Anche le pietre hanno i diritti, ne parliamo con Massimo Palazzi

Riguardo questo tema a noi caro abbiamo deciso di intervistare l’ex assessore alla cultura del Comune di Gallarate  Massimo Palazzi che ci ha documentato sulla situazione locale.

Cos’è il diritto ai beni culturali? 

Sono possibili due interpretazioni: in prima istanza è il compendio di tutta la normativa che riguarda i comportamenti da tenere nei confronti di quegli oggetti che sono qualificati come beni culturali. Le norme che si applicano sono in gran parte raccolte nel “codice dei beni culturali e paesaggio” del 2004. Nella seconda accezione è un aspetto metagiuridico, poiché la sola legislazione non è sufficiente, ma è necessaria una mentalità delle persone attenta e orientata alla tutela dei beni. Tra i beni culturali non sono inclusi, infatti, solo quelli materiali, come possono essere i monumenti, dipinti, manoscritti, ma anche dei beni immateriali come le tradizioni, che hanno le stesse tutele, con la finalità della loro valorizzazione.

A chi compete tutelare e valorizzare i diritti sui beni culturali?

In modo semplicistico si potrebbe rispondere che compete allo Stato, ma, se andiamo a valutare l’articolo 9 della Costituzione, che afferma “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.“, ci rendiamo conto che, parlando di Repubblica, includiamo anche enti territoriali minori come le regioni, le province, i comuni e altri istituzioni che compongono l’intera comunità nazionale. Quindi, sebbene le norme principali siano di emanazione statale, la vera tutela coinvolge tutte le realtà della Nazione in cui viviamo; per questo motivo sono beni culturali anche oggetti di proprietà privata, di enti territoriali o ecclesiastici. Ricapitolando possiamo dire che la tutela e la valorizzazione dei diritti sui beni culturali compete in prima istanza all’apparato statale, ma trova piena attuazione solo mediante la collaborazione e le competenze demandate anche a tutte le altre istituzioni che compongono la comunità nazionale.

Qual è la differenza tra tutelare e valorizzare i beni culturali?

Una risposta semplicistica vedrebbe una distinzione tra tutelare = conservare e valorizzare = consentire di esprimere al meglio la componente culturale e comunicativa dei beni; una visione più approfondita ci consente però di capire che non esiste una vera differenza fra i due concetti, poiché non esiste tutela senza valorizzazione e viceversa: non si può valorizzare un bene senza averlo tutelato e la vera tutela si ha con la valorizzazione. Un significativo esempio è stato quello della Biblioteca dei Girolamini, una biblioteca di Napoli, che era chiusa al pubblico perché al suo interno erano presenti dei testi antichi preziosissimi, per cui la maggior parte delle persone non poteva fruirne e non la conosceva: ciò ha favorito il saccheggio e lo scempio tristemente noto. Per tutelare non basta “chiudere”, ma occorre far conoscere il valore dei beni culturali, sensibilizzare, creare l’attenzione e la volontà di preservarli per le generazioni future.

Durante il suo mandato cosa ha fatto all’interno dell’amministrazione per i beni culturali?

Durante il mio mandato, ho cercato di valorizzare l’attenzione al patrimonio culturale di Gallarate, principalmente in due modi: il primo materiale, concedendo  determinati immobili ad associazioni che li potessero valorizzare: un esempio è la concessione del Teatro del Popolo, parzialmente inutilizzato, al Conservatorio Puccini che aveva bisogno di spazi; oppure creando dei totem esplicativi da collocare in punti di interesse della città. Il secondo “immateriale”, sensibilizzando alla conoscenza mediante video, conferenze, guide accompagnate per la città per far conoscere monumenti, anche i meno noti, dando supporto ad associazioni che si occupano dell’archeologia e della storia sul territorio, come ad esempio la Società Gallaratese per gli Studi Patri, ma soprattutto coinvolgendo gli studenti sia con iniziative che abbiamo svolto durante le celebrazioni dantesche, con la valorizzazione di beni culturali comunali come il palazzo Borghi, sia nella creazione del sito “St.Ar.GatE”, dove ci sono approfondimenti sui monumenti gallaratesi, più o meno conosciuti.

Quali sono le iniziative nazionali sul tema in questo momento?

Di iniziative ce ne sono davvero tante, ma il concetto che dovrebbe prevalere è quello di una attenzione costante e continuativa nel tempo alla tutela: non bastano degli eventi sporadici e di richiamo mediatico, ma ci deve essere una costante attenzione anche alle piccole cose, come la manutenzione e il monitoraggio continuo, lo studio dei dettagli con iniziative mirate, l’orgoglio per il proprio patrimonio culturale anche nei piccoli comuni. Quello che ho detto è più un auspicio, ma spero che si possa procedere in questa direzione.

Infine i beni culturali hanno davvero dei diritti?

Come potete capire questa è una sorta di contraddizione sul piano giuridico, infatti le cose non hanno diritti, ma sono gli esseri viventi ad averne. Ma mi piace pensare che i doveri che noi abbiamo nei confronti degli oggetti “beni culturali” , come previsti nel Codice dei Beni Culturali e Paesaggio, diventino proprio dei diritti per questi oggetti e di conseguenza si trasformino poi nel diritto nostro e delle prossime generazioni a poterne fruire, come testimonianze della nostra Civiltà. Il nostro dovere di conservazione, manutenzione, inalienabilità, tutela dell’immagine, rispetto, sono veri e propri diritti dei monumenti che permettono loro di sopravvivere, riconoscendogli, in un certo senso, una dignità e un diritto ad esistere, come per noi esseri umani.

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