Varese ha preso una posizione tra i grandi del motorsport, prima per le due ruote e ora per le quattro: da Cagiva per le moto al recente progetto di Automobili Amos per le auto, non ha mai smesso di contribuire a questa realtà.
Abbiamo fatto qualche domanda ad Eugenio Amos, classe 1985, pilota e imprenditore con oltre 100.000 followers su Instagram, per approfondire al meglio l’ambiziosa idea del varesino: quella di riproporre la Lancia Delta in chiave “Futurista”.

Ciao Eugenio! Quando il progetto della Lancia Delta Futurista era una semplice idea, avresti mai pensato di ottenere un riscontro così positivo?
Assolutamente no! Io e Carlo (designer) non ci aspettavamo tutta questa approvazione, sia dai più giovani che dai più grandi.
Ovviamente amici e parenti ci hanno sostenuti ma il vero riconoscimento arriva, oltre che da pubblico, da chi approva il progetto della Delta ed è interessato a comprarne una.
La sera prima della presentazione della macchina a Gran Basel (settembre 2018, Basilea) ero terrorizzato, proprio perché non sapevo come avrebbe reagito il pubblico.
Forse per chi osserva dall’esterno la nostra situazione, il successo ottenuto sembra scontato.
Io quasi non volevo presentarla per evitare una brutta figura, si sta comunque parlando di un’auto che ha fatto la storia del motorsport.

Ci puoi indicare una caratteristica che distingue la tua Delta dalle altre?
Concettualmente è lei ma non è lei: sono state apportate diverse modifiche, è moderna ma rimane pur sempre una Delta.
Se invece dovessi scegliere una caratteristica prettamente estetica, ti direi le due porte in sostituzione delle quattro.
Il cofango, così come le sospensioni a doppio quadrilatero in alluminio, sono soluzioni tecniche che comunque caratterizzano la vettura.

 

Quanto è stato importante e significativo mantenere questo progetto italiano al 100%? Secondo te avrebbe ottenuto lo stesso successo se non fosse stato così?
La Delta è un auto che ha portato tante vittorie all’Italia, di cui 6 nel Campionato del Mondo Rally, ed è amata dal nonno e dal ragazzo di 25-20 anni.
Ho voluto mantenere il tutto esclusivamente italiano: oltre all’alta qualità delle nostre manifatture, si è aggiunto il valore emotivo che lega tutti gli appassionati italiani a questa vettura, ciò ha indubbiamente contribuito al successo del prodotto.

Per un discorso più “generale”, credi che Varese abbia contribuito alla crescita del motorsport o viceversa?
Per quanto riguarda le quattro ruote, dal Rally di Varese non sono nati campioni di WRC, quindi non si potrebbe parlare di contributo come una vera e propria crescita… non abbiamo nemmeno un autodromo, e non sono nati campioni di GT o altro. Io stesso non me la sento di inserirmi: ho fatto diverse gare e campionati, passando dalle GranTurismo alla Dakar, ma non mi reputo un campione.
Per quanto riguarda invece le 2 ruote, il contributo e la crescita sono da prendere in considerazione: Giovanni Castiglioni con Cagiva ha dato molto e sicuramente è servito alla città. Nel 1985, ’86 e ‘87 Cagiva ha vito il Campionato Mondiale Costruttori Motocross 125, mentre nel ‘90 e nel ‘94 è stata “Regina d’Africa” nella Dakar, portata sul podio da Edi Orioli. Anche nel Motomondiale ha ottenuto dei buonissimi risultati, 11 podi e 3 vittorie, portando alto il nome di Varese.
Ovviamente se si può parlare di contributo e crescita, il tutto è avvenuto in maniera reciproca: Varese per i motori e i motori per Varese, anche se in minima parte.

Invece quanto ha contribuito la Delta Futurista a far conoscere la nostra città? Si può dire che le condivisioni via social del tuo progetto abbiano accresciuto la popolarità di Varese?
Personalmente sono molto affezionato alla mia città, qui sono cresciuto come persona e come pilota, non a caso il colore della Futurista è stato battezzato come “Verde Brinzio”.
Al Brinzio ho imparato a guidare, ci sono molto legato, e in più è la strada che porta a Gemonio, paese dove è nata la USAG di mio nonno Hermann.
Il mio progetto ha fatto il giro del mondo, quindi il Verde Brinzio è passato sotto gli occhi di parecchia gente: in quanti conoscevano questa località varesina? Non molti, ma ora è sicuramente più “popolare”, se così vogliamo dire.

Grazie Eugenio, alla prossima!
Grazie a voi ragazzi, un abbraccio!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ringraziamo ancora Eugenio per aver risposto alle nostre domande, ma soprattutto per aver ridato vita ad un mito dalle linee e dal sound inconfondibili, un mito che ha scritto la storia, ci ha fatto sognare e continuerà a farlo.

#MakeLanciaGreatAgain
@Automobili_Amos

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