“We hold these truths to be self-evident,  that all men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and the pursuit of Happiness.”

-Riteniamo che queste verità siano inequivocabili, che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che sono stati dotati dal loro creatore di alcuni diritti inalienabili, che tra questi ci sono la Vita, la Libertà e la ricerca della Felicità-

Questo è quello che troviamo scritto nella dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti sancita nel 1776, ed è da allora che viene rispettato il “diritto alla felicità”: nonostante non sia formalmente scritto all’interno della costituzione americana, la corte suprema lo ritiene un diritto, una questione a cui il governo deve rispondere nella presa di decisioni; ma cosa si intende per felicità al giorno d’oggi?

La ricerca della felicità è sempre stata al centro dell’esistenza umana ma, a causa degli standard moderni, ha sviluppato una connotazione utopica: la felicità, per quanto soggettiva e equivoca, può essere pensata come il raggiungimento della piena soddisfazione dei propri desideri.

Qual è in quest’ottica la funzione dello stato?

É innegabile che il benessere dell’individuo derivi da una condizione di agevolazione strettamente dipendente dallo stato, come una situazione di stabilità economica e di fiducia nei confronti della propria comunità: basti guardare il Bhutan che è uno dei paesi più felici al mondo, dove la felicità interna lorda ha priorità rispetto al prodotto interno lordo e viene favorita attraverso la promozione di un’attiva vita pubblica, uno sviluppo socio-economico equo e sostenibile e un’annessa protezione dell’ambiente.

È necessario che oltre ad un’attenzione al benestare della collettività, l’autorità pubblica promuova la cura relativa a tutte le problematiche connesse alla salute mentale: pensiamo all’educazione sui disturbi psichici, all’accessibilità alle cure terapeutiche o più semplicemente alla promozione della ricerca.

Il diritto alla felicità in Italia

L’Italia è un paese dove il diritto alla felicità non è riconosciuto né a livello costituzionale né come priorità. L’unica menzione, seppur implicita, si trova nell’art.3 della Costituzione: “[…] E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”

La depressione è il disturbo mentale più diffuso nel nostro Paese. L’Istat rivela che in Italia ci sono 2,8 milioni di persone che soffrono di questo disturbo, mentre altre 1,5 milioni soffrono di disturbi depressivi episodici. In quasi la metà dei casi la depressione è dovuta all’ansia. (www.notizie.it/salute-benessere/2019/11/07/depressione-in-italia/)  

Queste problematiche sono sempre più spesso causate dall’attaccamento delle persone a social network che promuovono canoni di vita sempre meno realizzabili: storie di influencer con un corpo apparentemente “perfetto”, circondati da amici e con un seguito esorbitante, che fanno trasparire un’immagine di esistenza da sogno; la pressione sociale non fa altro che alimentare il nostro bisogno di raggiungere standard impossibili per la conquista della, già nominata, felicità inarrivabile.

Dal nostro personale punto di vista, in Italia non viene fatto abbastanza per curare questo tipo di disturbi che negano a oltre il 7% della popolazione uno dei suoi fondamentali diritti: la felicità.

Nel corso del tempo sono stati fatti parecchi progressi ma siamo ben lontani dal raggiungere il pieno riconoscimento di questo diritto: in una società che da sempre più spazio ed importanza al benessere mentale ci sembra il minimo che vengano dati anche strumenti per contrastare questi problemi.

 

La felicità per noi è:

SAMANTHA SIGOLO [Castellanza, 17 anni]

La felicità non può esserci 24 ore al giorno, altrimenti la chiamiamo normalità. L’unica cosa che mi renderebbe davvero contenta, realizzata, è sapere che ho fatto qualcosa di buono per gli altri, che sono stata utile, che le mie azioni sono servite. In secondo luogo vorrei solo essere amata, amata incondizionatamente e non costantemente giudicata e angosciata da quello che gli altri potrebbero pensare di me. La felicità la associo alla spensieratezza e per me è qualcosa che mi spetta di diritto, ne va della mia salute mentale e voglio vivere la mia vita senza tutti questi pensieri tristi dettati da paranoie create dai social e da quello che trovo nel telefono.

NICOLE PATRI’ [Castellanza, 17 anni]

La mia felicità è il gelato e la palestra.

NICOLE MARCANTE [Caronno Varesino,17 anni]

La felicità per me è trovare se stessi, imparare a conoscersi e a capirsi. Comprendere che l’unica vera priorità, sei tu.

BEATRICE LUNARDI [Canegrate, 17 anni]

Per me la felicità è composta da tante cose, una passeggiata, una cena fuori o anche un bel voto a scuola. Per me sono le piccole cose a contare, quelle cose inaspettate che sono fuori dalla tua normalità; quelle cose che ti fanno sentire rispettata, tranquilla e a tuo agio. La felicità massima però, la riuscirai a raggiungere solo quando inizierai a rispettare te stesso.

 

   E la felicità per te cos’è?

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