Mamma, papà come vi siete incontrati? Papà ti ha invitato a cena e poi siete andati al cinema? Vi piaceva cantare a squarciagola ai concerti, fare tardi a parlare di politica, di sport, di massimi sistemi con gli amici? E portarci al luna park, a mangiare salamelle alle sagre di paese? Quanto possono mancare situazioni che abbiamo dato per scontate? Purtroppo oggi il maledetto corona ci ha rubato la possibilità di essere liberi e ci viene da chiedere quali possibilità ci ha lasciato per incontrarci, innamorarci, crescere emotivamente se siamo ognuno relegato nel suo universo?

Come noi, anche voi siete stati adolescenti; vi sareste mai potuti immaginare alla nostra età, di potervi incontrare solo virtualmente, indossando una mascherina che sicuramente protegge ma anche nasconde sorrisi e lacrime?

Siamo cresciuti nei dolci abbracci vostri e dei nostri nonni; ora ci dicono che gli abbracci sono pericolosi. Fino a pochi mesi fa era comune e caldamente consigliato, frequentare corsi di danza, nuoto, pattinaggio, calcio. Ma ora? Ora è normale e obbligatorio stare chiusi in casa, per il nostro bene, dicono, per ore seduti a fissare uno schermo.

A 17 anni si emana energia da tutti i pori e lo sport e il movimento servono ad incanalare costruttivamente le energie dirompenti e sono una parte importante ed insostituibile della nostra quotidianità.

Siamo passati dal poter esprimere la nostra voglia di vivere attraverso le feste, le serate, le uscite di gruppo, alla solitudine domestica.

Ci siamo ritrovati a dover rinunciare alle nostre passioni, ai nostri compagni di squadra, ai nostri talenti, alle nostre divise e in cambio abbiamo ottenuto sessioni di allenamento on line o videochiamate che ci tengano attaccati a brandelli di realtà e che non ci facciano scordare la grinta e le fatiche dell’agonismo.

Ci siamo ritrovati a vivere ogni giorno identico a quello precedente e a quello successivo, in solitudine e nell’incertezza. Nonostante tutto, stiamo riuscendo a trasformare il confinamento forzato e le regole rigide a cui siamo purtroppo ancora sottoposti, in occasione per riflettere sulla realtà che ci circonda e, in particolar modo, su noi stessi.

Abbiamo intrapreso un viaggio interiore e scoperto che l’energia cinetica inespressa poteva essere trasformata in creatività, emozione, esercizio mentale. Abbiamo cominciato ad apprezzare i piccoli gesti e la compagnia di genitori e fratelli che fino a qualche tempo fa ci infastidivano parecchio. Abbiamo capito l’importanza del tempo che non è mai abbastanza: è difficile non poter incontrare gli amici, i nonni, gli zii, i cugini e proprio questa mancanza ci ha reso consapevoli dell’importanza di avere nella propria vita persone che ci vogliono bene e che ci sono accanto anche nei momenti più difficili, anche solo con un messaggio, nonostante la distanza.

Abbiamo riscoperto amicizie che davamo perdute, mentre alter si sono addirittura rafforzate; sono venute alla luce anche le amicizie “false”, quelle di convenienza, facendoci capire la purezza e l’autenticità della parola “amico”, che pochi hanno la fortuna di vedersi riconosciuta. Noi siamo quelli che “o è bianco o è nero”, quelli che ancora faticano a scendere a compromessi e così è stato anche per la scelta delle amicizie. In isolamento non ce ne facciamo nulla delle conoscenze per convenienza. Abbiamo la necessità di rapporti veri e profondi, proprio e ancora di più perché sono solamente virtuali.

Abbiamo imparato a comprendere anche voi, mamma e papà, perché abbiamo avuto il tempo di osservarvi meglio, con più attenzione. Ora conosciamo i vostri stati d’animo, sappiamo le vostre preoccupazioni per la perdita del lavoro, le vostre paure di non arrivare a fine mese, di non trovare più un altro impiego; percepiamo le vostre emozioni perché le sentiamo anche noi, perché come voi abbiamo paura che nulla tornerà come prima.

La clausura imposta ci ha portati a capire che oltre ai bisogni primari, abbiamo bisogno di nutrirci degli altri, di allontanarci dagli affetti sicuri e conosciuti per andare alla scoperta del mondo fuori, di volare via dal nido con la stessa trepidazione della piccola rondine che non sa se riuscirà a spiccare il volo ma ha l’esigenza di mettersi alla prova. Abbiamo bisogno di sapere se al di là della porta di casa ci sarà qualcuno che si innamorerà di noi e se noi saremo capaci di innamorarci di qualcuno. Vogliamo anche noi una spalla su cui poter piangere, un orecchio pronto ad ascoltare segreti, una bocca che ci consigli, un amico con cui ridere fino a farsi venire il mal di pancia.

Come possiamo capire cosa vogliamo fare e chi vogliamo diventare, se non tocchiamo con mano il mondo che ci circonda? Come possiamo vivere nuove esperienze, se non possiamo uscire di casa?

Non c’è alcuna realtà virtuale che possa esprimere l’emozione di mani che accarezzano e baci che fanno battere il cuore.

 

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