Si stava meglio quando si stava peggio?

Quante volte hai sentito “ai miei tempi,” seguito dalla solita lamentela sui cellulari? Quante volte la vecchia generazione ti ha ricordati quanto fosse più bello il passato? Tante.

È vero che “si stava meglio quando si stava peggio”? Assolutamente no!

Questa diffidenza tra la nuova e la vecchia generazione è un dato presente all’interno della società da sempre, infatti possediamo testimonianze tratte dalla storia più antica:

 

Questa gioventù è marcia nel profondo del cuore.

I giovani sono maligni e pigri,

non saranno mai come la gioventù di una volta;

quelli di oggi non saranno capaci

di mantenere la nostra cultura – incisione su un vaso d’argilla dell’antica Babilonia, 3000 a.C.

 

Non c’è più alcuna speranza

per l’avvenire del nostro paese

se la gioventù di oggi prenderà il potere domani,

poiché questa gioventù è insopportabile,

senza ritegno, terribile – Esiodo, 720 a.C.

 

Da alcune tra le fonti utilizzate nell’intervento di Franco Nembrini ci sembra di vedere che le differenze tra una generazione e l’altra sono abissali e inoltre, come riteneva la scuola filosofica di Mileto, l’umanità sta procedendo inesorabilmente verso il degrado.

 

Ma queste differenze sono davvero così grandi?

Per darci una risposta, abbiamo deciso di confrontare tre generazioni diverse su tematiche comuni:

 

 

Dalle nostre interviste abbiamo capito che, alla fin fine, la diversità è presente, ma comunque più limitata di quanto sembrerebbe.

 

I tempi cambiano e il territorio cambia con loro, ed è per questo che la vecchia generazione si pone con incertezza nei confronti di quella nuova. Le persone vedono mutare quello che le circonda e sono insicure, è un meccanismo naturale insito in noi, non possiamo farci nulla.

Con ogni generazione subentra un cambiamento per il quale si ha lottato. Con il passaggio generazionale, si consegna il lavoro fatto con fatica a persone nuove. Gli eredi lo stravolgeranno completamente e magari introdurranno elementi diversissimi da quelli antecedenti. Sicuramente non è facile sopportare questo processo di trasformazione che si verifica inevitabilmente, vuol dire assistere alla distruzione della propria comfort zone (letteralmente la propria zona di comfort, quella situazione a noi familiare che ci fornisce sicurezza), che viene soppiantata, come in un colpo di stato, da una realtà nuova.

 

Il protagonista del cambiamento è molto spesso il territorio.

Il nostro panorama varesotto ha subito un mutamento importante e facilmente tangibile nel corso degli ultimi decenni, e anche nella nostra città giardino possiamo riscontrare degli esempi concreti: abbiamo selezionato delle foto dei luoghi principali di Varese scattate negli anni 40′ e le abbiamo confrontate con degli scatti di oggi.

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