Le città non sono labirinti!


Negli ultimi anni, l’Italia è stata stravolta da un calo demografico incredibile. A differenza degli stati asiatici, parecchie persone hanno deciso di spostarsi dai grandi centri urbani ai piccoli paeselli di provincia. Molti giovani si allontanano dallo stato natale per motivi di lavoro, le nascite diminuiscono giorno dopo giorno e il paese invecchia sempre più velocemente. La domanda sorge spontanea: “perché se in Italia siamo sempre di meno, continuiamo a costruire palazzi e condomini tra le nostre strade?”. Per rispondere a questa domanda, bisogna analizzare la questione sotto un aspetto politico-economico. Da parecchi anni, ormai, lo stato incarica diverse imprese private per la gestione urbanistica dei terreni. Le tasse sulla compravendita territoriale sono decisamente più basse rispetto ai nostri vicini europei. I controlli nel settore edile sono di scarsissima qualità e lasciano libero movimento ad abusi edilizi e speculazioni finanziarie. Sempre più spesso, i territori vengono percepiti come risorse da prosciugare per vendere e per arricchire i grandi costruttori.

Soprattutto nell’ultimo decennio, i confini urbanistici sono sempre meno definiti e le problematiche di riconoscimento nel territorio sempre più frequenti. Ogni singolo metro quadro di periferia viene sfruttato per allargare i centri abitati e gli investitori europei non fanno altro che mirare alle grandi metropoli del nord Italia. Il nostro paese non da garanzie a chi “caccia i soldi”, per dirla in termini efficaci. Le città di oggi si allontanano sempre più dal “sistema metabolico”, basato sulla qualità dei servizi. Secondo l’architetto urbanista Giuseppe carpentieri – 3 maggio, Villa TovaglieriBusto Arsizio – in ‘La rigenerazione urbana attraverso la bioeconomia’ organizzato dall’associazione culturale Movimento per Busto Arsizio, (link al video della conferenza)

 una soluzione ci sarebbe! prima di tutto bisognerebbe affidare il controllo delle gestioni urbanistiche allo stato (unica organizzazione senza fini di lucro personale… forse!) che potrebbe dedicarsi efficacemente al benessere comune dei propri abitanti. È importante pensare all’urbanistica come ad una macchina per trasformare gli investimenti in benessere e, di conseguenza, il benessere di nuovo in fondi. Una città bella è anche una città felice! Grazie ad una collaborazione tra i vari distretti locali, sarebbe possibile dare voce ad un numero maggiore di cittadini; gli investimenti indirizzati a soddisfare le esigenze degli abitanti garantirebbero un utilizzo funzionale del denaro in circolazione. L’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili ed ecosostenibili ridurrebbero esponenzialmente costi e sprechi, l’attenzione alla qualità urbanistica e non alla quantità territoriale ridurrebbero i problemi di riconoscimento in Italia e agevolerebbero la collaborazione tra comuni efficienti e definiti. Ora, le soluzioni ci sono. bisogna solo metterle in pratica! Agire diventa fondamentale quando si vogliono evitare situazioni alla BorgesVogliamo città, non labirinti!

Summa Michele 4°F, Liceo Tosi per ATBlogJob

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