Che cos’è la felicità? E’ misurabile? Perché abbiamo bisogno di risposte?
Perché odiamo i silenzi.
In un’epoca in cui ogni concetto e ogni ideale è ridotto alla sua forma più concreta e minimale, si è tentato di misurare la felicità con parametri scientifici, come se fosse un fenomeno da cui trarne delle leggi.
“Non è possibile misurarla né definirla ed è questo il problema: come studiare qualcosa che non può essere circoscritto? Ci si prova, non sempre si riesce, perché la felicità non corrisponde quasi mai a un concetto universalmente condiviso” sostiene Luciano Canova, autore del libro “Il metro della felicità”.
Se è impossibile definirla, possiamo però ammettere che ci sono diverse accezioni di felicità e, qualunque sia quella più corretta, è possibile sostenere che in economia corrisponde al benessere.
Tuttavia, recenti studi hanno dimostrato che non sempre “il reddito è in grado di comprare la felicità”: la vera gioia non si trova nell’ottenimento di ciò che si desidera ma in una dimensione più profonda, che trascende gli oggetti effimeri e i desideri materiali.
Dunque cosa siamo noi se non eterni sognatori di felicità, vista come un obiettivo spesso irraggiungibile?


“Per Luca la felicità è il colore giallo.

Luca ha solo tre anni.
Per Luca la felicità è correre a perdifiato.
Luca ha cinque anni e sogna la libertà.
Per Luca la felicità è stare con gli amici.
Luca ha sedici anni.
Per Luca la felicità è la macchina nuova.
Luca ha ormai vent’anni.
Per Luca la felicità sono le vacanze estive a Ibiza e a Formentera, tra le belle ragazze e l’alcool.
Luca ha venticinque anni.
Per Luca la felicità è potersi permettere un monolocale.
Luca ha ventisette anni e molta voglia di urlare al mondo la sua indipendenza.
Per Luca la felicità è la promozione che ha da poco ricevuto in ufficio e i settecento euro in più in busta paga.
Luca ora ha trentacinque anni.
Per Luca la felicità è la donna che ama e con cui litiga veramente spesso ma che presto gli darà un figlio.
Luca ha trentotto anni.
Per Luca la felicità è potersi dedicare a sé, togliendosi qualche sfizio: la barca è il suo passatempo preferito quando vuole allontanarsi dalla frenesia della vita quotidiana.
Luca ha cinquantasette anni.
Per Luca la felicità è riunire tutta la sua famiglia la domenica, nella taverna della sua villa.
Luca ha settantanove anni.
Per Luca la felicità è riuscire a tenere in braccio ancora i suoi nipoti, nonostante gli acciacchi.
Luca ha ottantacinque anni.
Per Luca la felicità è andare ogni mattina a lasciare una rosa rossa sulla tomba della moglie che tanto lo ha amato e che l’ha lasciato così presto.
Luca ha ottantasette anni.
Per Luca la felicità è riposta nella speranza di avere ancora un po’ di tempo.
Ciao Luca, sono la felicità e mi hai accarezzato più volte, in ogni mia forma: sono sempre stata con te anche se a volte i tuoi occhi grigi guardavano altrove.
Ora che i tuoi capelli sono bianchi e supplichi per avere altro tempo, mi ritrovi ancora qui, come mi avevi conosciuta da bambino: nella mia vera sostanza, lontana dalle cose effimere della vita.”

 

 

 

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