Mobilità sostenibile: soluzioni per un futuro a basse emissioni

Negli ultimi anni i temi “zero emissioni” e sostenibilità sono sempre più discussi. Una delle attività con il maggiore impatto ambientale è l’utilizzo dei mezzi di trasporto. Scopriamo, attraverso i dati, i vantaggi e come garantire un futuro più sostenibile con i mezzi di trasporto.

In Italia, solo il 14% delle persone utilizza quotidianamente i mezzi pubblici, con una maggiore concentrazione in regioni come la Lombardia, dove si registrano fino a 16,7 milioni di passeggeri. I mezzi pubblici sono molto accessibili e convenienti, e per questo motivo sono ampiamente utilizzati anche da molti turisti come mezzo per spostarsi.

Il primo treno ad idrogeno

Perché scegliere i mezzi pubblici?

Usare i mezzi pubblici non è solo una questione di comodità o risparmio, ma rappresenta anche un piccolo passo verso un futuro più sostenibile. Un singolo treno o autobus può trasportare decine di persone, riducendo il il traffico stradale e, di conseguenza, le emissioni di gas inquinanti. Secondo uno studio europeo, il trasporto pubblico produce quasi della metà le emissioni per passeggero rispetto alle automobili. Inoltre con l’introduzione di mezzi elettrici e ibridi, l’impatto ambientale può essere ridotto ulteriormente.

Pro e contro dei mezzi pubblici

Chi sceglie di viaggiare con i mezzi pubblici spesso lo fa per risparmiare e per comodità: il costo del biglietto è decisamente inferiore rispetto a quello del carburante, durante il viaggio, è possibile dedicarsi ad altre attività senza preoccupazioni, gli orari del viaggio sono già prefissati e facilmente consultabili tramite le relative app, ed infine eviti il problema del traffico e di trovare parcheggio.

Non tutto è perfetto, però. Frequentemente sentiamo parlare di ritardi, linee interrotte e degrado, problemi che scoraggiano molte persone dall’utilizzare i mezzi pubblici. Tuttavia, aziende come Trenord hanno già avviato dei progetti dedicati ad affrontare queste difficoltà, con l’obiettivo di migliorare la qualità del servizio

Dati ufficiali procurati da Trenord.

Carosello Instagram sulla mobilità sostenibile

La nostra intervista a Marco Giussani

Come si chiama e di cosa si occupa?

Mi chiamo Marco Giussani, sono l’operational manager della Idra SRL. Noi costruiamo macchine per la pressofusione dell’alluminio e le nostre macchine vengono usate al 90% nell’ambiente automotivo. Tra i nostri clienti principali abbiamo Tesla, Hyundai, Ford, Volvo. 

Cosa c’è dietro la produzione di un mezzo di trasporto elettrico rispetto ad uno termico? 

Sarebbe un discorso molto lungo, sintetizzando direi che dietro c’è molto meno: la macchina elettrica fondamentalmente si riduce a essere, al di là della carrozzeria, una batteria e un motore elettrico. Al di sotto di una macchina endotermica invece, abbiamo il motore endotermico, il cambio, la frizione, e abbiamo una serie di componentistica che è consolidata, perché ormai le macchine endotermiche sono più di 100 anni che le produciamo. Quindi a livello di numero di componenti, tra una macchina elettrica e una macchina endotermica c’è un rapporto di 30 a 100 come numero di componenti.

Chi predilige i motori termici, spinge molto sul fatto che nonostante le macchine elettriche non producano scarto durante la marcia, non si sa da dove o come venga prodotta l’energia elettrica che usano e che durante la produzione di una macchina elettrica si inquina di più della produzione di una macchina termica, è vero? 

Questo è un dibattito molto pressante al momento all’interno dell’industria dell’auto. La macchina elettrica quando è in movimento non emette nulla, e questo è assodato. Però abbiamo alcuni problemi nella costruzione della macchina elettrica, ad esempio il materiale che serve per fare le batterie: dove viene estratto, come viene estratto e come viene lavorato. Questi processi, in base al produttore, possono essere più inquinanti di quanto ne valga la pena. 

L’industria automobilistica è in un periodo molto difficile anche a causa del mercato globale perché abbiamo dei prezzi molto bassi per dei prodotti di dubbia qualità. 

E invece delle macchine a idrogeno cosa ne pensa? Possono essere una soluzione dato che non utilizzano batterie al litio?

Le macchine a idrogeno sono certamente un’alternativa, ma hanno ad oggi un problema infrastrutturale che è ancora maggiore di quello delle ricariche delle macchine elettriche: prendendo come esempio l’Italia, ci sono pochissime stazioni per la ricarica a idrogeno. Qualcuno sta pensando di usarlo direttamente come carburante per un motore endotermico, oppure viene usato per fare fuel cell elettriche. Sono due soluzioni diverse ma il problema dell’infrastruttura rimane. 

Il secondo problema è la produzione di idrogeno. Ad oggi in Italia è scarsa e non potrebbe mai sostenere un mercato nazionale. Ma questo vale anche per l’elettrico: se tutti passassero alle macchine elettriche dall’oggi al domani, l’attuale capacità di produzione elettrica green non sarebbe sufficiente.

Secondo lei qual è l’impatto che stanno avendo e che avranno i veicoli elettrici e a idrogeno?

L’impatto sarà direttamente proporzionale alle legislazioni: la comunità europea ha emanato una direttiva di legge dove affermava che entro il 2030 si potranno vendere solo macchine a emissioni zero. Poi la data è stata spostata al 2035. Però, nel nostro settore, tutti vorrebbero ridiscutere la cosa perché questa legislazione ha inchiodato il mercato dato che le aziende automotive si dovrebbero riconvertire, ma questo costa parecchio sia come investimenti che posti di lavoro. 

Inoltre, attualmente l’auto elettrica costa ancora troppo: in questo momento una macchina elettrica di qualità costa più di 30.000€ e la stessa macchina in versione termica costa almeno 5.000€ in meno quindi, senza incentivi, è difficile vendere la macchina.

Secondo lei quale sarà il futuro per i mezzi di trasporto collettivo?

Dal mio punto di vista ha molto più senso avere un Pullman elettrico rispetto a un mezzo privato. Tesla ha recentemente presentato due veicoli elettrici: uno è quello che loro chiamano “robotaxi”, ovvero una macchina senza conducente simile a Uber, l’altro è un Pullman sempre senza conducente. A livello di mobilità urbana non privata, il discorso sostenibile ha un po’ più di senso. Perché si vanno a rimuovere diverse problematiche riguardanti l’autonomia e la ricarica.

Rimane comunque il punto della mobilità privata, che richiede un sforzo maggiore da parte di tutti ed è ad oggi la fetta più grande del mercato di mezzi elettrici.

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