La libertà è partecipazione 

Oggigiorno è molto comune sentire parlare di libertà, che sia riferito alla libertà di espressione, di istruzione o di pensiero; tuttavia, tutto ciò è accomunato da un concetto che con il tempo sembra aver perso la sua importanza. Ormai noi tutti la diamo per scontata, dimenticando con quanti sacrifici l’abbiamo ottenuta. Essa, infatti, non è una condizione immutabile e costante della nostra vita, ma è uno “strumento” condiviso in cui l’impegno sociale e politico da parte di tutti è fondamentale per mantenerne in vita il vero significato. Non possiamo sentirci liberi stando da soli, la libertà è partecipazione. Quindi ci chiediamo: siamo davvero disposti a lottare per la nostra libertà?  

Politica, astensionismo e social

Una tematica nota a tutti la quale la sua importanza si è persa via via con il passare del tempo è la politica. Alcuni studi e statistiche hanno riportato un evidente e marcato calo dell’interesse da parte degli elettori (35,8% di astenuti rispetto a meno del 13% prima del XXI secolo). 

Anche le giustificazioni dei non votanti sono delle più disparate. Dai disinteressati della politica a chi anche volendo votare non può partecipare per cause di forza maggiore (studenti fuori sede, comuni di residenza lontani, ecc.), chi non si sente rappresentato e chi non contribuisce al voto per protesta. Tutte motivazioni che rendono ancora più marcata questa problematica.

Altri sondaggi analizzano l’opinione sotto altri punti di vista confrontando quanta fiducia le persone ripongono nelle istituzioni pubbliche classificando i politici e i rispettivi partiti in ultima posizione. 

A questo punto la domanda sorge spontanea, è cambiato qualcosa rispetto al passato?    A ciò non si può rispondere con un’unica affermazione, ma bisogna considerare diversi punti di vista. Internet non poteva che rientrare tra le fondamentali cause, non per questo mondo in sé ma per il modo in cui è andato a influenzare l’opinione pubblica, in questa realtà dove le informazioni e le opinioni si espandono a macchia d’olio il più piccolo degli errori può costituire una disastrosa esecuzione di chi si è esposto, lasciando quest’ultimo impotente di fronte a un ingiusto processo.  

Sebbene i benefici ottenuti siano molteplici, i compromessi accettati non sono inesistenti, con i social soprattutto dove è possibile esprimere ciò che si pensa con un semplice telefonino, ormai a portata di chiunque, in qualsiasi momento. Ciò è molto positivo per la libertà di pensiero ma d’altro canto le proprie opinioni personali tendono ad affievolirsi, fondendosi in un’unica opinione collettiva. 

Un altro utilizzo negativo dei social non proviene dalle persone comuni ma dai politici stessi che per adeguarsi all’innovazione e raggiungere i giovani stanno, da pochi anni a questa parte, iniziando a creare contenuti su queste nuove piattaforme. Sfortunatamente ciò che viene

 pubblicato ha il fine di raggiungere più voti possibili e non di diffondere il programma politico vero e proprio; le persone così finiscono per votare non più chi li rappresenta politicamente ma per simpatia personale. 

La generazione Z e la politica 

Oggi noi giovani la cosiddetta generazione Z sembra che non sia affatto interessato al mondo politico e dia per scontato tutti i valori e le libertà che abbiamo. Disinformato, distaccato e lontano è come viene definito il rapporto della nostra generazione con la politica. Ma anche se questo in parte è corretto, molti si disinteressano da questo argomento e si astengono dal votare perché non si sentono rappresentai dal governo, o magari non gli importa di quello che succede nel mondo reale perché lo sentono ancora lontano; però bisogna anche considerare che la generazione Z è portata ad avere una sfiducia nel nostro governo, poiché negli ultimi decenni abbiamo avuto a che fare con un governo instabile, e in particolare partici politici che pensano prima al loro futuro rispetto a quello del paese, a tutto questo dobbiamo aggiungere che oggi giorno la nostra fonte principale di informazioni è internet e non sempre quello che troviamo è corretto. Le generazioni precedenti (i millennials) influenzano di molto il nostro pensiero e non in maniera positiva. Nel corso degli ultimi decenni i nostri genitori hanno assistito ad un decadimento delle istituzioni politiche, portandoli a non credere più in una possibilità di cambiamento. Il rapporto con la politica risulta essere improntato sulla fluidità e su un attaccamento minore a partiti e ideologie. Inoltre, i millennials hanno interessi diversi rispetto alla nostra generazione, infatti ritengono che temi come le tasse, lavoro, occupazione e disoccupazione siano fondamentali, mentre per i giovani soprattutto quelli che sono ancora dentro il loro percorso di istruzione ritengono più importanti argomenti come l’ambiente, la scuola, i diritti civili e l’università. I giovani, amanti dei social, cercano spazi di discussione dove sentirsi protagonisti e parte di una tribù politica; quindi, un modo per avvicinarli potrebbe essere quello di creare più luoghi di discussione in modo che possano partecipare di più alla vita politica, ma non solo. 

Articolo a cura di: Arosio Andrea, Mammone Matteo, Zaccara Stefano.

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