Uno dei temi più importanti e discussi che riguardano la politica italiana è l’astensione al voto; infatti, nelle elezioni del 25 settembre 2022, circa il 40% della popolazione, in età compresa tra i 18 e i 34, con diritto al voto non si è presentata ai seggi. È evidente che l’astensionismo tra i giovani è presente in percentuale molto elevata. Tale fenomeno deriva da diversi fattori.

I giovani hanno fiducia nella politica?

Forse il fattore più grande è la sfiducia delle nuove generazioni verso la “cosa pubblica italiana”. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, in un’Italia devastata, il popolo aveva il bisogno di rialzarsi, voleva quindi dare fiducia ad una nuova classe politica (percentuale votanti 92%). Nel corso del tempo la credibilità dei politici e delle istituzioni ha avuto un lento declino. Tale tendenza venne accentuata dallo scandalo Tangentopoli negli anni ’90 (percentuale votanti poco inferiore al 90%). Con le votazioni di quest’anno la fiducia del popolo nei partiti politici ha toccato il fondo, in quanto solo il 63% della popolazione ha votato.

 

% votanti in Italia nel corso degli anni

(Dati ANSA)
Grazie ai dati del grafico, si può notare che a partire dagli anni ’90 si è verificato un calo nella percentuale di votanti. I giovani che al tempo non nutrivano fiducia nei politici italiani, oggi trasmettono ai loro figli questa sfiducia e ciò fa sì che la percentuale di giovani votanti sia bassa. Ma può essere solo questa la giustificazione del “non voto” dei giovani? Abbiamo intervistato diversi ragazzi per scoprirne di più.

Ostacoli burocratici nel voto

Sono molti i giovani in Italia che nutrono difficoltà nel votare a causa di sistemi burocratici poco efficaci. Infatti, numerosi universitari studiano in città lontane dalla propria residenza, sono dunque impossibilitati nel votare e sono obbligati a tornare a proprie spese.

Un altro problema è riscontrato dai giovani senza cittadinanza che vorrebbero contribuire alla società in cui vivono ma non possono farlo. Infatti, i tempi per ottenere la cittadinanza sono molto lunghi. Per fare tale richiesta servono almeno 10 anni di permanenza legale in Italia che vanno sommati ai tempi di attesa. Perciò i giovani chiedono una burocrazia più semplice ed efficiente.

“la libertà è partecipazione”

È importante sottolineare che non è lo Stato a privare i giovani della libertà di partecipare attivamente alla politica, ma spesso sono gli stessi giovani a limitare la propria libertà. In passato questa libertà non esisteva, il popolo non aveva la possibilità di partecipare attivamente alla vita politica, non era quindi libero. La voglia di cambiare la società e la propria condizione di vita portò a fine ’800 alla nascita dei primi partiti di massa, con lo scopo di fare ottenere maggiore potere al popolo.  Al giorno d’oggi l’Italia vive in una condizione benestante, ciò fa sì che i giovani non abbiano la necessità di cambiare la propria situazione e dunque di votare chi potrebbe cambiarla.

Il tema della libertà come partecipazione attiva è stato analizzato dal cantautore Giorgio Gaber nel brano “La libertà”

“La libertà non è star sopra un albero

Non è neanche il volo di un moscone

La libertà non è uno spazio libero

Libertà è partecipazione.”

La libertà non è quindi l’isolarsi dalla società, ma è una partecipazione attiva al cambiamento di essa, è il saper ragionare con la propria testa ed avere la possibilità di essere ascoltati.

Il concetto di libertà intesa come partecipazione lo troviamo già espresso nel ‘700 da Jean-Jacques Rousseau. Rousseau immagina una società dove i singoli perseguono una volontà comune, mettendo da parte gli interessi individuali; la libertà non è una situazione primordiale, è una conquista. Una conquista che non trova un’unica realizzazione ma va continuamente esercitata. La non-partecipazione è una privazione di libertà.

In questa visione ancora così attuale si potrebbe trovare una motivazione anche per i giovani nel votare, il voto deve essere promosso come una forma di libertà che si riconquista ad ogni votazione. In questo senso la libertà per Rousseau è anche consapevolezza: spesso i giovani non votano anche per mancanza di informazione, di conoscenza delle diverse posizioni o programmi. Questo ci porta a dire che senza consapevolezza non c’è libertà. Da qui probabilmente dovrebbero nascere dei programmi che aiutino i giovani a “conoscere” la politica, a far parte della stessa in maniera attiva.

Come arrivare ai giovani

Spesso i politici non arrivano ai giovani in quanto non utilizzano un linguaggio a loro familiare e soprattutto i canali maggiormente frequentati dalle nuove generazioni. Un giovane difficilmente assiste a dibattiti televisivi che durano per ore e ore, o ascolta trasmissioni politiche alla radio. Perciò i giovani devono essere raggiunti tramite i podcast e social media come YouTube, TikTok o Instagram.

Proprio per le ultime elezioni alcuni politici hanno provato ad avvicinarsi ai giovani attraverso i nuovi social media. Tramite brevi video hanno provato a promuovere le idee del proprio partito in una chiave semplificata.

Solitamente i giovani non si sentono completamente rappresentati da una classe politica mediamente anziana. I partiti dovrebbero avvalersi di giovani volti che attraverso i nuovi media promuovano i programmi, sottolineando le aree di maggior interesse delle nuove generazioni, esponendo interventi concreti e finalizzati a perfezionare servizi e infrastrutture che migliorino la qualità della vita dei giovani e sostengano sviluppi futuri positivi.

In sintesi, molti giovani non partecipano alla politica perché la vedono lontana e come si evince dalle interviste, vorrebbero evitare di avere altre delusioni da questa.

 

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