“La libertà è partecipazione”, questa frase contenuta nella canzone “La liberta” di Gaber ci porta a riflettere sulla sua applicazione in vari ambiti, in questo articolo passiamo di fatto a parlarne dal campo politico ad un campo più sociale.

Libertà ed astensionismo

Il primo ambito in cui ritroviamo applicabile questa espressione è sicuramente in campo politico. Questo anche vedendo la situazione italiana, uscente adesso dalle elezioni. Il fenomeno che ha colpito di più osservando gli exit poll (dati statistici riguardanti le votazioni) riguarda l’enorme aumento di astensionismo. L’affluenza subisce infatti un’ulteriore calo del 9%, rispetto al 2018, toccando il 63,9%. Un dato che spaventa parecchio e che è rilevato come il più basso di sempre. Essendo il diritto di voto considerato alla base di ogni stato moderno che si rispetti e quasi la massima espressione di libertà civile vedere così sottovalutato tale diritto ci affligge parecchio e inevitabilmente ci fa domandare il perché di tale situazione. E’ dunque necessaria un’attenta investigazione su quelle che possono essere considerate le cause di tale fenomeno e soprattutto individuare cosa spinge la fascia d’età più giovane ad astenersi.

  • Il primo problema è dato da questioni burocratiche in quanto risulta più facile, paradossalmente, votare per i cittadini con domicilio estero per corrispondenza che non ai fuorisede italiani che non hanno variato la propria residenza e vivono in altro domicilio.
  • Il secondo, quello generalmente più emerso dalle nostre interviste, riguarda la mancata identificazione in alcun partito. La maggior parte dei giovani non vede proposte adeguate o esaustive per la loro età, in quanto la maggioranza dei politici preferisce rivolgere il loro programma agli elettori di età più avanzata. Questo motivo potrebbe essere dato, in parte, dalla scarsa informazione dei giovani, i quali non capiscono che i problemi che affliggono i più avanti d’età affliggeranno anche loro nell’imminente futuro.
  • L’ultimo motivo qui analizzato riguarda la presenza delle figure politiche sui social. Essi sperano principalmente di interagire coi giovani mediante le nuove tecnologie. Tutto ciò li fa risultare meno credibili e sicuramente non convincenti. Queste uscite da “boomer”(termine usato per indicare la parte della popolazione nata nei due decenni successivi alla guerra mondiale, caratterizzata da un “boom” economico), come quella del  politico Silvio Berlusconi sul popolare social “TikTok”, non vengono mai prese seriamente dai più giovani che, anzi, sono soliti condividerli con scopo di scherno .

Ricollegandoci alla frase “libertà è partecipazione” vorrei indicare come l’astensionismo sia una rappresentazione di partecipazione indiretta. La frase prima citata, inoltre, è corretta solamente se seguita da “partecipare è libertà”.      In conclusione è necessario avere buoni motivi ponderati per astenersi dal voto e non semplicemente perché non si ha avuto la voglia di informarsi o non ci si è ritrovati al 100% in un partito. Risulta infatti impossibile avere opinioni identiche in ogni dettaglio e bisogna vedere chi ci rappresenta maggiormente. Il diritto di voto è spesso sottovalutato o visto con leggerezza dimenticandoci di quanto le generazioni passate abbiano lottato per ottenerlo e di come alcuni stati lottino tutt’ora, pertanto invitiamo i lettori ad esercitarlo nel migliore dei modi.

Attivismo ed Ipocrisia

Negli ultimi tempi stiamo assistendo ad un finto attivismo, giustificato dagli artefici di esso come forma di ribellione per la situazione climatica globale. In che modo rovinare opere d’arte può fermare l’inquinamento? Bloccare il traffico sulle tangenziali è il metodo giusto per contrastare il cambiamento climatico?
Partendo dal presupposto che la protesta e le manifestazioni siano fondamentali in uno stato che si definisce democratico, affinché la politica capisca gli umori del popolo e le loro esigenze, è necessario capire il limite dopo il quale la legittimità della “rivolta” si trasformi e venga trasformata in vandalismo.
Il vero problema di questo modo di agire essenzialmente sta nel fatto che l’opinione pubblica, politica e media non prendano in considerazione minimamente il motivo della manifestazione ma ne condannino e strumentalizzino, inevitabilmente, i gesti vandalici; in primis questo modo di agire torna contro agli attivisti stessi, i quali si vedono completamente ignorati dal punto di vista degli ideali per ii quali manifestano, dall’intera società, quando dovrebbe essere prerogativa essenziale della società odierna preoccuparsi della situazione climatica del mondo, poiché sta diventando inesorabilmente irreversibile.
L’esempio sopracitato ci fa capire come libertà e partecipazione siano accumunate da un legame molto sottile: la libertà che le generazioni passate si sono conquistate con la forza va sfruttata da noi giovani per farci ascoltare sulle tematiche che riteniamo fondamentali al giorno d’oggi, con rispetto e civiltà affinché il messaggio per il quale lo stiamo facendo possa passare al 100%.

Articolo a cura di: Clivio Manuel, Vincenzo Federico, Annoni Filippo, Verde Andrea.

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