ES-17: Una storia di Gioventù stroncata dall’ignoranza

2 Luglio 2015

Alcuni giovani sfrecciano su dei motorini per le strade di Napoli a tarda notte.

Chi guardasse la scena dall’ esterno potrebbe pensare che siano ragazzi spensierati di ritorno da una serata in discoteca, ma chi viaggia su quei motorini ha in realtà il cuore pervaso dal terrore per quello che sta per succedere.

Il primo motorino svolta in via Oronzio Costa, seguito da altri due, in un punto cieco per le videocamere di sicurezza.

Il fatto si consuma in non più di trenta secondi.

Tredici colpi di pistola.

Un proiettile letale.

Emanuele Sibillo, diciannovenne boss della “Paranza dei bambini”, noto ai più come ES-17 (ES come le sue iniziali e 17 che simboleggia la sfortuna che il giovane voleva esocizzare), colpito alla schiena viene trasportato all’ospedale Loreto Mare, nel quale però arriva già morto.

Lascia una compagna e due bambini: Mariarka, Mattia ed Emanuele Junior

I colpevoli?  Gennaro Buonerba, Antonio Amoroso, Luigi Criscuolo e Andrea Manna.

Un killer però è ancora  a piede libero: L’ignoranza, che regna sovrana nella sottocultura napoletana e la cui diffusione è spesso incoraggiata dai clan mafiosi, trasforma ogni giorno ragazzi brillanti come Emanuele, che era abilissimo nello scrivere e nel parlare, in baby-boss come ES-17, che vivono nel terrore e nel malessere, ricercando l’ unica cosa che la società mafiosa attorno a loro ritiene veramente importante: il potere.

 

E lo stato, che fa? potremmo chiederci.

Lo stato si impegna, certo, nella lotta antimafia, ma procede quasi esclusivamente per via giudiziaria, catturando boss e facendo sciogliere clan, creando un vuoto nelle gerarchie della malavita che oggi più che mai viene colmato da bambini che sono cresciuti insieme e che si ritrovano a 16 anni a spararsi a vicenda per far prevalere il loro clan .

Se procedere per vie giudiziarie non rappresenta più la soluzione, allora come si può intervenire?

La risposta è data da Mariarka, la compagna di Emanuele, nella webserie di repubblica dedicata a ES-17.

Mariarka, che ripercorre la storia del baby-boss e contemporaneamente porta a compimento un processo di maturazione personale eccezionale durante tutta la durata della serie, si trova ad affermare, parlando dei figli, che lei si impegnerà a raccontare loro della morte del padre, tenterà di formarli, di non lasciare che l’ignoranza li porti a seguire la strada del giovane Emanuele.

Così facendo, lei che ben conosce il mondo delle associazioni mafiose, esprime in poche parole l’importanza del giornalismo d’inchiesta, dell’educazione e dell’informazione che spesso mancano in quartieri come Forcella, dove regnano crimine e degrado, ma che possono concretamente salvare vite, far sì che ragazzi come Emanuele possano sfruttare al meglio le loro capacità in un contesto non dominato dalla violenza e dalla paura.

 

Propongo come ulteriore spunto di riflessione il video particolarmente toccante dell’arrivo di Emanuele in ospedale, che mostra il dramma ed il terrore che pervade i ragazzi che si trovano a fronteggiare una tragedia più grande di loro.

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