Tra antico e moderno, dal vinile allo streaming

Se, come abbiamo già ampiamente spiegato, la musica nasce dalla strada e spesso arriva a livelli stratosferici, addirittura mondiali, allo stesso tempo ciò che permette agli artisti di ampliare il proprio pubblico è Il web. Noi “millennials“ siamo abituati, e neanche ci facciamo caso, a questo nuovo modo di “fare musica”: l’utilizzo di internet, di YouTube, di Spotify e di iTunes è talmente automatico per noi che arriviamo ad utilizzarli quotidianamente e ripetutamente. Non è però per tutti così. C’è chi, essendo nato anche solo una cinquantina di anni fa, non ha la stessa nostra praticità; se prima, infatti, le scoperte tecnologiche procedevano lentamente e, a distanza di più di vent’anni, dal 1980 circa, esse hanno iniziato ad avvicendarsi sempre più velocemente. È per questo che il divario tecnologico presente tra noi e i nostri genitori è così ampio rispetto a quello che c’era tra loro e i nostri nonni. 

Ciò che ora veramente conta non é più il numero di dischi venduti, ma il numero di visualizzazioni su YouTube, il numero di stream su Spotify e la posizione nelle classifiche nazionali e globali. 

Al tempo dei nostri genitori, invece, era fondamentale il numero di dischi venduti e, ancora prima, i dischi in vinile, che sono rimasti e rimarranno sempre l’immagine della dimensione classica della musica.

La primissima produzione di musica digitale, contrariamente a ciò che tutti si aspetterebbero, fu realizzata da un computer australiano nel 1951. Questo dimostra il lento e progressivo sviluppo a cui la realtà è soggetta e di cui l’umanità a malapena si accorge. 

E voi? A quale categoria appartenete? Vi considerate i classici ascoltatori di dischi o preferito un modo più moderno di ascoltare musica?

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