Manuale pratico di libertà informativa: come usarla ed errori comuni

L’articolo 10 della ECHR parla chiaro: libertà di informazione significa libertà di ricevere o comunicare informazioni senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera.

Oggi i metodi per informarsi sono quasi infiniti, tuttavia non sono garantiti ovunque, oppure presentano anomalie pericolose per l’imparzialità della comunicazione. La libertà di informazione presenta perciò due limiti tra loro opposti:

 

Dal momento in cui è troppa…

La discrezionalità lasciata a chi di competenza può essere eccessiva sia nel dare che ricevere informazioni e questo problema incorre con straordinaria frequenza nel mondo social. Nel primo caso ci troviamo di fronte ad una situazione che rappresenta tutt’altro che un vantaggio per i lettori: su internet chiunque ha la possibilità di divulgare qualsiasi notizia, anche parzialmente o interamente falsa. Il tutto si ricollega al secondo caso, in cui il destinatario, bombardato di informazioni, si trova in difficoltà nel comprendere quali siano veramente affidabili e veritiere. E ci si riferisce alla credibilità, perché, parliamoci chiaro, basta usare le giuste parole per manipolare l’informazione e plasmarla a proprio interesse.

Diventa quindi necessario che chi comunica, divulga o semplicemente riferisce qualsiasi notizia ne abbia prima verificato la veridicità o l’attendibilità delle fonti, mentre chi le riceve lo faccia consapevolmente e si preoccupi, a sua volta, di comprovare con i giusti mezzi quanto compreso.

A tal proposito, abbiamo lanciato un sondaggio a campione su 100 partecipanti. Dai dati registrati emerge che 60,4% degli intervistati sostiene di riscontrare regolarmente fake news online, il 36,6% spesso. Il 58,6% di loro confessa di non saper riconoscere una notizia falsa da una veritiera, mentre più del 60% verifica solo di rado l’accuratezza delle notizie che legge.

 

… a quando non è abbastanza

Uno dei paesi in cui la libertà di informazione è strettamente limitata, soprattutto oggi, è la Palestina. Sono numerosi i giornalisti provenienti da tutto il mondo che hanno tentato di riportare ciò che sta accadendo nel Paese dall’inizio del conflitto con Israele, ma ne traggono scarsi risultanti, anzi, rischiano la vita. Ai cittadini stessi è negata la possibilità di mettersi in contatto con il mondo esterno. È il caso di Mohammad Al-Salhi, Ibrahim Lafi e Mohammad Jarghoun, che hanno perso la vita a causa del proprio lavoro. Haitham Abdelwahid, insieme ad altri tre giornalisti, è invece detenuto dalle forze israeliane.

In questa immagine viene mostrata la fotografia di un bambino sulle spalle di un uomo che lo sta conducendo all'evacuazione. Sul suo viso si legge un grido agguerrito nei confronti della distruzione del suo Paese.

Un’altra realtà simile è quella dell’Iran, dove questa libertà è stata negata dalle autorità. Le proteste da parte dei cittadini non sono certo tardate, venendo comunque represse nel sangue dal Governo. In seguito a questi eventi, l’Iran si è mobilitato per limitare il più possibile la divulgazione delle informazioni su quanto stava accadendo nel paese, bloccando non solo l’utilizzo di piattaforme come Instagram e Whatsapp ma anche l’accesso generale ai contenuti online. Ciò che ne risulta è una popolazione impossibilitata a fornire notizie sulla situazione attuale del paese e che prova continuamente a rivendicare il proprio diritto.

Nell'immagine viene mostrata una fotografia di una donna iraniana, simbolo del grido di rivolta.

 

Le nostre “soluzioni”

Nonostante gli strumenti tradizionali, quali giornali fisici e digitali, siano un mezzo ottimo per informarsi (ricordandosi, ovviamente, di verificarne attendibilità e imparzialità!), qui di seguito vi proponiamo alcune soluzioni diverse, che sfruttano piattaforme e canali di comunicazione per aggiornarci su ciò che accade intorno a noi senza ricorrere al classico articolo di giornale.

Progetto Happiness

Premiato per il suo ottimo approccio alla Gen-Z (ma anche ai Millennials e over più curiosi!) è Giuseppe Bertuccio d’Angelo con il suo Progetto Happiness. 

Attraverso piattaforme come Youtube, Instagram e TikTok, ci fa immergere in realtà vicine e lontane alla nostra, di cui non si parla abbastanza. Tuttavia, non è da sottovalutare che oggi sono numerosi i content creator che portano questo tema. Perciò, cosa lo distingue dagli altri?

Giuseppe non si preoccupa di organizzare i suoi contenuti e le sue interviste in modo schematico, bensì lascia che sia la storia stessa a parlare, dando il microfono ai veri protagonisti. In Palestina, già dal 2021, si è inoltrato nella vita quotidiana dei locali per lasciargli raccontare faccia a faccia ciò che i media non ci hanno mai mostrato. In Amazzonia si è fatto portavoce delle tribù indigene minacciate e decimate dai governi locali e dalle pretese delle multinazionali. Collaborando con l’Organizzazione Umanitaria SOS è salpato sulla Ocean Viking per raccogliere immagini e testimonianze del terribile viaggio di chi è costretto ad attraversare il Mediterraneo per scappare dalle prigioni libiche. O ancora, in Brasile ci spiega cosa si intende per razzismo ambientale è perché è un problema in larga crescita.

 

GeoPop

Sono dell’idea che la cultura sia la più grande ricchezza per un Paese e ho deciso di dedicare la mia vita per offrire un contributo e far appassionare le persone alla conoscenza. Col sorriso!

Sono queste le parole di Andrea Moccia, fondatore di Geopop, che da ormai 5 anni si occupa di un’informazione chiara, semplice e imparziale. Attraverso video di medio-lunga durata sul loro canale Youtube, oppure direttamente sul loro sito, le dinamiche legate al nostro territorio e all’intera sfera globale ci vengono spiegate da esperti nel campo, lucidando i nostri dubbi su questioni per le quali veniamo bombardati di notizie confusionali.

Survival International

Fondata nel 1969, Survival è una ONG internazionale la cui missione è garantire libertà di informazione a una delle categorie che da sempre fatica a goderne, le popolazioni indigene.

Nell'immagine viene rappresentata la foto di una ragazza indigena con un piccolo microfono in mano.

 

Offriamo loro un palcoscenico da cui rivolgersi al mondo per denunciare la violenza, la schiavitù e il razzismo che subiscono ogni giorno.

Facendo pressione su chi detiene il potere aiutiamo a difendere le vite, le terre e il futuro di popoli che dovrebbero avere gli stessi diritti delle altre società contemporanee.

 

 

Con incontri nelle scuole, progetti interattivi e continui aggiornamenti sui loro social, lo staff di Survival ci permette di affacciarci su una finestra del mondo che altrimenti resterebbe chiusa.

 

The Essential

Nell'immagine viene rappresentata l'icona di un podcast.Per gli amanti dei podcast ve ne proponiamo uno di Chora Media, presente su Spotify, che in soli cinque minuti ci racconta attualità politica, economica e culturale del mondo.

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