I social media alleati o nemici della sensibilizzazione.

I social media alleati o nemici della sensibilizzazione?

Per definizione sensibilizzare significa “Azione volta a richiamare e a sollecitare l’attenzione dell’opinione pubblica su problemi, valori, ideali”. La sensibilizzazione e quel processo con cui si invitano i membri di una comunità a riflettere su tematiche attuali e importanti considerate erroneamente di poca importanza. Le campagne di sensibilizzazione ci servono proprio a promuovere e innescare cambiamenti sociali utili al miglioramento della vita di tutti noi e questo implica inevitabilmente una grande azioni di riflessione sia sul contesto attuale sia su quello che sarebbe un futuro ideale nel caso in cui ci iniziamo a interessare o meno a questi temi.

La sensibilizzazione non e’ solo un mezzo con cui informare gli individui di un possibile cambiamento, ma servono anche a dar loro consapevolezza della possibile concretizzazione dell’ultimo e fornire quindi mezzi e modalita’ di compimento di tali cambiamenti, mostrare insomma il modo attraverso cui contribuire alla realizzazione di questi cambiamenti. 

 

I social media ci aiutano nella sensibilizzazione? Assolutamente si! 

Essi sono un mezzo immediato ed efficace per sensibilizzare la comunita’, e in particolare i piu’ giovani; grazie ai social siamo quasi “obbligati” a vedere ogni giorno con i nostri stessi occhi i problemi sociali, li tocchiamo con mano, abbiamo la possibilita’ di rapportarci con le vittime di questi problemi, e questo inevitabilmente ha un forte impatto emotivo su di noi. Post su instagram, video su youtube, blog online, podcast su spotify o cortometraggi pubblicati sulle piattaforme digitali ci mettono in contatto non solo con le conquiste che l’umanita’ compie ogni giorni ma anche e sopratutto con quelle che sono le sconfitte, con tutti gli aspetti della comunita’ su cui forse non riflettiamo individualmente ma che una volta visti e conosciuti ci rimangono impressi e cambiano inevitabilmente il modo di pensare

 

Da una parte l’opinione pubblica lamenta di come il modo cosi’ crudo e diretto con cui ci vengono comunicate notizie e mostrate immagini ad esse relative sia un problema e di come si dovrebbe evitare per tutelare i piu’ giovani a “traumi” o “shock”, ma allora immaginiamoci di vedere un immagine di una ragazza allegra e di seguito leggere un articolo di stupro; far vedere un cortometraggio con bimbi felici o adulti di diverse etnie che comunicano civilmente ma di seguito comunicare notizie di discriminazione, odio e violenza dovuti alla non capacita’ di convivenza pacifica tra individui che appartangono semplicemente a etnie diverse. 

Ma ancora immaginiamoci di vedere un’immagine di una coppia felice ma parlare poi di femminicidi, violenza di genere e abusi nel contesto famigliare. Fermiamoci un attimo a riflettere concretamente sugli esempi soprastanti, ci immaginiamo di subire un forte impatto emotivo? O ci fermeremmo solo a parole che subito dopo entrerebbero nel dimenticatoio della nostra mente? 

Sicuramente la seconda, per quando infatti ci colpirebbero le notizie e forse ne parleremmo con amici e parenti queste si limiterebbero a restare al di fuori della nostra sfera emotiva non portandoci quindi a batterci per diritti e doveri a questo legati. Quando invece diventiamo spettatori di video ,immagini e testimonianze dirette di ciò che sono questi temi allora questi colpiscono inevitabilmente la nostra empatia, aumentando la nostra vicinanza ad essi. I social media in questo hanno un ruolo fondamentale per principalmente due motivi: in primo luogo sui social media e’ possibile l’interazione diretta tra soggetti che non si conoscono e non ne hanno, talvolta, la possibilita’. Questo ci serve proprio a conoscere testimonianze di indivuidi che in prima persona sono o sono stati vittima dei gravi problemi della societa’; ad esempio, leggere o sentire la testimonianza di una donna che ha dovuto combattere contro violenza e discriminazione di genere ci colpisce piu’ direttamente e sopratutto ci da uno spunto di riflessione molto piu forte e concreto, ci aiuta a percepire il problema piu’ vicino e piu’ reale.

 

I social sono quindi un grande mezzo di sensibilizzazione, se pero’ usato nel modo corretto. Molto sottile e’, infatti, il confine tra sensibilizzazione e manipolazione psicologica, questo perche’ le campagne informative possono avere uno scopo nobile come quello di portare alla riflessione degli individui sui grandi e gravi problemi che ci circondano, ma allo stesso tempo sono sempre piu’ utilizzati per fare propaganda di valori come crudelta’ e aggressivita’. A tal proposito un grande rischio che si corre e’ sicuramente quello dell’emulazione, un ragazzo poco informato o poco seguito da un autorità genitoriale o referenziale guardando un video di bullismo potrebbe pensare di riprodurre lo stesso comportamento per ricevere attenzione o visibilita’ o solo perché vedendolo pubblicato su una piattaforma digitale lo porta a conferirgli una valenza positiva al contrario di come dovrebbe in realta’ essere interpretato. 

In conclusione i social media sono sicuramente il mezzo più immediato e specialmente piu’ efficace per sensibilizzare maggiormente le persone, i contenuti multimediali di cui ci avvaliamo sui social sono infatti la miglior chiave per aprire la porta dell’empatia e del sostegno tra gli individui.

 

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