“La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.       I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno  diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.”
                                                                                                                                                                                                                                                      Articolo 34 costituzione italiana

In questo modo la costituzione italiana esprime l’importanza di questo diritto, che ancora oggi, non tutti i paesi riconoscono come un diritto fondamentale. Infatti il diritto all’istruzione fa parte dei diritti fondamentali ed è stato riconosciuto nel 1948 dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. 

Da sempre l’uomo ha dato molta importanza alla cultura e all’istruzione, al desiderio di conoscere  il mondo e i popoli, di interpretare la natura e le sue regole, di tramandare il bello e rappresentarlo nelle arti della pittura, della scultura e di godere di tutto questo viaggiando in ogni parte del mondo. Peccato che tutte queste attitudini per secoli siano state un privilegio riservato a pochi,  ovvero ad  una ristretta  parte della popolazione  di nobile estrazione che  governavano e che detenevano grandi ricchezze e potere. Ciò impediva ai poveri di ribellarsi: in ogni momento della storia dell’umanità un popolo di ignoranti non è in grado di  opporsi ai soprusi, non può ribellarsi alle angherie ricevute da parte di chi tiene in pugno la sua vita e non solo la sua istruzione.

Nel 781 d.C. Carlo Magno fondò la scuola palatina, favorendo lo sviluppo dell’istruzione. Carlo Magno considerava la cultura estremamente importante per formare una classe dirigente competente ed un popolo devoto e riconoscente. In un’epoca in cui la percentuale degli analfabeti era altissima, l’imperatore si impegnò affinché anche i figli di famiglie umili potessero ricevere una istruzione di base. Egli iniziò una vera e propria “riforma scolastica”, che prevedeva tre cicli d’istruzione: il ciclo elementare, quello dedicato alla formazione artistico scientifica e l’insegnamento della teologia. 

Nonostante questa intuizione, la realtà è che nei secoli che seguirono dall’età medievale e fino alla moderna l’istruzione fu un privilegio dei pochi che disponevano di adeguate ricchezze per pagare un precettore o che vivevano alle corti di governanti illuminati o nei conventi. Il principio che l’istruzione sia, invece, un diritto fondamentale di ogni persona si è affermato con lentezza. Vi hanno contribuito, in primo luogo, la Riforma protestante di Martin Lutero, sostenendo che ogni cristiano deve saper leggere e interpretare la parola di Dio; in secondo luogo, gli illuministi del Settecento, affermando che la ragione è comune a tutti gli uomini che  dovrebbero avere uguali diritti, tra cui quello all’istruzione. In seguito anche le esigenze della società industriale hanno favorito la formazione del popolo, con gradi di istruzione adeguati alla loro funzione nel sistema. 

Nella prima metà del secolo scorso, persino nella cultura occidentale, le donne erano considerate inferiori e si sentivano inferiori loro stesse. Motivo per cui spesso i genitori non pagavano alle proprie figlie un corso di studi. Si pensava che il lavoro della donna fosse quello di prendersi cura dei bambini e della casa. Oggi l’Italia è un paese abbastanza avanzato sotto questo aspetto. In alcuni paesi però, le donne sono ancora trattate come inferiori e in casi estremi come oggetti. In alcuni paesi mediorientali purtroppo, le donne non hanno l’opportunità di studiare o ricoprire ruoli di un certo livello. 

Come molti altri, il diritto all’istruzione nel nostro paese viene dato per scontato e viene soprattutto sottovalutato, ma l’analfabetismo non si è ancora estinto definitivamente. Non dobbiamo pensare che il diritto sia una cosa scontata, perché in alcune parti del mondo ai bambini o alle donne non è permesso andare a scuola e vengono quindi privati del diritto di imparare a leggere e scrivere. Ancora oggi troppo spesso non si dà la giusta importanza alla cultura che è fondamentale anche per l’esistenza di una democrazia in quanto ci insegna ad essere liberi. Proprio per questo la cultura e il sapere, sono considerati pericolosi dai regimi perché un cittadino acculturato è un cittadino che si ribella a situazioni che vogliono minacciare la dignità umana. E’ questo il caso delle donne in alcuni paesi sottosviluppati. Non tutti sanno che ci sono ragazze afghane, pakistane, nigeriane che lottano e hanno lottato per andare a scuola. Un esempio molto noto è quello di Malala, una ragazza pakistana che ha rischiato la vita per sostenere le sue idee. Malala iniziò la sua battaglia all’età di undici anni scrivendo un diario anonimo online nel quale raccontava la vita di una scolara in Pakistan sotto il regime dei talebani. Proprio questi ultimi, nel 2009, imposero la chiusura delle scuole femminili dando inizio ai primi conflitti. Quando Malala tornò a casa dopo l’assedio dei talebani, che portò alla distruzione della sua scuola, nonostante le minacce continuò a sostenere l’istruzione delle ragazze. Il 9 Ottobre 2012 Malala rimase ferita alla testa da un proiettile dopo un agguato talebano all’autobus della scuola.

In alcuni paesi del terzo mondo molti bambini non hanno la possibilità di ricevere un’istruzione. Oggi sono circa 70 milioni i bambini che ancora non hanno accesso all’educazione di base e la maggior parte vive in Africa e nell’Asia meridionale e occidentale. La povertà è la causa maggiore dell’esclusione dalla scuola di questi bambini. Molti ragazzi dei paesi più sviluppati, che hanno la fortuna di poter andare a scuola, non ne capiscono l’importanza. Spesso lasciano la scuola prima di terminare gli anni d’obbligo senza conseguire un diploma. Bisogna capire che lo studio è importante perché aiuta a crescere intellettualmente. La scuola educa e non si limita alla formazione degli studenti. Lo studio non deve essere un privilegio di pochi, ma un diritto di tutti e dobbiamo lottare per realizzarlo.

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