Cosa si intende con il concetto di “libertà” e “partecipazione”?

La libertà è un diritto inviolabile dell’essere umano, intende la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi ed agire per sé stesso senza costrizioni. Nell’ambito storico-politico, la libertà è partecipazione, come ci suggerisce anche il cantautore italiano Giorgio Gaber nella sua canzone “La libertà”:

 “La libertà non è star sopra un albero

non è neanche il volo di un moscone

la libertà non è uno spazio libero

libertà è partecipazione”.

Libertà significa far parte di qualcosa, vivere in una società che non può essere vissuta come individui singoli ma intesa come un collettivo: essa si può trovare quindi, stando in democrazia. Questa non significa avere la possibilità di agire o restare impassibili e indifferenti, ma bensì è la possibilità di partecipare attivamente alla vita politica, da qui il binomio libertà-partecipazione, al fine di decidere del proprio futuro e di lottare per i propri diritti.  

Partecipare vuol dire “prendere parte” alla vita politica della società in cui si vive e alle attività della propria comunità. La partecipazione richiede collaborazione e questo porta alla condivisione di regole e valori che rafforzano l’agire individuale. Gli individui diventano quindi cittadini attraverso la partecipazione ed essi sono parte o possono far parte di un contesto politico mediante alcuni atteggiamenti concreti con cui  si cerca di influenzare le decisioni di chi detiene il potere, attraverso il quale si cerca di mantenere o modificare i valori del sistema di interessi dominanti.

Diritto di voto

Il diritto di voto è uno dei diritti garantiti ai cittadini dalla Costituzione della Repubblica italiana. Volendo darne una definizione, consiste nel diritto di partecipare ad una votazione, sia di tipo deliberativo (un referendum) o elettivo (il rinnovo del Parlamento o di un Consiglio Regionale o Comunale). Un Paese che garantisce il diritto di voto ed il suffragio universale, dunque, sostiene i valori della democrazia e della sovranità popolare. O, almeno, così dovrebbe essere.

La politica e la Generazione Z

La relazione tra la classe politica e le nuove generazioni di cittadini è oggi complicata e dibattuta, il risultato è un sentimento di sfiducia reciproca. Come evidenziano diversi sondaggi, nella fascia d’età 18-34 anni il dato sull’astensionismo è il 37% (+1% rispetto al dato generale), è importante sottolineare che però per gran parte di loro si trattava del primo voto. Per il restante 63% la campagna elettorale non è stata abbastanza convincente: quasi nessuno tra i partiti che hanno avuto la maggiore esposizione mediatica durante le settimane precedenti alle elezioni può dirsi soddisfatto.

Quali sono le motivazioni?

Il sentimento di sfiducia reciproca è dovuto al tradizionalismo della classe politica che sembra non incline al cambiamento e, ai giovani accusati di essere disinteressati e pigri in questo ambito.

L’alto tasso di astensionismo nei giovani durante l’ultima elezione è causato da diversi fattori, tra i quali: 

  • la mancanza di candidati giovani e candidati da cui possono sentirsi rappresentati: in Lombardia, sono appena 17 i candidati under 35 presentati dai principali partiti (centrodestra, centrosinistra, terzo polo) su 201 posti disponibili. Dopo il 25 settembre ci siamo ritrovati ancora con un Parlamento relativamente anziano, che difficilmente porterà avanti le istanze sentite dalle giovani generazioni;
  • i programmi elettorali non condividono le priorità e gli obiettivi della Gen Z: i giovani di oggi hanno a cuore i diritti civili, l’ambientalismo, la lotta alle forme di discriminazione (sessismo, razzismo, omofobia, body shaming…), ma anche temi “maggiori” come l’eutanasia. Cause che sono poco toccate dai principali partiti, soprattutto quelli che più probabilmente avranno la maggioranza in Parlamento;
  • la poca chiarezza nei programmi proposti e la poca informazione a riguardo;
  • il metodo di voto poco funzionale: si pensi all’alta percentuale di anziani sul totale della popolazione o all’aumento degli studenti e dei lavoratori fuori sede. In questi casi la decisione di astenersi potrebbe derivare dal fatto di non riuscire fisicamente a recarsi alle urne. 

Come ridurre l’astensionismo?

A livello pratico per ridurre l’astensionismo bisogna in primis conquistare la fiducia dei potenziali elettori, bisogna  dunque farli sentire parte dell’istituzione per cui voteranno. Sarà necessario inoltre informarli in modo esaustivo facendo in modo che abbiano tutte le informazioni su come e quando votare. Questa missione può essere facilitata da una serie di proposte, già sperimentate sul campo, in altri Paesi democratici, come l’election pass (digitalizzazione della tessera e delle liste elettorali) e l’election day (concentrazione delle scadenze elettorali in due soli appuntamenti annuali).

Da influencer a politica e viceversa

È interessante notare come siano rari, all’interno del nostro Paese, gli esempi di iniziative che coinvolgano i giovani nel dibattito politico. Per far fronte a questa problematica, sono stati adottati nuovi strumenti come canali digitali, utili per il confronto e per liberarsi, come detto in precedenza, dall’immobilismo che caratterizza l’Italia.

Un esempio è quello di Arianna Biella, tiktoker con più di 400.000 followers, che sta realizzando il suo sogno di entrare in politica e che in questo momento studia scienze politiche. Nonostante la sua giovane età, Arianna è già diventata consigliera comunale del suo paese, Desio, in provincia di Monza. La ragazza è stata eletta con la Lega, il cui massimo esponente a livello nazionale è il segretario del partito Matteo Salvini.

Anche diversi politici, quelli che per una vita non  hanno parlato ai giovani, si son resi conto che il loro voto vale tanto quanto gli altri, se non di più. Così a meno di tre settimane dalle elezioni, sono sbarcati in massa su TikTok, il social dei ragazzi. Hanno provato a presentarsi e fare qualche video secondo loro divertente, e successivamente parlato dei problemi dei giovani e proposto qualche soluzione su salario minimo, lavoro, previdenza, università e altri temi d’interesse di un mondo da sempre dimenticato. 

Per concludere il nostro discorso, la libertà è partecipazione in ambito sociale ma anche politico, essa infatti é la possibilità di compiere le proprie scelte, anche quelle possibilmente sbagliate. Il compito più arduo delle democrazie moderne è proprio quello di dover bilanciare la libertà individuale con gli interessi pubblici oppure trovare un equilibrio tra interessi individuali. 

Articolo a cura di: Bertoncelli Chiara, Bombardieri Camilla, Cortesi Laura.

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