“Dove non c’è legge, non c’è nemmeno trasgressione”

Il diritto è un insieme di norme o regole che i membri della società sono obbligati a rispettare e stabiliscono quali comportamenti si devono o non devono tenere. Nei paesi del Terzo Mondo i diritti sono un vero e proprio lusso, essenzialmente perché le stesse leggi vengono deliberatamente ignorate.

La tematica che andremo ad affrontare è un fenomeno che su scala globale viene definito come violazione dei diritti umani, la violenza contro le donne; infatti, non va intesa come un qualcosa che colpisce unicamente la donna in quanto tale (assumendo un carattere di violenza fondata sul genere), ma che lede l’uguaglianza e si colloca come ostacolo al progresso della società.

Se si fa riferimento alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, questo tipo di violenza può infrangere:

  • il diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona (articolo 3);
  • il diritto a non essere sottoposti a torture, a trattamento o a punizioni crudeli e inumane (articolo 5);
  • il diritto all’uguaglianza davanti alla legge ed il diritto alla egual protezione da parte della legge (articolo 7);
  • il diritto a ricorrere ad un tribunale imparziale (articoli 8 e 10);
  • il diritto alla libera circolazione (articolo 13).

 

La questione afghana

In particolare, la controversia delle donne afghane è tornata centrale da quando i talebani hanno preso il potere nel Paese asiatico; mentre il gruppo di fondamentalisti islamici ha garantito che manterrà i loro diritti in base alla legge islamica, e assicurerà loro un ruolo nel futuro della società, sono molte le donne afgane che temono di perdere i risultati conquistati nel corso degli ultimi anni.

Specialmente in Afghanistan, le donne sono usate solo per procreare, soddisfare i bisogni sessuali degli uomini e occuparsi delle faccende domestiche; in base ad alcuni versetti del corano: “le vostre donne sono come un seme da coltivare e quindi potete farne quello che volete”.

Gli uomini hanno quindi assoluto potere sulle donne e queste sono private di ogni diritto: dietro ai loro burqa, i loro veli integrali che le ricoprono da capo a piedi, sono nascosti i volti terrificati dalla violenza, che rischiano la fustigazione o di essere picchiate brutalmente per ogni minima violazione della legge coranica riconosciuta dai talebani.

Private di voce, di libertà di movimento e della stessa dignità di essere umano, non soddisfatti i talebani le hanno private anche del pensiero e della volontà di scelta.

Costrette a queste intollerabili condizioni di vita, molte donne si lasciano morire, altre si suicidano, oppure muoiono per mancanza di cure mediche, visto che non possono essere visitate da medici uomini e che le donne non possono più accedere all’istruzione e, di conseguenza, nemmeno lavorare.

Secondo quello che è il nostro personalissimo parere questa tematica rimane centrale nonostante il tempo e nonostante la consapevolezza della gravità del problema; ci sentiamo infatti vicine alla storia di Halima Aden poiché continuamente le donne subiscono qualsiasi tipo di violenza da quella verbale a quella fisica fino ad arrivare a quella psicologica.

Se ne può parlare, se ne deve parlare per fare prevenzioni ma soprattutto per poter intervenire, per poter costruire un’alternativa, per poter creare una rete di aiuto, per curarsi e tutelarsi.

Articolo di: Messina Ginevra, Napolione Marta, Perri Nicla

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