Autopsia di un’astensione

La libertà non è star sopra un albero

Non è neanche il volo di un moscone

La libertà non è uno spazio libero

Libertà è partecipazione

 

Così cantava il signor G, come veniva spesso chiamato Giorgio Gaber, cantautore milanese attivo per tutta la seconda metà dello scorso secolo.

La sua stessa carriera è probabilmente un inno alla libertà, intesa come la libertà di dedicarsi alla musica senza mai farsi influenzare minimamente dalle mode, senza mai nascondere le sue idee o adattarle a quelle della maggioranza.

Mai banale, anche il testo del suo brano “La libertà” è complesso e cerca di analizzare una versione della libertà dell’uomo che non dipende solo dall’uomo come singolo, ma dell’uomo come parte integrante di una comunità ben più grande di lui: la libertà di partecipazione.

Nel nostro paese un cittadino può esprimere questa sua libertà attraverso numerosissime vie, ma quella per eccellenza è l’esercizio del diritto di voto, che possediamo con continuità dal 1946.

Il suo esercizio sembra però cadere in disuso da un giorno all’altro. I dati dell’affluenza alle urne delle ultime elezioni politiche sono davvero preoccupanti. Se riportiamo in un grafico i dati di tutte le elezioni dal 1946 si denota un grafico in “caduta libera”.

Se fino al 2008 la percentuale dei cittadini ad aver votato era superiore al 80%, il dato delle ultime elezioni ci dice che solo poco più del 63% dei cittadini hanno votato.

Possiamo provare a tirarci su di morale pensando che questo trend negativo sia destinato a invertire rotta e questa inversione sia vicina, ma dobbiamo fare i conti con la realtà, perché tra i giovani (under 30) l’astensionismo è perfino più alto che in tutte le altre fasce di età.

L’astensionismo non può essere causato da un solo fattore, ma da più fattori, alcuni di essi sono più “facilmente” modificabili, mentre altri sono estremamente radicati.

Abbiamo deciso di fare alcuni sondaggi per conoscere il sentimento delle persone sulla politica in generale. Per questo tutte le volte che useremo il termine politica, non ci riferiremo mai ad alcun partito in particolare.

 

 

Insoddisfazione

Dalle nostre interviste possiamo facilmente notare una generale insoddisfazione riguardo la politica attuale. Nonostante siano numerosi i soggetti intervistati nessuno di loro riferisce di essere soddisfatto o di sentirsi rappresentato dal modo odierno di fare politica e la sfiducia è apparsa chiara.

Se questo era più facilmente pronosticabile per i soggetti più adulti, al contrario era meno prevedibile per quanto riguarda i giovani, che dovrebbero sentire con forza l’attrazione nei confronti della politica. Non hanno ancora provato la delusione tipica della politica, eppure sembrano essere già disillusi come gli adulti.

La disillusione della gran parte dei giovani non li obbliga necessariamente a non interessarsi alla politica del proprio paese, ma sicuramente non li incoraggia a farlo. Ad oggi sono tanti i ragazzi che non seguono la politica proprio perché considerano il loro stesso voto inutile. Tutto sembra gridare loro che niente cambierà, dunque la spinta ad interessarsi viene necessariamente meno.

 

 

Giovani ignorati

I giovani spesso riferiscono di non sentirsi rappresentati proprio perché il tema giovani sembra occupare in gran parte delle campagne elettorali degli ultimi anni un ruolo davvero marginale.

Eppure le questioni da risolvere per gli under 30 sono moltissime: a partire dalla gestione dei fondi per l’istruzione superiore e universitaria, le complesse questioni legate al tema lavoro. L’Italia si classifica infatti al terzo posto in Europa per disoccupazione giovanile, solo dietro a Spagna e Serbia. Altra questione fondamentale è quella relativa ai tirocini mal retribuiti o in alcuni casi addirittura non retribuiti.

La politica italiana sembra poco interessata alla categoria dei giovani, che di fatto è una minoranza, costituita da soli quattro milioni di elettori.

 

 

Fuori sede

Un segnale di sfiducia che la politica sembra mandare ai giovani è la mancanza di provvedimenti volti a regolamentare il vuoto per i fuori sede.

Ad oggi è possibile, infatti, votare nel proprio comune di residenza, fatto che rende pressoché impossibile la partecipazione al voto di quasi 600.000 studenti italiani, senza naturalmente i lavoratori fuorisede, in numero perfino maggiore.

Alcuni segnali positivi in merito a una legge che tuteli questi cittadini erano arrivati sotto la presidenza di Mario Draghi, ma non si sono poi realmente concretizzati.

 

 

Visione dei politici

Uno dei nostri intervistati, in merito ad eventuali cambiamenti nel sistema politico italiano, ci ha riferito che cambierebbe innanzitutto i politici o, per essere più precisi, il loro modo di fare politico.

 

Sono degli showmen ormai!

Questa idea seppur in termini diversi non è assolutamente nuova.

 

Da politici sempre più simili ad influencer

Finché non candideranno loro direttamente

 

Questo è un piccolo estratto di Cosplayer, canzone del rapper Marracash, vincitore del premio Tenco 2022, che dall’epiteto di showmen ci porta a un altro più attuale e in voga, ovvero quello di influencer.

La sensazione che molti oggi hanno approcciandosi alla politica è proprio quella di dover votare politici che hanno come unico obiettivo quello di ottenere disperatamente voti, come gli influencer con i follower.

Non fraintendiamoci: non è l’idea di politici che utilizzano piattaforme social per comunicare a renderli automaticamente degli influencer, ma il modo in cui gran parte di essi le utilizza.

Basta tornare indietro di pochi mesi per avere il perfetto esempio di quanto detto. A pochissime settimane dalle elezioni si verifica un vero e proprio sbarco di politici sui social.

Il momento, che è un fattore chiave, è decisamente sbagliato, perché dimostra un interesse ad avviare rapporti con i giovani solo a ridosso di un’elezione, non lasciando dubbi su fini opportunistici.

I primi video postati dai vari esponenti dei maggiori partiti italiani, sono video spensierati, allegri, anche se nella maggior parte possiamo definirli “video senza contenuti”.

O meglio, video con i contenuti sbagliati. Da un politico che cerca di accaparrarsi i voti di chi fino a quel momento non era stato quasi minimamente considerato, sarebbe più lecito aspettarsi post con riassunti della campagna elettorale o dirette incentrate su temi caldi per gli under 30. Invece i primi video postati da molti politici avevano il solo scopo di intrattenere e rendersi simpatici alla platea dei “giovani”, in modo del tutto analogo a come farebbe un influencer.

La risposta dei giovani non è stata quella sperata dai leader politici. Se è vero che i loro account sono diventati velocemente popolari, è vero anche che nello stesso tempo sono diventati oggetto di scherno generale. Si sono verificati perfino episodi in cui sono stati proprio i ragazzi a chiedere a gran voce l’eliminazione di questi account.

La sensazione è che i politici nel loro tentativo di “abbassarsi” a livello dei giovani si siano abbassati fin troppo. Sempre citando Gaber si può dire che non vedesse troppo di buon occhio queste abbassatine.

 

E un’adeguatina oggi e un’adeguatina domani, e l’uomo di qualità ci prende gusto e… tac! Un’abbassatina. Poi c’è un altro che si abbassa più di lui e… tac tac! Un’altra abbassatina. Ogni giorno si abbassa di cinque centimetri.

E così, quando saremo tutti scemi allo stesso modo, la democrazia sarà perfetta!

 

 

Politica nei social

I social se da una parte sono importanti mezzi di comunicazione per i più giovani, dall’altro possono essere fonte di potenziali pericoli.

Banalmente sono un pericolo le fake news che sembrano aumentare nel tempo e che rischiano di diventare sempre più difficili da individuare.

Il pericolo forse più grande sui social è in realtà la mancanza di dialogo. Può sembrare un paradosso, ma basta farsi un giro sui social per rendersi conto che temi politici non sono così spesso affrontati nella maniera giusta. Le discussioni politiche, tranne alcune eccezioni, sono affrontate in termini approssimativi e la struttura stessa dei social tende a favorire le opinioni maggioritarie, lasciando solo in secondo piano quelle meno correnti. Indubbiamente questa caratteristica peculiare dei social network, oltre a favorire una sola opinione, tende a ridurre molto i possibili dibattiti.

Prima delle ultime elezioni la sensazione che si aveva era che i giovani fossero schierati in gran parte sullo stesso fronte, ma la realtà ci dice che il voto degli under 30 alle ultime politiche si è diviso in maniera abbastanza equa tra i maggiori partiti.

 

 

Comunicazione

La distanza tra istituzioni e giovani, ad oggi, purtroppo è presente. Inutile negare la realtà.

Tra le due parti sembra mancare la comunicazione: i giovani sentono di non essere minimamente rappresentati, mentre dall’altra parte le istituzioni, che non sono immobili e che in qualche modo cercano di fare passi avanti, sentono una sfiducia nei loro confronti e tendono a dare la colpa a giovani poco informati o coinvolti.

È necessario auspicarsi che questa distanza tra le due parti possa ridursi nel tempo, attraverso forme di comunicazione più efficaci e maggiore trasparenza da entrambe le parti.

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