Durante la quarantena, una sola cosa sembrava comune a tutti: la noia. Chiusi in casa, senza poter vedere gli amici, senza nulla da fare. Ma la quarantena è davvero stata solo noia e basta? Non c’è stato nulla di più? Parlando tra noi, ci siamo rese conto che non era del tutto vero: ciascuna aveva affrontato il lockdown in maniera differente, dando a questa esperienza una sfumatura di colore diversa, che abbiamo provato a modo nostro a raccontare.

Rosso: simbolo di una amore nato chiusi in casa.

Mi chiamo Marta, ho sedici anni e l’8 marzo mi è caduto il mondo addosso. Il decreto che ci chiudeva tutti in casa per settimane fino a non si sa quando è stato come un pugno nello stomaco. Dopo un anno emotivamente disastroso come il 2019, finalmente sembrava stesse andando tutto bene.

Era un mese e mezzo che ci frequentavamo, le cose iniziavano a farsi serie quando di colpo, senza preavviso, me lo strapparono dalle mani. Fu così che ebbero inizio tre mesi di videochiamate che occupavano pomeriggi interi. Capitava che avendo da studiare, passavamo un paio di ore quasi completamente in silenzio, ci bastava sapere di esserci l’uno per l’altra ininterrottamente. Tre mesi a scriverci in ogni secondo possibile, senza perdere un attimo.

Lui è stato la mia costante della quarantena, unico appiglio per non crollare e impazzire. È stato in quel periodo che, parlandoci così tanto, ci siamo conosciuti veramente e quello che c’era tra di noi è maturato, alimentato dal desiderio di vedersi.

Per settimane ho sperato che uscisse un decreto che mi permettesse di stare con lui fisicamente, poterlo abbracciare. Era come una fortissima mancanza di qualcosa che non avevo mai effettivamente avuto. La fine della quarantena è stata una liberazione.

Il suo sorriso finalmente dal vivo, un raggio di sole dopo mesi di pioggia.

Quell’estate pensavamo che fosse tutto a posto, il corona virus ormai solo un ricordo. Finché a fine ottobre il risultati positivi del mio tampone e del suo a distanza di pochi giorni non ci hanno nuovamente rinchiusi in casa, lontani. Di nuovo precipitati tra messaggi e videochiamate. Quando finirà tutto questo?

 

Azzurro: simbolo delle famiglie strette nella loro stessa casa.

 

Viola: simbolo della creatività che ci ha tenuto lontani dalla noia.

Permettetemi di presentarmi: mi chiamo Cecilia, ho 16 anni compiuti da non molto e uno tra i tanti aggettivi che potrei usare per definirmi è pigra. Io e  l’attività fisica viaggiamo su due binari paralleli da tutta la vita, ho sempre preso dalla vita con molta calma, ma questa definizione vale solo ed esclusivamente per la mia indole e  sul piano fisico, perché se c’è una cosa di cui la mia mente è proprio incapace, quello stare ferma. Non sono in grado di stare seduta a pensare al nulla, di svuotare la mia testa, non per niente mi è sempre stato difficile addormentarmi proprio per questo motivo, e due degli espedienti che hanno sempre tenuto in esercizio la mia testa sono state la lettura e la scrittura. Ho sempre il naso infilato in qualche libro, come si sol dire, oppure chino sul computer mentre metto su carta (digitale ormai) un racconto venutomi in mente poco prima.

Ma durante la quarantena questi due espedienti non mi bastavano più. Avevamo un mucchio di tempo libero, la scuola non era più un carico imponente come prima, poiché sia i professori che gli alunni ancora dovevano abituarsi alla nuova didattica online, dunque come fare a spendere il tempo fino alla fine della quarantena che sembrava non avere mai fine senza consumare tutti i libri che avevo in casa? Fu il mio subconscio a trovare la soluzione, risvegliando una creatività che non sapevo di possedere, e avevo sotto gli occhi la cavia perfetta: la mia camera. Sono sempre stata un accumulatrice seriale, odio buttare via le cose, e dunque quale momento migliore per dare a tutta quella massa di oggetti una vita nuova? Quale momento migliore per rinnovare il mio guardaroba, tramutando le vecchie e noiose magliette in qualcosa di diverso in vista dell’estate?

Questa improvvisa voglia di creare, che mettevo in atto arrangiandomi con quello che avevo o al massimo ordinando su Amazon, invenzione di grandissima utilità, ha salvato la mia quarantena dalla noia. Durante l’estate  mi sono resa conto che questa nuova maniera di guardare alle cose, vedendo ciò che non erano, ma ciò che  sarebbero potute diventare, non mi aveva fatto abbandonato ma ero troppo presa a godermi di nuovo l’aria fresca per pensare ad altro. Però la nuova chiusura avvenuta a novembre sebbene sia assai recente, una nuova ondata di idee ha ripreso a bussare alla porta, e sebbene io sia contenta di avere nuovi modi di passare il tempo, una delle poche cose che mi auguravo era di non doverne mai più fare ricorso.

 

 

 

 

 

Giallo: colore dello sport costretto ad arrangiarsi in videochiamata.

 

 

Verde: colore della scuola dal nostro punto di vista tramite le chat.

 

sfumature a 360°:

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