La partecipazione politica giovanile è un fenomeno raro nel nostro paese, durantememte colpito da una crisi della fiducia nei partiti, che continuano a perdere iscritti e a vedere l’affluenza alle urne calare.
Le realtà locali (comuni, province, regioni) hanno meno libertà d’azione rispetto al Parlamento, ma sono viste dai cittadini come più concrete e per questo sono meno penalizzate dalla oramai dilagante sfiducia.
La situazione rimane comunque grave, c’è il serio rischio che un’intera generazione (la nostra) non prenda parte attivamente alla guida dell’Italia.
I consiglieri regionali lombardi Samuele Astuti (Partito Democratico), Marco Colombo (Lega) e Emanuele Monti (Lega) sono stati invitati assieme a Raffaele Cattaneo (Noi con l’Italia) da Varese News presso la Sala Montanari per parlare della loro esperienza in Regione e di come il rapporto con gli elettori sia fondamentale per la riuscita del loro difficile compito di gestione di una regione come la nostra, che ha la ricchezza e la popolazione di uno stato indipendente.
Tutti e quattro hanno vissuto l’esperienza di essere rappresentanti di istituto quando erano studenti, che segnala il loro precoce desiderio di mettersi in gioco per aiutare gli altri. Il percorso iniziato tra i banchi di scuola e continuato poi nella militanza politica li ha portati ad avere rapporti con
amministratori, associazioni, giornalisti e social network , costringendoli a trovare compromessi, rispettare le gerarchie e sopportare una grande quantità di critiche .
Il panco di prova rappresentato dalle contestazioni è fondamentale per testare la forza delle proprie convinzioni, ma anche la capacità di dialogo, che deve sempre sopprimere il desiderio di scontro gratuito, comportamento maleducato del quale molti leader italiani fanno largo uso. Fare politica significa avere l’energia per divulgare le proprie idee e saper imparare dagli altri, in modo da creare collaborazioni fruttuose e utili alla società.
Questo genere di rapporto è lo stesso che intercorre fra le regioni e il centro del potere a Roma, rappresentato alla Sala Montanari dal senatore Alessandro Alfieri (PD), che ha sottolineato come in Parlamente ci sia più libertà individuale, ma minore controllo da parte dei cittadini, che non riescono sempre ad accorgersi delle misure pratiche lì approvate, alimentando così il mito del fancazzismo dei politici.