Libertà è partecipazione

Giorgio Gaber nel 1973 canta “libertà è partecipazione”. Dopo oltre quarant’anni, queste parole suggeriscono un modo di interpretare la libertà: poter scegliere se contribuire o meno alla vita politica e sociale del Paese.   

Come si può evincere dalle opinioni raccolte e dalle statistiche, la maggioranza degli italiani ha votato alle elezioni del 25 settembre 2022. Il 64% della popolazione ha espresso il proprio voto principalmente perché ritiene sia un dovere del cittadino portare avanti il sistema democratico. 

Infatti, questo senso del dovere è accompagnato dall’intenzione di far sentire la propria voce, anche per dare un dissenso. Così non si lascia libero arbitrio alla classe politica: i voti ricevuti sono in proporzione con la rappresentanza in parlamento dell’opinione pubblica.  

Malgrado queste argomentazioni, si è notata una sfiducia nel futuro e una speranza vacillante nelle istituzioni stesse; l’astensionismo, con queste ultime elezioni, ha raggiunto un livello mai toccato nella storia della Repubblica Italiana. 

 

Astensionismo in crescita

Il fenomeno dell’astensionismo viene studiato da una commissione proveniente dal Dipartimento per le riforme istituzionali. I dati vengono raccolti in un libro bianco. 

L’11,5% (dati Istat) si astiene perché obbligato da cause di forza maggiore: gli anziani e gli infermi hanno difficoltà a muoversi per raggiungere i seggi e gli studenti universitari fuorisede sono impossibilitati dalla legge a votare al di fuori del loro comune; quest’ultimo aspetto è aggravato dal lato economico. 

Circa il 10-15% non vota per indifferenza e disinformazione. Difatti, abbiamo riscontrato, anche da alcune testimonianze presenti nel video, che soprattutto la classe meno abbiente non ritiene che il proprio voto possa influire sulla propria condizione. Un altro problema è la scarsa consapevolezza della modalità stessa di voto, dei programmi elettorali e delle motivazioni per cui questo gesto è necessario. Senza una ricerca personale, non si riceve un’educazione da parte del governo.  

Gli alienati compongono circa il 15-20% degli aventi diritto: la loro scelta è dettata da motivi di protesta o sfiducia nei confronti della classe politica. 

 

I politici come meme

La sfiducia nasce soprattutto dalle promesse fatte dai nostri rappresentanti e politici, poi procrastinate o non mantenute. Ormai questa consapevolezza rientra nella mentalità del cittadino, che perde interesse.  

Nel mondo dei giovani l’opinione dei politici è influenzata dai loro comportamenti poco professionali e inappropriati, che li rendono veri e propri meme; ovvero vengono presi in giro, decontestualizzati e inseriti in situazioni ancor più esilaranti attraverso i social media.  

Ad esempio, vengono riportate a livello internazionale le gaffe per la scarsa competenza linguistica, o ancora le espressioni e le azioni che si permettono di pronunciare e compiere nelle sedute in Parlamento.  

 

Politica da boomer

È un luogo comune pensare che la maggior parte dei giovani non votino o non si interessino al mondo della politica. In realtà i social possono essere uno strumento di informazione; infatti, come si nota dalle testimonianze raccolte, molti ragazzi cercano di educarsi in questo modo. 

Tuttavia, secondo un sondaggio realizzato da CNC Media in collaborazione con Sole 24 Ore, il 90% su un campione di 20 mila under 35 dimostra di non fidarsi dei politici. Una possibile astensione della fascia giovanile può essere dovuta al fatto che non ci siano candidati in cui ci si possa rispecchiare, dal punto di vista anagrafico e ideologico. 

Pertanto, la Generazione Z non si riconosce negli obiettivi dei programmi elettorali. Infatti, pochi trattano di questioni che interessano la gioventù, come il riscaldamento climatico, la crisi sociale, le disuguaglianze e le discriminazioni.  

I prossimi governi hanno la responsabilità di coinvolgere le nuove generazioni nel sistema politico che queste erediteranno.  

 

Fonti: Openpolis, Sole 24 Ore, La Repubblica, Ipsos.

Realizzato da Giacomo Trotti, Irene Romè, Chiara Calloni.

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