Partire da noi per diffondere idee valide e non semplici slogan
Quanti sarebbero pronti a dire che grazie alle piattaforme digitali siamo diventati meno indifferenti rispetto al passato? Direi non molti, visto che forse è avvenuto il fenomeno opposto.
I social, infatti, ci illudono che i nostri post o commenti siano realmente efficaci, anche quando al contrario incidono poco sulla realtà. Possiamo invece usarli come strumenti utili se, essendo attori in prima persona del mondo in cui viviamo, non modelliamo le nostre idee a seconda del consenso degli altri.
I giovani, che sono sempre stati immersi nella comunità virtuale del web, che non possono ricordarsi un passato in cui ci si informava perché si voleva e non perché capitava per sbaglio di far cadere l’occhio su un post di attualità di Instagram, devono essere i nuovi “Mr. Smith va a Washington”. Quel giovane Mr. Smith che, appena arrivato in Senato, non si lascia blandire dai politici più esperti e cinici ed è irriducibile nel denunciare in questo caso la corruzione. Si, lo so, è un film vecchio e io sto parlando di nuove generazioni. Nonostante ciò, penso che faccia ancora ben capire l’idea che la partecipazione è efficace solo se basata su una convinzione interiore.
Detto questo, partendo appunto da una consapevolezza personale, i social diventano un mezzo di coinvolgimento effettivo e non di semplice divulgazione o promozione di slogan facili e immediati, ma spesso fraintendibili. Il web, dunque, favorisce ma non esaurisce la dimensione collettiva. Essa infatti è spesso distorta rispetto alla verità dei fatti.
Se prendiamo come esempio la partecipazione politica, è evidente che gli utenti hanno più possibilità online di apportare il proprio contributo. Ma siamo sicuri che tutti decideranno di farlo e non rimarranno soggetti passivi? Infatti c’è una tendenza della maggioranza moderata a rimanere muta. In questo modo l’idea più condivisa rischia di essere eclissata da una minoranza più agguerrita e pronta a far valere i propri punti di vista. Il dissenso ha molta più risonanza dei consensi silenziosi.
Come hanno detto i politici regionali intervenuti oggi nell’ambito del Festival Glocal, bisogna rivolgersi verso le nuove frontiere della comunicazione digitale con l’atteggiamento di chi sa di essere protagonista di un cambiamento e responsabile della sua buona evoluzione. Rimane vero, però, che si riesce a far meglio politica, volontariato, cultura quando il confronto con le persone è più diretto. E a livello locale i risultati si vedono subito, questa è la sua forza.
Alla fine non possiamo che dire che il valore della partecipazione umana non può in toto essere sostituito dalla realtà virtuale dei social, e che questi sono e saranno sempre (solo) strumenti validi e utili per il dibattito e l’informazione.