Raccontare questo 2020 è davvero molto complicato. Sono successi un numero spropositato di avvenimenti che hanno scosso profondamente sia il nostro paese che l’intera popolazione globale: l’uscita definitiva del Regno Unito dall’ Unione Europea, la pandemia, il movimento Black Lives Matters, l’esplosione di Beirut, il referendum italiano per il taglio dei parlamentari, i recenti attacchi terroristici in Francia, le proteste degli operai italiani contro il nuovo lockdown, le elezioni negli USA… ed il problema e che non è ancora terminato, chissà quali saranno le “sorprese” che ci terrà in serbo questo inconsueto anno bisestile. Ognuno di noi era scettico all’inizio di quest’anno di cosa sarebbe potuto accadere a causa di questo coronavirus. Tutti noi all’inizio pensavamo che fosse una malattia così lontana che non ci avrebbe minimamente toccato.

 

 Il 24 febbraio fu la fatidica campanella d’allarme che con la chiusura delle scuole (apparentemente provvisoria) iniziò ad intimorire tutto il popolo italiano, che via via ha portato alla quarantena. Ora non vorremmo ricapitolare tutti gli avvenimenti che ci hanno segnato perché li sappiamo tutti benissimo, vorremmo sottolineare che (secondo il nostro punto di vista) quest’anno è stato, per un certo verso, un momento di crescita per molti ragazzi che come noi sono stati obbligati a restarsene segregati in casa per il bene di tutti.

Il lungo inverno della “normalità”     

Le foglie degli alberi sono lentamente ingiallite e diminuiscono col passare dei giorni, anche se è difficile accorgersene dato che sono tutti così simili e monotoni. Il cielo dietro ai rami esili è funereo, forse pioverà. In soggiorno tengo la luce del lampadario accesa per cercare di farmi vedere da dietro lo schermo giusto per quando i professori mi rivolgono una o due domande. Il tempo sembra essersi fermato da molto, tutto si sussegue in modo pressoché uguale, a distanza per “evitare i contagi”. Così come a marzo, la scuola è stata chiusa per prima. Tutto scorre a ritmo di nefaste statistiche sui contagi e DPCM annunciati in orari improbabili. Nel mio soggiorno open-space sto seduto, avvolto in una coperta biancastra, su una delle sedie del tavolo da pranzo. Gli auricolari nelle mie orecchie danno un po’ di fastidio, li tolgo un attimo. L’appartamento sarebbe in silenzio se non fosse per il suono dell’acquario.

Già da prima di questa situazione non uscivo molto, non mi piace neanche più di tanto. Principalmente incontravo i miei amici con la scuola e le altre attività. La chiusura degli edifici scolastici fu per me una cosa un po’ improvvisa. Che senso aveva chiudere solo le scuole per lasciare tutto il resto aperto? I ragazzi si riversarono per le strade e i negozi con amici, tutti senza mascherine (risultavano introvabili all’inizio) e distanziamenti di alcun tipo, se lo dico è perchè anch’io sono uscito e ho visto con i miei occhi. Seguirono altri provvedimenti, tutti resi noti nella notte, chiusero praticamente tutto: attività sportive, culturali, negozi, parrucchieri, ristoranti…

Non uscì di casa per più di due mesi e mezzo, neanche per portare il mio cane a passeggio. Le prime persone che andai a trovare furono i miei nonni. In particolare mio nonno, Salvatore. A fine maggio ha iniziato ad avere problemi di salute. Epatite. 

Quando ci incontrammo era in ospedale, lui era alla finestra della sua camera in un anonimo edificio azzurro, tendente al grigio. Io ero sul marciapiede con la mascherina e alle spalle una strada trafficata.

Arrivò giugno, negli Stati Uniti imperversavano le proteste del movimento Black Lives Matter in seguito alla morte di George Floyd. Mi tornano in mente i vari articoli e previsioni fatte dalle più disparate persone, è curioso vedere come nessuna di queste si sia avverata. Mi sopraggiungono, pensieri riguardo al lockdown come tempo di crescita o per ritrovare passioni e passatempi che non potevamo più svolgere data la frenetica vita pre-Covid. Ma anche le affermazioni della cantante Madonna sul coronavirus come equalizzatore sociale. Peccato che questa situazione abbia in realtà mostrato quelli che sono i lati peggiori della nostra società, ovvero razzismo, misoginia, omo e transfobia ma soprattutto la violenza. Inoltre le situazioni di confinamento e chiusura di molte attività hanno creato un gran numero di disoccupati e portato al lastrico una buona parte di attività.

Dall’aula in classe si sente una campanella, è la fine dell’ora. Spengo la videocamera. La “classe” è composta tutta da bollini colorati con piccole lettere iniziali o animali un poco buffi. Sulla mia icona, se spengo compare un chihuahua con un sombrero in testa. Mi alzo dalla sedia e mi sgranchisco un po’ le gambe addormentate. 

Con l’inizio dell’estate le misure anti-Covid si fecero un po’ meno aspre. I negozi prima chiusi iniziarono a riaprire un po’ come le altre attività. Riuscì di casa alcune volte con alcuni miei compagni e altri amici, era passato tanto tempo. Più o meno alla metà di giugno, con la possibilità di spostamento tra le regioni,  i miei genitori organizzarono una piccola vacanza. Presero una casa all’isola d’Elba per una settimana. La vacanza non mi piacque. Soprattutto lo insieme stare con la mia famiglia. Durante il lockdown, ho avuto “la fortuna” di non averli sempre in giro per casa, in quanto lavoravano. Il vero problema è che siamo troppo diversi l’uno dall’altro, non riusciamo a capirci e ad andare d’accordo. Ogni volta che si sta davvero uniti cominciano sempre vari litigi, anche per le questioni più piccole e insignificanti.  

La vacanza non fu lieta anche perché giunsero notizie riguardo al peggioramento di salute di mio nonno. Con il ritorno alle mie mura domestiche riprese la monotonia dei giorni passati durante il confinamento. Dal telefono di casa giungevano le chiamate di mia nonna, in lacrime per la situazione, con la voce affranta interrotta dai singhiozzi. La disperazione per il non poterlo andare a trovare. 

Mio nonno in seguito rifiutò le cure. Tornò alla sua dimora, la situazione andò peggiorando. Morì non molto tempo dopo.

Ricordo il suo rosario, fuori pioveva. Numerose persone stavano in piedi,  fuori e dentro il piccolo locale dove era stata posta la bara in legno, lucida e le composizioni floreali che risultavano enormi in quel bugigattolo.

Vorrei raccontare di più sulla sua morte o la sofferenza per la sua malattia ma non penso di esserne in grado. Preferisco ricordare i momenti passati con lui che la sua data di morte.

Suona una campanella flebile nell’aula scolastica vuota e priva di vita. Nonostante quel breve periodo di ritorno alla normalità ora siamo ancora qui, a compilare autocertificazioni, relegati in casa come prima. La scuola è chiusa per un periodo temporaneo come a marzo ma che si andrà a prolungare fino alla fine dell’anno. Saracinesche abbassate, smart workingLockdown.

 

Una breve primavera di speranze

Con gli ultimi mesi estivi, sembrò essersi aperto uno spiraglio verso un nuova rinnovata normalità. Tutto riaprì in regola, con la mia famiglia andai in vacanza così come tanti italiani approfittando del nuova possibilità di spostarsi tra le regioni.

Ricordo la cattedrale naturale che dovevamo percorrere per arrivare alla spiaggia dalla sabbia fine e rovente. Camminavo tra le navate composte dai tronchi dei pini marittimi e le volte composte dai rami e dagli aghi sottili che si infilavano nelle mie infradito mentre tutt’intorno si stendeva il canto disturbante e sconosciuto delle cicale. Tutto passò in modo lieto e riuscì a fare anche nuove amicizie, di quelle estive che si spengono come fiammiferi al vento.

Il lockdown fu abbastanza duro, mi è dispiaciuto tantissimo non poter vedere i miei amici e compagni di classe, con alcuni di loro avevo legato davvero molto e non poterli incontrare mi fece stare abbastanza male, sentivo come un vuoto dentro di me.

In particolare, il mio realizzare ciò che stava succedendo è avvenuto in modo molto graduale, fino a raggiungere una sorta di “pace interiore”, questo anche grazie anche all’occasione che ho avuto per lavorare su me stessa.

Mi sono concentrata molto sull’accettazione personale e, col passare dei giorni, mi sono dedicata molto su alcuni miei passatempi a cui prima non riuscivo a dedicare abbastanza tempo come il disegno con cui ho prodotto tante mie opere sperimentando le tecniche più disparate e la musica, infatti ho scoperto numerosi nuovi artisti molto capaci e ispiranti.

Inizialmente è stato molto difficile ambientarmi in questa situazione completamente nuova, ma credo che il distacco dalla vita quotidiana possa essere stato utile a me, come a ognuno di noi per prenderci un momento di pausa, il quale ci ha sicuramente dato maggior consapevolezza della inusuale situazione che stavamo vivendo.

 

Agli inizi di maggio, sono state permesse le prime uscite, la situazione sembrava migliorare ogni giorno di più, perciò io ne ho approfittato per andare nei luoghi di prima necessità, come il supermercato o la farmacia, e per respirare aria diversa. Con il passare delle settimane ho iniziato ad incontrarmi con i miei amici più stretti e ho realizzato quanto la mancanza di qualcosa o qualcuno te la faccia apprezzare maggiormente, difatti mi sentivo come se le persone a me più care fossero diventate maggiormente importanti e che la situazione appena passata avesse, in qualche modo, rafforzato il nostro rapporto.

Successivamente è subentrata l’estate e con essa le preoccupazioni sono andate via, tutto sembrava ormai un brutto ricordo e rimanevano solamente le poche, ma necessarie condizioni per garantire la sicurezza. Avevo iniziato a provare una sensazione di libertà assurda, ero felice e spensierata, come ormai non mi succedeva da molto tempo a quella parte.

 

Nonostante ciò, già dal mese di luglio, la nostra scuola ha iniziato a darci comunicazioni sul come sarebbe stato il tutto a settembre, perchè molte classi, formate da un numero abbastanza alto di persone, erano impossibilitate nel fare lezione tutte insieme, come per esempio la nostra, composta da 31 alunni. Perciò a settembre abbiamo cominciato divisi in due gruppi, che si sono alternati di settimana in settimana, tra lezioni in presenza e didattica a distanza.

La scuola ripartì, la mia classe dimezzata iniziava alle nove e quaranta, un orario assurdo e improponibile. Ricordo ancora gli sguardi delle persone in fermata che mi guardavano in modo un po’ stranito.

 

Questa soluzione, da un punto di vista di sicurezza è stata probabilmente la migliore, nonostante gli assembramenti che comunque si formavano al di fuori dell’edificio scolastico e nei mezzi di trasporto pubblici, ma mentalmente è stata molto più ardua da sostenere. Una gran parte dei professori si rifiutava, giustamente, di svolgere verifiche e interrogazioni da casa, perciò tutto lo stress e le ansie provocati dalle prove, ricadevano nelle settimane di presenza e i problemi di connessione, la lentezza dei dispositivi e la maggiore difficoltà di concentrazione, facevano in modo che fossimo particolarmente provati mentalmente anche attraverso le videolezioni. In più la nostra scuola aveva adottato un sistema di sedie con ribaltine in sostituzione dei banchi, le quali hanno portato ancora maggiore scomodità e confusione.

Dopo circa un mese dall’introduzione di questo nuovo sistema, i casi di persone contagiate e morte a causa del coronavirus in Italia sono iniziati ad aumentare sempre più, finchè l’Italia non è stata divisa in zone, il cui colore (rossa, arancione, gialla) corrisponde alla gravità della situazione e agli ordinamenti da seguire.

Tutt’ora, novembre 2020, la situazione è così e noi, essendo della Lombardia, stiamo vivendo una seconda quarantena, che si ritiene duri fino al 3 dicembre, anche se le cose potrebbero cambiare.

In tutta Italia vi è scuola online al 100%, a partire dalla scuola primaria di secondo grado e indipendentemente dalla zona.

Ciò è sicuramente più stressante per tutti, sia insegnanti che alunni e personalmente non vedo l’ora che questa situazione finisca, così da continuare a vivere liberamente e in modo spensierato la mia adolescenza, come ognuno dovrebbe tornare a godersi la sua vita a pieno.

Nonostante questo la vita sembrava abbastanza normale fino a che i contagi non iniziarono a salire vertiginosamente e la regione non impose la didattica a distanza per tutte le superiori.

Sembra di essere ripartiti da capo, pare che tutti gli sforzi fatti fino ad ora non siano serviti a nulla; gli ospedali si riempiono e i morti per Covid-19 aumentano ogni giorno di più, poniamo sempre meno speranza e conforto nel periodo natalizio, che quest’anno potrebbe difficilmente essere percepito nello stesso modo in cui lo è stato gli anni passati.

 

***

 

Personalmente ho vissuto il lockdown e le norme di sicurezza anti-covid in modo abbastanza sereno, credo che passare diverse settimane da soli aiuti molto a riflettere su sé stessi, avendo più tempo libero a disposizione ne ho approfittato per scoprire nuove passioni, ho scoperto che mi piace molto lo sport e spesso mi sveglio presto per fare esercizio fisico. 

Inoltre stare in casa non è poi così noioso come molte persone sostengono, si può approfittare dell’occasione per imparare a cucinare ricette particolari, leggere un libro o iniziare una serie TV, i dispositivi elettronici diventano i tuoi migliori amici, puoi vedere i tuoi familiari attraverso una videochiamata, puoi guardare un film o giocare per far passare il tempo, persino i compiti scolastici e lo studio diventano una buona compagnia, infatti penso che sarebbe stato decisamente peggio essere rinchiusi in casa durante l’estate. 

 

A maggio infatti quando la situazione è migliorata, ne ho approfittato per vedere i miei amici e mia nonna, potevo entrare nei centri commerciali per fare shopping e sono persino andata in vacanza, dovevo solo rispettare quelle poche regole che erano rimaste, tuttavia molte persone si sono prese troppe libertà facendo assemblamento e rifiutandosi di indossare la mascherina anche sui mezzi pubblici solitamente affollati, che ho iniziato a prendere a settembre per quelle poche settimane prima che chiudessero la scuola. 

 

Personalmente credo che l’utilizzo della mascherina sia molto utile non solo per evitare il contagio del Covid-19 ma anche di molti altri virus come quelli influenzali. 

Gli italiani, a mio parere, dovrebbero prendere esempio dagli abitanti di alcuni paesi asiatici, che erano già abituati ad indossarla da molto prima dell’inizio della pandemia. 

 

Una porta verso la cultura

In questa lunga ed interminabile quarantena ho avuta la possibilità di “riprendermi il mio tempo”; bisogna ammettere che la vecchia e remota “normalità”, che ora si vede con toni nostalgici, era molto frenetica e stancante, dove il tempo sembrava non fermarsi mai per via delle varie vicissitudini di uno liceale medio: scuola, famiglia, musica o sport (a seconda dei propri interessi), social media, ansie e preoccupazioni per il presente, per il passato e per il futuro…

Grazie all’imposta quarantena, ho avuto la possibilità di riflettere sulla mia vita e sulle mie futili preoccupazioni ed ansie delle quali ero “schiavo”. Ora mi sento una persona cambiata, più matura e meno impulsiva (anche se l’impulsività e l’emotività sono caratteristiche della mia persona) che adesso è capace di compiere scelte più consapevoli e di essere più aperto e sensibile verso le persone intorno a me. Chiaro esempio di questo mio drastico cambiamento, è stata la decisione di diventare rappresentante di classe, scelta che non avrei mai intrapreso se fossi stato il mio vecchio io. Ho coltivato è riscoperto le mie passioni: la lettura (leggendo per esempio di un uomo che, dopo un terribile omicidio, decide di seguire il viaggio della redenzione perché attanagliato dal senso di colpa, oppure di una ragazza liceale che fa un viaggio in una Tokyo notturna e surreale) la cinematografia (riscoprendo il grande patrimonio del cinema autoriale italiano, grandi esempi sono Dario Argento che con la sua grande componente visiva riesce a rendere memorabili le storie più deboli e Michelangelo Antonioni che con la sua tetralogia dell’incomunicabilità, ed una straordinaria Monica Vitti, riesce a raggiungere picchi che non si sono mai visti prima) ed infine la musica (trovando cantanti del calibro di Nico, cantante tedesca la quale ha cambiato la storia della musica).

Uno sguardo più scientifico sul virus

I coronavirus sono un ampia famiglia di virus, ovvero parassiti endocellulari che possono causare sintomi moderati, come tosse secca e febbre ma anche problemi ben più gravi, soprattutto nei soggetti più fragili, fino a portare alla morte per arresto respiratorio.

I coronavirus sono noti per infettare l’uomo e alcuni animali. Il virus responsabile di questa epidemia è appartenente ad un nuovo ceppo mai identificato in precedenza nell’uomo, il passaggio da una specie all’altra

causato dalla mutazione del virus è un fenomeno chiamato spillover, tuttavia gli scienziati stanno ancora cercando di capire da quale specie animale siamo stati infettati.

 

Durante il mese di febbraio il Covid-19 sembrava essere solamento un problema della città cinese di Wuhan, poco dopo però i contagi si sono diffusi anche in altri paesi e sono aumentati fino a diventare una pandemia.

Gli esperti si sono interrogati a lungo sulla contagiosità di questo nuovo virus, il parametro che viene utilizzato è R0 che rappresenta il numero medio di persone infettate da un singolo individuo e si stima che sia circa 2,5.

Conclusioni

 

Il 2020 è stato un anno insolito, completamente diverso rispetto agli altri, sono successi avvenimenti che non ci saremmo mai potuti aspettare, ci siamo abituati all’uso della mascherina, a disinfettarci le mani quando entriamo in un luogo pubblico e a mantenere le distanze dalle altre persone, tutti atteggiamenti insoliti ai quali non avremmo mai potuto pensare prima della pandemia. 

È stato un anno per certi versi straordinario, assurdo e folle che ha sconvolto le nostre vite. Tutti abbiamo dovuto lasciare qualcosa o qualcuno, soffrendo molto. Nel mondo sono successi tanti avvenimenti che hanno mostrato il marciume della società e le estreme disparità degli individui. Speriamo che questa situazione che permea la nostra società attuale possa presto finire, ma nonostante questo, la pandemia rimarrà un marchio indelebile che veleggerà sopra di noi e le future generazioni. 

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