Il tempo non è un ladro, è un regalo. Ora so che Voi donate prima di prendere. Ogni giorno è un regalo, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo”.

Alice che parla con il Tempo dandogli del Voi sembra aver capito il senso dello scorrere della vita: il tempo è un dio breve che non apprezziamo nemmeno quando ci manca. Eppure questo 2020 ci ha obbligati ad imparare a gestirlo.

Chissà quante volte abbiamo sentito la frase “non ho tempo” ed è vero, la società e il periodo in cui viviamo non permettono rallentamenti o indugi, le giornate sono diventate troppo corte e gli impegni si sovrappongono.

La nostra è una vita frenetica, la quantità è preferibile rispetto alla qualità e se non siamo produttivi siamo biasimati, non possiamo fermarci nemmeno quando è indispensabile.

Rinunciando così alle cose più semplici perché non si ha tempo, la vita si è trasformata in una routine che inesorabile trascorre e non ammette rallentamenti, un circolo vizioso che non è più vivere ma sopravvivere.

La mortalità ci concede un tempo medio di circa ottant’anni per compiere tutto ciò che ci eravamo prefissati prima di morire. Non sembra poco il nostro tempo ma giorni, minuti, secondi passano velocemente inesorabili contro ogni sforzo di rallentarli, rendendo sempre più difficile portare a compimento sogni e aspirazioni.

Eppure il tempo non si misura in ore ma in qualità, in incontri, in traguardi; ci voleva un virus per farci rendere conto dell’importanza dello scorrere del tempo e di come non vada sprecato.

Nessuno si aspettava di vedere una pandemia al di fuori di libri o film apocalittici, ma è proprio quello che è successo; è stata l’unica cosa in grado di mettere in pausa la vita di tutti o quasi.

Chiusi in casa non c’era più la scusa del “non ho tempo”, anzi ce ne era fin troppo, così tanto da buttarlo via per l’incapacità di saperlo valorizzare.

Nella nostra società l’ozio è visto come noia anziché come opportunità di reinventarsi; quella che poteva essere un’occasione per molti è stata vissuta solo come una perdita di libertà, una prigione.

Ma allora il tempo è nemico o amico dell’uomo? È in circostanze come queste che lo capiamo. Dopo un primo periodo di euforia lontano dagli impegni scolastici noi giovani ci siamo resi conto che quel tempo dilatato e regalato ci toglieva la libertà.

Non poter uscire e incontrare gli amici o i parenti diventava opprimente, essere rinchiusi in una gabbia che fino ad un momento prima chiamavamo casa era terribile. Quella casa che solo poco prima guardavamo nostalgicamente al mattino e con sollievo la sera.

Quelle che mancavano soprattutto erano le piccole cose: l’aria fresca che riempie i polmoni, vedere gli amici e chiacchierare, andare a scuola, passeggiare per la città.

Mancava la normalità, era come se la vita fosse in pausa, come se il tempo si fosse fermato, costretti a vivere tutti i giorni come se fossero sempre lo stesso. Giovani emarginati, chiusi, controllati, costretti dalle regole: il coprifuoco, l’autocertificazione, il divieto di viaggiare liberamente, le mascherine; tutto come in una versione più moderna del romanzo di Orwell, 1984. Anche se per il nostro bene.

Preda dello scorrere del tempo osserviamo fuori dalla finestra lo scorrere delle stagioni, ma in fondo siamo ancora fermi al 24 febbraio 2020.

Gocce d’inchiostro

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