Una storia: libertà, giovani, politica

Podcast:

https://youtu.be/Y-yc-I5ix3k

Due amici dopo una lezione di filosofia, in seguito alle elezioni, si interrogano sul concetto di libertà. A lezione hanno compreso che essa implica la facoltà di scegliere se votare o astenersi. 

Uno afferma che votare sia importante perché significa partecipare alla vita sociale con l’obiettivo di ottenere un bene collettivo futuro. L’altro ribatte sostenendo che il proprio voto non possa influire in modo considerevole nel risultato finale. Ma cosa è giusto fare?

Perché i giovani si allontanano dalla vita politica?

Il primo si domanda il motivo per cui molti tra i suoi coetanei sono disinteressati all’argomento, l’amico gli mostra i dati delle analisi sulla percentuale dei giovani votanti di età inferiore ai 35 anni che risulta essere il 21%, inferiore al già 35% del 1992. Successivamente gli spiega le possibili motivazioni.

https://www.ilmattino.it/AMP/primopiano/elettori_giovani_assenteisti_astensionismo_elezioni_politiche_2022_scheda-6900729.html

I giovani non si sentono rappresentati dalla vita politica?

Essi credono che il loro voto non possa cambiare in positivo il loro futuro, perché troppo influenzato dalla fascia d’età superiore, questo lo pensa il 42,7% delle persone dai 18 ai 34 anni. 

 Forse i programmi sono troppo complessi?

Tra i più giovani, le proposte dei politici vengono considerate poco vantaggiose poiché non avendo spiegazioni a tal proposito non le reputano credibili e realizzabili in futuro. Per questo motivo, i giovani vorrebbero maggior chiarezza e accessibilità. 

 Sono influenzati?

Il contesto in cui uno vive influisce molto sulle decisioni dei giovani, possono essere i genitori, gli amici, i compagni di classe. Ad esempio, un ragazzo i cui genitori si astengono dalla vita politica condizionano molto il figlio, tanto magari da impedirgli di prendere una decisione per conto proprio. O gli amici possono, parlando, deviare le intenzioni.

 Si crede ancora nello spirito di comunità?

In parte perché si cerca di ragionare mettendo avanti il “noi” ma ogni singolo individuo ricade poi nell’errore comune di mettere se stesso in primo piano.

 E chi è nel posto sbagliato al momento sbagliato?

Tanti si trovano in un’altra città che non è la loro e non possono votare, dovrebbero tornare nella loro città e spesso questo non è possibile per vari motivi, tra cui il trasporto, il lavoro o lo studio. Ad esempio 4,7 milioni di persone tra i 18 e i 25 anni non hanno votato perché non avevano la possibilità di spostarsi.

https://www.corriere.it/sette/politica/22_ottobre_18/viaggio-voto-giovani-poco-eletti-poco-elettori-ecco-perche-partiti-li-ignorano-ricambiati-a7a833a2-4929-11ed-a525-e360fe4fb789.shtml

Che ruolo ha la scuola?

Nell’ambiente scolastico il tema della politica non è trattato.  Il primo racconta che in alcune scuole e incontri prima delle elezioni si possa trattare della storia e dell’orientamento dei diversi partiti in maniera oggettiva, senza però influenzare il pensiero degli alunni. 

 Ci sono delle soluzioni?

Si, ci sono delle soluzioni per poter integrare i giovani in politica come per esempio trattare maggiormente temi inerenti all’argomento a scuola affinché gli alunni abbiano idee più chiare e sappiano come agire. Inoltre bisognerebbe far capire loro quanto sia importante agire al fine di ottenere un bene collettivo per la società in futuro.

Chi è pronto a scendere a compromessi?

In democrazia ci sono tante opinioni, per portare avanti lo stato è necessario ascoltare e accogliere le opinioni altrui talvolta mettendo da parte le proprie. Se non si riuscisse a comunicare non ci sarebbe una democrazia. I giovani hanno convinzioni molto salde e spesso non sono disposti a scendere a compromessi, ma l’abilità e la maturità sta in questo.

Cosa potremmo fare?

Il primo espone le possibili soluzioni. Secondo lui i social sono una buona soluzione per trasmettere le informazioni, evitando la diffusione di fake news e mandando messaggi chiari ed espliciti. Anche perché i giovani d’oggi prestano attenzione per un lasso di tempo veramente breve, e secondo gli studi della Wolfe, l’utilizzo dello smartphone medio è di circa 6 ore al giorno. Un ruolo importante lo svolge Tik Tok, la nuova applicazione in voga. Attraverso dei brevi video si comunicano contenuti di alto o basso livello, c’è una grande libertà di espressione. È facile comunicare messaggi sbagliati e altrettanto facile trasmettere informazioni semplici ai ragazzi.

Come bisognerebbe ragionare per ottenere risultati migliori?

Una prima strada che si potrebbe percorrere per raggiungere l’obiettivo è quella che ci viene spiegata nella canzone di Gaber intitolata “la libertà”. Libertà in questo caso non significa fare tutto ciò che ci viene in mente come per esempio stare sopra ad un albero spensierati, ma partecipare alla vita sociale e alla politica per ottenere un futuro migliore per tutti. Ciò consist

dunque, nel ragionare con il “noi” tralasciando l’ “io”. In questo modo ogni persona imparerebbe ad agire evitando di mettere sempre se stessi prima di tutto e pensando a quello che potrebbe essere vantaggioso solo per lui. 

Ecco il link con alcune interviste sull’argomento

https://youtu.be/grNbJ0rR0po

Giorgia Giancroce, Greta Piterà e Zoe Romano

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