Che cos’è?
A partire dalla definizione letterale presente nel vocabolario, l’eutanasia è:
“Nel pensiero filosofico antico, la morte bella, tranquilla e naturale, accettata con spirito sereno e intesa come il perfetto compimento della vita”;
“Morte non dolo
rosa, ossia il porre deliberatamente termine alla vita di un paziente al fine di evitare, in caso di malattie incurabili, sofferenze prolungate nel tempo o una lunga agonia; può ess
ere ottenuta o con la sospensione del trattamento medico che mantiene artificialmente il paziente in vita (e. passiva), o attraverso la somministrazione di farmaci atti ad affrettare o procurare la morte (e. attiva)[…]”
– Vocabolario Treccani
I due metodi riportati in precedenza vanno distinti da un terzo, denominato “suicidio assistito” il quale consiste in una vera e propria prescrizione o fornitura da parte del medico, di un farmaco in grado di provocare la morte del paziente che potrà decidere quando assumere, avendo così il pieno controllo della sua morte. Un’altra distinzione va fatta tra eutanasia volontaria, se il paziente è in grado di decidere e richiede lui stesso la pratica, non volontaria, se il paziente non è più in grado di prendere una decisione (ma potrebbe avere espresso in precedenza la propria volontà) ed infine involontaria, se il paziente sarebbe in condizione di decidere ma il suo consenso non viene richiesto.
Legale o illegale?
In Europa, i paesi in cui è legale l’eutanasia vera e propria sono: Paesi Bassi, i primi ad averla approvata, Belgio dal 2002, Lussemburgo dal 2009 e Spagna dal 2021. Attualmente in Italia l’eutanasia attiva, così come il suicidio assistito, costituisce reato e rientra nelle ipotesi previste e punite dall’articolo 579 (Omicidio del consenziente) o dall’articolo 580 (Istigazione o aiuto al suicidio) del Codice Penale. Al contrario, l’eutanasia passiva, costituisce un diritto inviolabile in base all’articolo 32 della Costituzione e alla legge 219/2017 sul testamento biologico che consente di decidere i trattamenti sanitari ai quali si accetta di essere o non essere sottoposti.
L’iniziativa, portata avanti dal Comitato Eutanasia Legale, nato grazie all’Associazione Luca Coscioni, prevede, secondo il testo della proposta di referendum, una parziale revoca dell’articolo 579 del codice penale, citato in precedenza, basandosi sul modello adottato da Belgio e Paesi Bassi. Per la prima volta quest’anno sono state raccolte, anche online, oltre 1 milione e
200 mila firme, superando così la soglia delle 500 mila che occorreva raggiungere entro il 30 settembre 2021 per far sì che questo progetto procedesse fino ad approdare sul tavolo delle istituzioni.
Nasce così però la necessità di avere una norma che regoli il contrasto tra i diritti inviolabili della persona, la quale può decidere per il proprio corpo e scegliere se sottoporsi o meno a determinate cure; ed il dovere dello Stato di tutelare i propri cittadini. Quest’ultimo corrisponde anche ad un obbligo, per i medici, di prestare le proprie cure, ritrovandosi così in una disomogeneità nell’applicazione della materia.
Argomentazioni pro e contro
Pro:
- Ogni essere umano ha il pieno diritto di controllare la propria vita così come la propria morte;
- Una vita può essere ritenuta tale quando si parla di “vita di qualità” la quale vale la pena vivere;
- Ciò che provoca una malattia terminale e alcuni trattamenti per questa, minano il tenore dell’esistenza del malato creando una vera e propria agonia.
I sostenitori, ovviamente, ritengono che la scelta di morire non deve coinvolgere terze persone e tanto meno decidere per loro.
Contro:
- La vita è un dono di Dio e solo Dio può decidere quando toglierla ad un essere umano, quindi cercare la morte sarebbe come sostituirsi ad egli;
- I medici hanno l’obbligo di preservare la vita umana;
- Si arriva alla giustificazione della riduzione delle spese finalizzate alla ricerca di trattamenti efficaci contro determinate malattie (nella fattispecie, quelle per le quali è prevista l’eutanasia);
- I familiari di un malato terminale, desiderano spesso passare del tempo con il proprio caro, prima della morte.
Il caso di un’eutanasia negata
Ottantatreenne si suicida in Spagna
La protagonista dell’accaduto, che ha avuto luogo a Madrid, è Emilia, donna ottantatreenne, affetta da 14 anni da una patologia muscolo-scheletrica cronica e incurabile. Oltre ad essere intollerante agli antidolorifici, portata così a dover sopportare quotidianamente i lancinanti dolori, ai suoi mali si aggiunge un tumore alla vescica. La donna decide così di affidarsi il 7 luglio, alla pratica dell’eutanasia, che sebbene già legale nel suo Paese, le viene negata.Difatti il suo medico curante dell’ospedale Gómez Ulla di Madrid, nonostante avesse inizialmente dato il suo consenso, dopo 48 ore cambia idea, professandosi obiettore di coscienza. Il caso si conclude in tragedia con il suicidio di Emilia, che pone fine alla sua agonia in autonomia, lanciandosi dalla finestra del suo appartamento.
Secondo quanto riportato da fonti vicine alla donna, dalla sua prima richiesta, fino a sabato 6 novembre – giorno del suicidio- , non ha ottenuto risposta affermativa; nonostante da quanto stabilito, il procedimento per dare il via libera all’aiuto a morire dovrebbe durare circa cinque settimane. Il paziente deve esprimere il proprio consenso a più riprese e la sua richiesta deve essere studiata da almeno due medici e da una commissione di garanzia. Diverse persone hanno riscontrato problemi burocratici al momento di avanzare la richiesta di aiuto a morire.
In sintesi
Per concludere, da quanto riportato in precedenza, l’eutanasia può davvero essere ritenuta reato?
C’è chi direbbe di si e chi direbbe di no. Noi sosteniamo chi crede che la vita sia un dono e nessuno ha il diritto di toglierla ad altri; ma d’altro canto, quando essa diventa un osservare ciò che ti sta intorno senza poterne far parte, e sentirsi un peso per gli altri, allora non è più vita ma bensì un’agonia.
Riportiamo così il pensiero del celebre scienziato Stephen Hawking:
“tenere in vita qualcuno contro la sua volontà è il trattamento più indegno che possa esserci”
“opterei per il suicidio assistito solo in caso di grave sofferenza, oppure se mi rendessi conto di non poter più dare un contributo all’umanità e di essere soltanto un peso per chi mi sta intorno”
– Stephen Hawking
Articolo a cura di: Bertoncelli Chiara, Bombardieri Camilla e Cortesi Laura