UN NUOVO CONCERTO È UN CONCERTO NUOVO


Concerti da solista ed esibizioni in gruppo fanno parte della routine di un musicista e, per definizione, la routine implica famigliarità e confidenza, invece…ogni prova è un’esperienza a sé, non ce n’è una uguale all’altra.

Ogni volta ripeti gli stessi gesti: vieni presentato al pubblico, che ti accoglie con gli applausi di rito, si dicono due parole introduttive sul tuo pezzo, prendi posizione, regoli il leggio (che non è mai all’altezza giusta), scambi uno sguardo d’intesa con il pianista che ti accompagna e poi…..

… poi cominci e per un attimo non sai se sei tu che stai suonando o se lo sta facendo qualcun altro al posto tuo. Quello che eri fino ad un attimo prima sembra infatti dissolversi.

Teso come una corda di violino (una similitudine veramente appropriata, nel mio caso!), la mente sgombra da tutto quello che comunque fa parte della tua vita, concentrato solo sullo spartito e sulle tue mani, il cuore sparso in ogni parte del tuo corpo, avanzi un rigo dopo l’altro, sapendo dove sono i punti più insidiosi, in cui potresti sbagliare (come del resto è successo tante volte), quasi senza respirare per non incrinare la perfezione dell’attimo che è necessaria per il risultato finale. Poi la conclusione che arriva senza che tu riesca ad avere la percezione della durata totale.

Lunga? Breve? Non ricordi. Freddo? Caldo? Non distingui. Sai però che è finita. Gli applausi, i complimenti, un turbinio nella testa, cerchi tra il pubblico solo chi sai che ha condiviso la tua stessa tensione. È finita e basta. Ti inchini, ringrazi, esci.

Piano piano riprendi la tua identità: ti ricordi del film che hai visto la sera prima, di quello che hai mangiato a colazione, della Ferrari che corre al pomeriggio e “speriamo che vinca”.

Anche questa volta è andata bene, ma la prossima si ripeterà di nuovo tutto: sempre uguale e sempre diverso. Non diventerà mai una consuetudine, e tu lo sai.

Però se almeno riuscissi a fare l’inchino come si deve!

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