Quest’anno a Varese il Bloglab non è l’unico a trattare di diritti umani: infatti a Villa Panza è stata allestita un’esposizione di opere che trattano proprio di questo argomento. Nella pittoresca proprietà del Fai, esposta insieme alla collezione della villa, la mostra si articola in sei sezioni, ciascuna delle quali tratta di un ambito diverso. Interessante e toccante, le opere mostrano una dimensione personale dei diversi artisti su queste tematiche, da cui sono spesso colpiti.

Condizione femminile

 

Questa sezione tratta di diversi aspetti legati al ruolo della donna in una società ancora prevalentemente maschile, dalla violenza domestica, alla condizione delle donne in paesi come l’Iran, fino alle situazioni drammatiche del carcere e il desiderio di poter esprimere la propria sessualità liberamente. Nell’opera ritratta in foto l’artista racconta la figura della donna in Iran da una parte sottomessa da dettami religiosi rappresentati dall’abito, il chador, ma dall’altra costretta a combattere in un paese devastato dalla guerra, simboleggiata dal fucile. I testi scritti sulle mani infine raccontano del femminismo e della sessualità.

Memoria di un popolo

Il desiderio di preservare la cultura di ogni comunità è raccontato in questa sezione, in cui gli artisti ricordano tradizioni del proprio paese di provenienza, nella speranza che non vengano dimenticate. In quest’opera in particolare l’artista ha raccolto tessuti e immagini dalla comunità Pakistana di New York, dove si è trasferita, riportando alla luce il ricordo del suo Paese di origine.

Colore della pelle

Riguardo al razzismo, la terza sezione raccoglie lavori che raccontano la discriminazione causata dal colore della pelle a partire dall’apartheid, portandoci a riflettere sul tema del trauma transgenerazionale, fino a tematiche più quotidiane, ovvero la violenza della polizia negli Stati Uniti. Proprio di questo argomento tratta l’artista dell’opera presente nella foto, in cui su un vassoio per gioielli sono raccolte alcune targhette d’oro e d’argento con i nomi delle persone nere che, disarmate, sono state vittime di tale sopruso.

Identità multiculturale

La seconda sala è dedicata interamente al tema dell’incontro tra diversità, in cui gli artisti raccontano la loro esperienza come figli di differenti tradizioni e l’invito a raggiungere la convivenza pacifica e rispettosa tra culture. Di questo è esempio l’istallazione nell’immagine, che raffigura i simboli delle tre religioni più influenti, la stella di David per l’ebraismo, la croce per il cristianesimo e la Mecca per l’islam, che piano piano si tramutano in una sfera, come quella al centro, rappresentando come i tre credo diversi possano e debbano raggiungere un’unità.

Vittime del potere

In questa sezione il tema affrontato è quello della violenza compiuta dagli stessi governi sui propri cittadini, che vengono controllati e oppressi da censure, genocidi, guerre e sfruttamenti. Sono raccolti quadri, installazioni e fotografie di denuncia sociale di eventi presenti e passati. Questi sei quadretti sono pagine di riviste naziste modificate dall’artista che ha coperto alcune parti per simbolicamente cancellare le violenze che la sua famiglia ha subito, essendo costretta a fuggire dalla Romania.

La tutela dell’ambiente

L’ultima stanza è dedicata all’ecosistema e in particolare ai gravi danni che l’essere umano gli ha causato. Le opere lì contenute vogliono denunciare l’inquinamento e il consumismo e sottolineare l’urgenza di un cambiamento di direzione per tentare di salvaguardare ciò che è rimasto nel nostro pianeta. L’immagine proposta raffigura la gigantografia di un contadino posta in una fossa e rappresenta un omaggio a tutti gli agricoltori che continuano a lottare contro le monocolture intensive. La fossa sta a simboleggiare allo stesso tempo un defunto sepolto, ovvero le piccole proprietà terriere che si avvicinano velocemente alla morte, e i semi nel terreno che creano nuova vita.

 

La mostra, inaugurata a Varese il 21 settembre, rimarrà esposta fino all’8 dicembre, quindi c’è ancora il tempo di visitarla per chi non ne era a conoscenza o non ne ha avuto l’occasione. È possibile utilizzare un sito creato dalla villa stessa in cui sono illustrate e spiegate tutte le opere per accompagnarsi durante la visita. Questo sito si può trovare mediante un QR code presente all’interno dell’esposizione. È un’esposizione molto interessante e vale la pena andare a vederla, soprattutto se si vogliono approfondire i temi trattati.

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