Lo scopo del giornalismo è quello di raccontare la verità, evitando quindi notizie errate, imprecise e fake news. Questo fine deve essere raggiunto con tutti metodi possibili, rispettando però i limiti imposti dalla legge.
Da quanto emerso nell’incontro dell’8 novembre svoltosi nella Sala Campiotti della Camera di Commercio di Varese riguardo la deontologia nel mestiere, Alessandro Galimberti non sembra essere della stessa opinione: Non è parso infatti favorevole alla metodologia invasiva d’inchiesta adottata da programmi televisivi quali i citati “Nemo” e “Le Iene”.
Secondo Galimberti l’inviato di “Nemo – Nessun Escluso” aggredito da Roberto Spada avrebbe accettato inconsciamente con la sua insistenza di subire una reazione sconsiderata da parte dello stesso intervistato.
Se, come precedentemente asserito, il fine ultimo nel giornalismo di inchiesta è il raggiungimento della verità: il corrispondente è sollevato dall’adesione ad un codice etico dell’informazione.
Sia chiaro che questo comportamento non possa essere sempre esente da recrudescenza, questi programmi televisivi ricercano incessantemente lo scandalo, sollevare polemiche così da acquisire notorietà e, di riflesso accrescere i click ed i derivanti introiti.
Il giornalismo si sta evolvendo sempre più, alla forma viene preferita un’informazione più diretta. E con esso sta variando anche il modo di reperire quest’ultima, sia esso eticamente corretto o meno.