L’INFORMAZIONE AL TEMPO DELLA BASSA RISOLUZIONE

Questo pomeriggio, all’interno dell’iniziativa Festival Glocal in corso a Varese, abbiamo preso parte ad un incontro con Massimo Mantellini, scrittore e giornalista, che ci ha introdotti ad un tema di estrema attualità: l’impatto di Internet sull’informazione e sulle conseguenti relazioni sociali e culturali. 

La conversazione, moderata da Paola Provenzano di CSV, ha preso avvio da Bassa risoluzione, l’ultimo libro pubblicato da Mantellini, a sua volta ispirato da un episodio famigliare. La figlia adolescente preferisce ascoltare musica in camera sua con bassoparlanti efficaci pur se di qualità mediocre, piuttosto che accendere gli altoparlanti lussuosi in salotto. 

L’intento è quello di indurre a riflettere sulla disponibilità pressoché illimitata di contenuti – in molti casi non verificabili – e sull’accesso altrettanto incontrollato alle fonti di informazione da parte della massa che, paradossalmente, anziché essere più e meglio informata, è spesso più disistruita e confusa.

Il risultato che ne deriva è la tendenza generalizzata ad essere eccessivamente scettici oppure eccessivamente creduloni rispetto alle informazioni. Questo paradosso di credere a tutto o a niente finisce con il condizionare non solo il rapporto con il mondo circostante ma anche le relazioni interpersonali.

La bassa risoluzione a cui si allude non è da intendere come sinonimo di “sgranato” e “di bassa qualità”, ma piuttosto è metafora del bisogno umano di recuperare “il valore del piccolo nel grande”, ovvero di discriminare nel mare magnum delle news ciò che realmente ci interessa di sapere, salvaguardandoci dall’esposizione, o meglio dalla sovraesposizione, continua al flusso di dettagli e approfondimenti che offuscano anziché chiarire, che chiudono anziché liberare la mente che così disimpara a discrezionare, apprezzare e a valutare notizie, valori, sentimenti e persone.

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