Nel mondo della settima arte si possono ritrovare diverse accezioni al tema della solitudine. Esse variano da un aspetto piú “affettivo” ad uno maggiormente relato alla compagnia. Entrambi però collegati da un filo inossidabile: il dolore e l’insostenibilità dell’esistenza.
Nel cortometraggio OSSA il ragazzo protagonista è il simbolo dell’eremitismo. Egli assume un’atmosfera quasi leopardiana, dal momento in cui diventa la personificazione della natura. Rifiuta ogni sorta di contatto umano e in generale vivente. L’incontro con il cane avviene in modo del tutto casuale, da cui si sviluppa poi un’amicizia spinta dall’animale.
Ma poi il ragazzo si avvicina di piú alla natura di Leopardi. Come essa per il poeta è distruttrice e per niente confidatrice nei confronti degli esseri viventi, alla stessa maniera lui rifiuta nuovamente ogni tipo di vicinanza.
Abbandona il compagno, si reca in riva al mare, a braccia aperte accoglie a se lo spirito della natura sotto forma di brezza marina, dopodichè spogliatosi dei vestiti si immerge nell’acqua generatrice di vita in gesto di catarsi.
Nel cortometraggio “La faim va tout droit” invece l’attenzione si sposta sulla sfera sentimentale. Charles, ragazzo francese residente in Italia, è estraneo a qualunque tipo di contatto. Lasciato dalla fidanzata, si trova a convivere con una forma di disagio e insicurezza di se stesso, che si riflette sulla sua integritá fisica e mentale.
L’insoddisfazione del suo aspetto fisico e le continue chiamate ad un’operatrice di una linea erotica attanagliano la sua esistenza.
Nonostante la sua solitudine, non riesce a smettere di sperare nell’amore e la voglia di sentirsi di nuovo avvettato lo spinge a proporre un incontro con la centralinista Bijou. Il giorno dell’appuntamento peró riceve un secco diniego, atto finale che rivendica il suo nichilismo.
Egli si trova a non credere piú a niente, insoddisfatto della sua vita e senza piú certezze, lasciato cosí ad una solitudine senza possibilità d’uscita.