Il 2018 si prospetta come l’anno della definitiva esplosione del rap italiano: rivedremo infatti sulla scena grandi nomi dell’hip-hop, come Salmo, Gemitaiz, Madman, Nitro, Noyz Narcos, Marracash e Jake la Furia; affiancati dalla nuova generazione di artisti, i “trapper”, come Sfera Ebbasta, Ghali, Capo Plaza, Tedua, Rkomi ecc…, pronti a pubblicare i loro nuovi album o singoli, scalando così le classifiche di vendita e frantumando record di visualizzazioni su Youtube.
Una menzione speciale va a Cosimo Fini, in arte “Guè Pequeño”, divenuto ormai uno dei massimi esponenti del rap in Italia, il cui ultimo album, “Gentleman” , uscito nel giugno del 2017, ha riscosso un notevole successo, grazie soprattutto alle molteplici novità legate al sound e alle numerose collaborazioni sia con artisti emergenti, come Tony Effe della Dark Polo Gang, sia con personaggi già affermati come Luchè e il già citato Marracash, con cui forma ormai un duo ben amalgamato, tanto da pubblicare, nel 2016, un album a quattro mani, “Santeria”, che possiamo trovare in molteplici dischi dell’artista. Il 2018 per Guè non si prospetta però come un “anno sabbatico”: è infatti molto probabile che l’artista meneghino pubblichi nuovi singoli, al fine di non rimanere “indietro” rispetto ai colleghi.
Tornando al precedente discorso, i due album probabilmente più attesi sono “Rockstar” di Sfera Ebbasta e “Enemy” di Noyz Narcos, i quali rappresentano, rispettivamente, la nuova e la vecchia scuola.
“Rockstar”, uscito il 19 Gennaio 2018, ha sancito la definitiva consacrazione di Sfera, pseudonimo di Gionata Boschetti, con il suo disco riconosciuto “Disco di Platino” (35.000 copie vendute) in appena una settimana e divenendo l’unico artista italiano della storia ad entrare, con i suoi nuovi brani, nella top 100 mondiale delle canzoni più ascoltate. Nei vari digital store, come Google Play e iTunes, sono presenti due versioni dell’album: la prima italiana, comprendente solo due feat: il primo con Drefgold, artista bolognese appartenente alla corrente della musica trap, mentre il secondo vede protagonista il leader della crew americana dei Migos, Quavo. La seconda versione, denominata “Rockstar International Version”, contiene invece diverse collaborazioni con artisti stranieri, tra cui Rich the Kid, Lary Over, Miami Yacine e Tinie Tempah.
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Mentre per quanto riguarda Noyz Narcos e il suo album, “Enemy”, l’attesa si prolunga dal 2015, quando uscì “Localz Only”, registrato insieme al produttore Fritz da Cat. Sono numerosi i fan che lo hanno aspettato con ansia, anche perché l’artista ha annunciato, tra lo stupore generale, che questo sarà il suo ultimo album. Infatti Noyz ha dichiarato che avrebbe intenzione di tornare a fare il tatuatore (suo lavoro originale) oppure di aprire un locale all’estero. Ha aggiunto però, per il sollievo dei suoi fan, che non smetterà mai di fare concerti, data la vastità del suo repertorio (costituito da 7 album e 2 mixtape) e la sua passione per la musica.
L’album, uscito il 13 aprile 2018, ha sin da subito riscosso un buon successo, piazzandosi in vetta alle vendite di album e vinili e divenendo “Disco d’Oro” in una settimana. Esso contiene diverse collaborazioni con vari artisti della scena, come Achille Lauro, Salmo, Capo Plaza, Luchè, Rkomi, Carl Brave X Franco 126 e Coez. Le sonorità presenti sono molte e spaziano da una vena più malinconica, ricorrente in tracce come “RIP” e “Borotalco”, nelle quali sono presenti, rispettivamente, i temi della morte e del lato oscuro della città eterna (città natale di tutti e tre gli artisti), mentre in tracce come “Inri”, nella quale manda numerose frecciatine ai rapper emergenti, o “Mic Check” compaiono i classici suoni taglienti e duri che hanno da sempre contraddistinto l’artista romano.
Oltre i due sopracitati, l’inizio del 2018 ci ha portato in dote anche i nuovi album di Nitro, Madman e Tedua, usciti rispettivamente il 12 Gennaio, il 2 Febbraio e il 2 marzo.
Per il primo abbiamo “No Comment”, anticipato dai 2 estratti “Buio Omega” e “Infamity Show”, i quali hanno entrambi riscosso un buon successo raggiungendo milioni di visualizzazioni in pochi giorni. L’album rispecchia in pieno lo stile dell’artista veneto (vicentino, in particolare) che ci ha ormai abituati a flow sempre nuovi e freschi ma in linea con la vena old school della Machete Crew, etichetta di cui è membro da diversi anni; mentre per quanto concerne i testi Nitro è sempre stato uno dei maggiori esponenti e difensori del rap conscious (sottogenere dell’ hip hop che tratta principalmente temi sociali) , per il quale possiede un vero talento, che lo ha portato al successo grazie alla capacità di trovare un perfetto equilibrio tra l’espressione di odio e amore.
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In quanto a Madman, il discorso è il medesimo per Nitro in quanto a successo relativizzato a numeri. L’artista pugliese, infatti, ha sì raggiunto quote di ascolti molto elevate, andando però oltre il suo normale pubblico: questo perché in “Back Home” Madman ha tentato di esprimere la sua parte più lirica e romantica, dedicando buona parte del disco alla sua compagna. Esso risulta infatti innovativo e inusuale alle orecchie dei suoi abituali ascoltatori, in quanto tutti si attendevano tracce con temi meno profondi, ma accompagnati da una metrica e flow pazzeschi, uniti ad incastri incredibili ed extrabeat che solo lui è in grado di immaginare e scrivere, ancor prima di cantarli. La mancanza di questi elementi ha spaccato a metà il pubblico: alcuni identificano in questo disco la vera natura del rapper, rimasta finora nascosta; mentre per altri è invece soltanto una lieve deviazione di percorso e si aspettano, speranzosi, che torni presto al vecchio stile. Infine, all’interno di un’intervista rilasciata durante una tappa del suo tour di firma-copie del disco, afferma, appunto: “I mixtape, le cose rap, le ho sempre fatte, le farò sempre, sono il migliore a farle.”; rassicurando quella parte di pubblico che spera di ascoltare nuovi pezzi in linea con il suo stile originale, simili, per citarne alcuni, a “Doppelganger”, “Bolla Papale Freestyle” o “Veleno 6”, tracce iconiche dell’artista.
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Per gli album pubblicati da quella che definiamo “New Wave”, invece, troviamo il nuovo e primo disco di Tedua: “Mowgli-Il Disco della Giungla”. Preceduto dai due estratti “La Legge del più Forte” e “Burnout”, è l’album della consacrazione dell’artista genovese, il quale si era presentato sulla scena rap attraverso collaborazioni con artisti di maggior fama e l’uscita del suo primo mixtape, “Orange County California”, uscito nel gennaio 2017, che ha riscosso parecchio successo per la sua originalità : infatti Tedua, aka Mario Molinari, possiede una caratteristica molto rara, quasi unica, per un rapper: non va a tempo, volontariamente.
Ciò all’inizio gli ha causato molti problemi, poiché era una peculiarità poco apprezzata in un mondo come quello del rap. Infatti Mario canta spesso quando, secondo i canoni tradizionali, si dovrebbe prendere fiato oppure, durante un extrabeat, rallenta bruscamente ritmo per poi riprendere velocità . Il risultato è riassumibile in una sorta di “caos perfettamente orchestrato”, che in pochi percepiscono come lui vorrebbe.
Dopo OC (Orange County, per inciso), Tedua ha pubblicato, nel maggio 2017, “Wasabi 2.0”, “sequel” della traccia “Wasabi Freestyle”, presente appunto nel precedente mixtape. Il singolo ha riscosso un ottimo successo, tanto da bastare all’artista per soddisfare gli ascoltatori durante tutta la stagione estiva. Successivamente, il 16 novembre 2017 è stato rilasciato il primo estratto del disco: “La Legge del più forte”, il cui titolo, prima ancora del testo, anticipa il tema del disco. Troviamo infatti un paragone tra Genova, sua città natale a cui l’artista è molto legato, nonostante i continui spostamenti avvenuti nella sua vita, ed una giungla, in cui vige appunto la legge del più forte. Dopo di ché si ha uno spazio temporale, lungo 3 mesi, in cui Tedua dedica la maggior parte del tempo a svelare, attraverso i suoi profili social, che il principale tema del disco sarà il racconto del suo percorso di vita finora, il quale lo sta portando ad una svolta e in cui sta ancora ricercando il proprio ideale di equilibrio, accompagnato dal suo producer Chris Nolan, suo “angelo custode”, con cui lavora ormai da 3 anni.
Il primo di febbraio di quest’anno Tedua annuncia l’uscita, che avverrà il giorno seguente, del secondo estratto “Burnout”, canzone completamente differente dalla precedente. Ciò conferma le parole dell’artista in quanto si nota la fase di cambiamento che sta attraversando.
Finalmente il 2 marzo esce il tanto atteso disco. La tracklist si compone di 14 canzoni all’interno della quale si può ritrovare in parte lo stile molto street dell’artista, che, però, ha aggiunto qualche nuova sonorità e melodia rendendolo più mainstream o, se preferite, più convenzionale per il suo genere. Nell’album che lui stesso definisce appunto street-mainstream è racchiusa la figura del rapper che, partendo dalla strada, si eleva, cambiando notevolmente contesto e luogo di appartenenza, ed esprime anche la speranza di allontanarsi da un mondo di negatività e ignoranza di cui è ormai saturo e di trovare più cultura, libertà e luce. Complessivamente l’album ha tutte le carte in regola per diventare uno dei classici della cultura hip-hop italiana, come dichiarato dallo stesso artista nel corso di un’intervista; allo stesso modo anche Tedua, così come il suo disco, possiede tutte le qualità per diventare, nel tempo, un punto di rifermento del rap nel nostro Paese.
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Scritto da Lorenzo Baggio, Marco Mariani e Simone Rotiroti.
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