profondi legati a questa.
LA LIBERTÀ DI PARTECIPAZIONE È SEMPRE LIBERTÀ DI SCELTA?
Non sempre partecipare significa essere però liberi di scegliere. Ad esempio in Russia sembra che addirittura le elezioni siano fittizie e vengano ‘manipolate’ per nascondere il regime esistente di fatto totalitario e mostrare, per contro, una falsa transizione verso la democrazia. I cittadini sarebbero dunque in questo caso, solo apparentemente liberi di partecipare alla vita politica ed eleggere i propri rappresentanti. Infatti Putin detiene il potere da più di un decennio e rappresenta l’unica alternativa come leader politico, limitando in modo sistemico il ruolo delle minoranze.
UN CONCETTO CHE DURA NEL TEMPO
Giorgio Gaber nel 1972 definisce la libertà scrivendo nella sua canzone:
“la libertà non è star sopra a un albero, non è neanche il volo di un moscone, la libertà non è uno spazio libero, libertà è partecipazione”.
Ciò che intende dire è che la libertà è tale solo se acquisita consapevolmente ed esercitata attraverso una concreta partecipazione politica. “La vera libertà quindi non è quella dell’uomo, che vive allo stato di natura, soddisfacendo ogni suo bisogno in modo inconsapevole, ma è quella che deriva dal vivere associato e dallo sviluppo della ragione”.
Quest’idea richiama il pensiero del famoso filosofo illuminista Rousseau, creatore del mito del buon selvaggio, che vive in maniera autonoma e indipendente, godendo della massima libertà. Attraverso una serie di fasi, l’uomo passa dalla vita isolata alla vita in società e questo percorso rappresenta per Rousseau la causa di tutti i mali e la perdita della libertà originaria. La società contemporanea viene quindi, dal filosofo, aspramente criticata. Nonostante questo pessimismo, nel “contratto sociale”, il filosofo descrive il modo in cui dovrà essere costituita la società: gli individui dovranno rinunciare ai loro interessi particolari cedendoli allo stato, che rappresenta la volontà generale. Da qui un nuovo concetto di libertà, intesa come consapevolezza di partecipare alla realizzazione del bene comune. Quindi anche Rousseau riconosce che la liberà non fa parte della natura dell’uomo, ma va conquistata ed esercitata attraverso la partecipazione.
“Libertà è partecipazione”, è il concetto che pone sullo stesso piano un filosofo illuminista del diciottesimo secolo e un cantautore del ventesimo, concetto che dovremmo sempre ricordare e mettere in pratica anche al giorno d’oggi, perché la libertà è un diritto, ma è solo la partecipazione che ci permette di esercitarlo.
Link al video: https://youtu.be/0NYOsVt5ldQ
Clementina M. Zanforlin Mira Bonomi, Sara Giana, Alyssa Cortese, Alice Vigani